«Le misure di restrizione della libertà personale, in particolare quella di movimento, per quanto coerenti con l’obiettivo di limitare al massimo le occasioni di contagio, stanno creando altre problematiche. In particolare, rischi per la salute psicologica, soprattutto di soggetti deboli come i bambini, ed eccessiva riduzione dell’attività fisica con conseguente aumento del rischio di patologie cardio circolatorie».
Inizia così una lettera inviata dalla consigliera regionale di “Adu-VdA” Daria Pulz e controfirmata dai portavoce del movimento, Jeanne Cheillon ed Alexandre Glarey, al presidente della Regione Renzo Testolin, «nella sua qualità di Prefetto» dove gli chiede di «esplicitare alcune indicazioni operative» suggerendo «con spirito collaborativo e costruttivo, l’emanazione di apposita circolare, da condividere con il Questore e che tenga anche conto delle nostre specificità territoriali» in deroga alle disposizioni nazionali.
La Pulz chiede «la possibilità per i bambini di effettuare brevi uscite (a piedi): trenta minuti, con un maggiorenne del nucleo familiare e per una distanza massima da casa di un chilometro ed attività fisica nei dintorni di casa o accompagnamento del cane, con le stesse limitazioni di cui sopra, trenta minuti, per una distanza massima da casa di un chilometro» così «per garantire l’effettivo rispetto della norma non solo attraverso lo strumento del controllo e della repressione, ma in maniera più efficace, con quello dell’adesione ad una disposizione riconosciuta razionale e congrua. Si tratta, inoltre, di riconoscere e limitare le disuguaglianze tra chi è costretto a vivere le attuali restrizioni in pochi metri quadri e chi ha, invece, la fortuna di poter disporre di ampi terrazzi o giardini».
“Adu-VdA” suggerisce inoltre «l’attivazione, da parte dei Comuni, di un registro delle persone non residenti, presenti sul territorio (nome e cognome, mail, cellulare e data di arrivo), al fine di garantire il rispetto dei diversi decreti e ordinanze prefettizie e di avere chiara la situazione da gestire, anche nel medio termine; la predisposizione di luoghi di accoglienza (seguendo l’esempio di altre regioni, si potrebbero mettere a disposizione alcuni alberghi) per i “senza casa” e chi, prima dei provvedimenti che hanno limitato la mobilità tra comuni, si trovava in Valle d’Aosta e risulta essere privo di un’abitazione adeguata (in particolare stagionali, richiedenti asilo e migranti). Questa misura, oltre che per ragioni umanitarie, ha il suo evidente fondamento anche in motivi di sanità pubblica; il censimento e la condivisione di buone prassi assunte dai Comuni nella gestione dell’emergenza».
Daria Pulz ribadisce anche «la necessità di predisporre una strategia per aumentare il numero di tamponi, prevedendo, nel frattempo, l’estensione delle ordinanze di quarantena anche ai casi sospetti, mono-sintomatici che non hanno avuto un contatto certo con positivi» e chiede di «essere informati, attraverso la trasmissione di apposito elenco ai capigruppo consiliari, in merito alle imprese attualmente ancora operative nella nostra regione (almeno le principali), in seguito alla pubblicazione degli ultimi codici “Ateco”».
Fonte: Ambiente Diritti Uguaglianza Valle d’Aosta