A Courmayeur due petizioni affrontano il problema dei non residenti: «creata contrapposizione tra turisti e residenti che svanirà più lentamente dell’epidemia»

Scritto da aostapresse

12 Marzo 2020 - 17:00
Il cartello di ingresso a Courmayeur

“Non sono d’accordo con il sindaco di Courmayeur che chiede ai turisti di andarsene subito” è il titolo di una petizione organizzata da Matteo Fossati sul sito change.org, che ha raccolto 560 adesioni.

«Caro sindaco, abbiamo letto con grande stupore il suo avviso alla cittadinanza – scrive Fossati, rivolgendosi direttamente a Stefano Miserocchi – e le sue dichiarazioni rilasciate ai principali quotidiani in cui chiede “La regione ordini ai non residenti di andarsene”. Il decreto del governo recita espressamente: “evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori (poi diventata “tutta Italia”) di cui al presente articolo, nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute. E’ consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”».

«”Consentito”, non “consigliato” (sarebbe pure assonante), “suggerito” o addirittura “raccomandato” o “imposto” – continua l’estensore della petizione – Cosa chiede invece il sindaco di Courmayeur? “è fondamentale che i turisti e i non residenti ancora presenti sul territorio di Courmayeur facciano ritorno alle loro località di origine ove possibile nel più breve tempo possibile, e questo esclusivamente per evitare ulteriori congestioni delle strutture sanitarie della Valle d’Aosta, che ha un unico ospedale”.
“Fondamentale”, “nel più breve tempo possibile”, cioè il governo fa una norma che dice di evitare spostamenti e Lei sindaco dice che è fondamentale che “turisti e i non residenti” si spostino “nel più breve tempo possibile”?!? Che poi, sindaco, Lei ha considerato quante sono le persone che lavorano Courmayeur e non sono residenti in questo periodo?»

«Quindi la Lombardia che ha 560 posti su 900 di terapia intensiva occupati da pazienti di “covid-19″ – insiste Matteo Fossati – (più del 60%, ad oggi in Valle d’Aosta è lo 0%, ad oggi a Courmayeur mi risulta non ci sia nessun tampone positivo) dovrebbe ora dire, seguendo il suo ragionamento, tutti i non residenti (magari anche valdostani che studiano in Lombardia) se ne tornino a casa. Dovrebbero fare lo stesso ragionamento gli ospedali milanesi specializzati in oncologia, per fare un esempio, quando si presenta un paziente di Courmayeur per avere delle cure che non trova in Valle? Cosa penserebbe un suo concittadino che si trovasse in questa situazione?»

«”L’ospedale è mio e lo gestisco io”. Ci faccia capire signor sindaco, a Courmayeur siamo in Italia solo quando fa comodo ricevere i turisti o gozzovigliare col federalismo fiscale – accusa quindi Fossati – ma quando ci sono i problemi diventa “fondamentale” “nel più breve tempo possibile” sparire? La Usl di Aosta è a disposizione dei turisti solo quando può incassare 200 euro di ticket dagli sciatori infortunati non residenti (unico caso in Italia con un ticket di sanità pubblico che costa quanto un ambulatorio privato)? Probabilmente lei, signor sindaco, è giustamente arrabbiato perché ci sono persone che non hanno capito la gravità della situazione e non stanno a casa. Ha pienamente ragione! Ma qui non c’entra con turisti o residenti, ha a che fare con una responsabilità individuale che purtroppo a qualcuno manca,  indipendentemente dalla città di residenza o di nascita».

«Anche perché, signor sindaco, lei è di Milano – precisa ancora Matteo Fossati – e nella sua Giunta non c’è neppure un valdostano: tre nati in Lombardia, uno in Piemonte, uno in Liguria. Fa strano che sia proprio Lei a istigare un odio verso i turisti che arrivano dalla sua città! Leggiamo parecchi appelli a non andare in montagna per non richiedere l’intervento del Soccorso alpino: Lei è proprio sicuro, caro signor sindaco, che siano tutti turisti quelli che sono stati soccorsi in questi giorni dal Soccorso alpino? Peraltro proprio la regione Valle d’Aosta non più di dieci giorni fa aveva insistito nella comunicazione ai “turisti” che tutto era normale, tutto funzionante, “venite in Valle d’Aosta”. Già, ma dieci giorni fa generava più consenso scacciare gli allarmisti e mostrare che tutto era normale per non “ammazzare l’economia”».

«Lei ha perfettamente ragione ad arrabbiarsi con chi non rispetta le regole – sottolinea ancora il creatore della petizione – indipendentemente dalla targa della sua macchina, ma allora usi le Forze dell’ordine e visto che è un reato penale faccia una strage di quelli che non rispettano il decreto e pensano di essere in vacanza. Indipendentemente da dove sono residenti. Avrà la solidarietà di tutti, turisti e residenti, interisti e juventini, quelli che sono qui e rispettano le norme. D’altronde i posti dove va chi non ha capito che deve stare a casa non sono tanti, ci mette un attimo a fare una strage a Planpincieux o all’Ermitage senza bisogno di istigare l’odio tra residenti e turisti di cui lei è tristemente responsabile con le sue dichiarazioni. Invece ha voluto creare una contrapposizione tra turisti e residenti che svanirà più lentamente dell’epidemia, non degna di una stazione che si fregia di appartenere a “Best of the alps”».

«Ci vuole rispetto reciproco da entrambe le parti – conclude Matteo Fossati – Lei non lo ha avuto, signor sindaco, come non lo hanno avuto i turisti che sono andati a farsi la passeggiata in Val Ferret, invece che agire chirurgicamente (come è nei suoi poteri) ha fatto “di tutta una erba un fascio” con un populismo che oggi va tanto di moda, danneggiando l’immagine di una comunità che di quei turisti ci campa. Potrebbe essere utile guardare cosa hanno fatto le altre zone turistiche che si ritrovavano dei “turisti in casa” ed hanno imposto restrizioni a chi è arrivato negli ultimi 14 giorni dalle zone più a rischio. Creando anche un servizio di consegna della spesa a domicilio (organizzato dal Comune) per residenti e turisti così da agevolare il #iorestoacasa. Come ad Alagna, pochi chilometri da qui, non parliamo di Aspen!».

Parallelamente, è stata organizzata una seconda petizione, intitolata “I turisti in Valle d’Aosta tornino a casa!”, che ha invece raccolto solo 39 voti: «i tanti turisti che nei giorni scorsi si sono riversati nelle seconde case in Valle d’Aosta – ha scritto Jacopo Montegrandi – stanno violando apertamente (spesso con arroganza e senza alcun pudore, peraltro) un decreto ministeriale che obbliga ogni cittadino italiano a rientrare nel proprio luogo di residenza. La loro presenza rischia di compromettere gli equilibri di un delicato sistema sanitario, che è già di per sé tarato per gestire numeri ridotti, e si trova di fronte a una crisi importante. E’ necessario invitare i non residenti a osservare le regole dettate dal decreto, con controlli più intensi da parte delle Forze dell’ordine».

Fonte: sito change.org

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