A Palazzo regionale premiati cinque nuovi Cavalieri della Repubblica in una cerimonia “con approccio discreto e rispettoso delle regole”

Scritto da aostapresse

2 Giugno 2020 - 14:00
I cinque nuovi Cavalieri valdostani della Repubblica con le autorità, dopo la cerimonia

Sono cinque i nuovi Cavalieri dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana che sono stati insigniti, nella mattinata di martedì 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, in una cerimonia con un “approccio discreto e rispettoso delle regole che caratterizzano questo particolare periodo”, recita una nota della Regione autonoma Valle d’Aosta.

“La Presidenza della Regione ha previsto una cerimonia ristretta – continua la nota – nel corso della quale il presidente della Regione, Renzo Testolin, alla presenza di un numero contenuto di autorità civili, militari e religiose, incontrerà i cinque nuovi Cavalieri dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, che riceveranno il riconoscimento conferito loro dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella” che si è tenuta alle ore 11 nella sala “Maria Ida Viglino” di Palazzo regionale con “ingresso consentito, per ragioni di sicurezza, ai soli insigniti e ad un numero limitato di accompagnatori” e la trasmissione in streaming.

L’Ordine al Merito della Repubblica Italiana è stato istituito con la Legge n. 187 del 3 marzo 1951 ed è il primo fra gli Ordini nazionali ed è destinato a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari”.
“Il Presidente della Repubblica è il Capo dell’Ordine – si legge sul sito del Quirinale – l’Ordine, retto da un Consiglio composto di un Cancelliere, che lo presiede, e di dieci membri è articolato nei gradi onorifici di Cavaliere di Gran Croce, Grande Ufficiale, Commendatore, Ufficiale, Cavaliere. Il Cavaliere di Gran Croce può essere insignito della decorazione di Gran Cordone”.

L’onorificenza prevede che “a nessuno può essere conferita, per la prima volta, un’onorificenza di grado superiore a quella di Cavaliere. Fanno eccezione alcune situazioni particolari, espressamente stabilite dalla legge; per benemerenze di segnalato rilievo e per ragioni di cortesia internazionale, il Presidente della Repubblica può conferire onorificenze fuori della proposta e del parere richiesti dalla legge; le concessioni delle onorificenze hanno luogo il 2 giugno, ricorrenza della fondazione della Repubblica, e il 27 dicembre, ricorrenza della promulgazione della Costituzione. Soltanto le concessioni “motu proprio”, quelle legate alla cessazione dal servizio dei pubblici dipendenti e quelle accordate a stranieri possono avvenire in qualunque data; salve le disposizioni della legge penale, incorre nella perdita dell’onorificenza l’insignito che se ne renda indegno. La revoca è pronunciata con Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta motivata del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio dell’Ordine. È vietato il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche, con qualsiasi forma e denominazione, da parte di enti, associazioni e privati; non sono conferite onorificenze nei riguardi di persone che non abbiano compiuto il 35esimo anno di età ad eccezione delle concessioni “motu proprio” ai sensi dell’articolo 2 dello Statuto. Per il conferimento di un’onorificenza di grado superiore è prevista la permanenza di tre anni nel grado inferiore; le onorificenze non possono essere conferite ai deputati e ai senatori, durante il mandato parlamentare; i colori dell’Ordine sono il verde e il rosso”.
I cinque valdostani insigniti dell’onorificenza dell’Ordine di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana sono Luigi Busatto, Nicolò Dragotto, Adriano Favre, Mario Gronchi, e Pietro Iacobellis.

Due dei nuovi Cavalieri, Adriano Favre e Mario Gronchi con il presidente della Regione Renzo Testolin

Due dei nuovi Cavalieri, Adriano Favre e Mario Gronchi con il presidente della Regione Renzo Testolin

Luigi Busatto è un dirigente industriale in pensione, “ha iniziato il suo percorso professionale presso l’azienda “Cogne Acciai Speciali” quale apprendista operaio – si legge nella motivazione – arrivando a ricoprire la carica di dirigente industriale e specialista delle tecnologie e normative sugli impatti e impianti dell’ecosistema. Ha continuato ad impegnarsi nell’ambito della realtà regionale per favorire il mondo del lavoro e alimentare la formazione dei giovani studenti, sensibilizzandoli a favore di una cultura di tolleranza e di condivisione sociale. Dal 2010 al 2019, è stato designato Console regionale e consigliere nazionale della Federazione nazionale dei Maestri del Lavoro. Attualmente è console onorario dei Maestri del lavoro”.

Nicolò Dragotto “svolge le funzioni di vice Questore vicario della Questura di Aosta. Nell’esercizio delle sue funzioni vicarie, ha saputo sostituire in maniera eccellente l’Autorità di pubblica sicurezza, ottenendo riconoscimenti e apprezzamenti dalle Istituzioni locali e dalla comunità valdostana. Figura centrale e sempre presente nei rapporti con la Regione e i Comuni valdostani, in qualità di dirigente della locale Questura di Aosta ha assicurato un’attenta gestione dell’ordine pubblico”.

Adriano Favre è guida alpina dal 1981 e “già a partire dal 1975 svolge molteplici professioni legate a tale figura: istruttore ai corsi di formazione per guide alpine, istruttore tecnico di soccorso alpino, eli-soccorritore, responsabile nazionale delle unità cinofile da valanga per il Corpo nazionale del Soccorso alpino, formatore nei corsi per direttori delle piste e pisteurs-secouristes della Valle d’Aosta. Dal 2003 al 2008 e dal 2013 al 2018 è stato designato direttore del Soccorso alpino valdostano e dal 1997 è responsabile tecnico del Trofeo Mezzalama”.

Mario Gronchi è un ufficiale del Corpo degli ingegneri dell’Esercito Italiano, “effettivo al 1° Reparto Infrastrutture di Torino del Comando truppe alpine, nel 2015 consegue il titolo di Ufficiale di Stato maggiore. Nel corso della carriera militare ha ricoperto numerosi incarichi tecnici presso il reparto infrastrutture di Milano nell’ambito della riqualificazione delle strutture dell’Esercito e importanti incarichi di staff presso organismi nazionali e internazionali in Iraq, Libano, Gibuti, Somalia, Bosnia, Kosovo, ed in particolare l’operazione “Isaf” in Afghanistan”.

Pietro Iacobellis è un vice Brigadiere dei Carabinieri in congedo, “ha prestato servizio nell’Arma dei Carabinieri dal 1951 al 1988, data del suo collocamento in quiescenza per compimento del sessantesimo anno di età. Dal 1989 entra a far parte della sezione Valdostana dell’Unione nazionale mutilati per servizio e si iscrive all’Associazione nazionale Carabinieri. Socio rifondatore del Comitato valdostano dell’Associazione nazionale famiglie Caduti e Dispersi di Guerra, si è dimostrato un prezioso collaboratore nell’azione di ricostruzione delle strutture sociali e nel censimento dei caduti valdostani”.

Tre dei nuovi Cavalieri: Pietro Iacobellis, Luigi Busatto e Nicolò Dragotto

Tre dei nuovi Cavalieri: Pietro Iacobellis, Luigi Busatto e Nicolò Dragotto

In occasione della Festa della Repubblica, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio ai Prefetti d’Italia: «Cari Prefetti, nel 74° anniversario della fondazione della Repubblica rivolgo a voi, e, per il vostro tramite, agli amministratori locali e a tutti coloro che ricoprono pubbliche funzioni, l’augurio più sincero affinché questa data sia occasione per ciascuno di una rinnovata riflessione sui valori fondativi repubblicani. La ricorrenza del 2 giugno coincide quest’anno con un momento particolarmente difficile per il Paese, che si avvia alla ripresa dopo la fase più drammatica dell’emergenza sanitaria da “covid-19”. Le dimensioni e la gravità della crisi, l’impatto che essa ha avuto su ogni aspetto della vita quotidiana, il dolore che ha pervaso le comunità colpite dalla perdita improvvisa di tante persone care, hanno richiesto a tutti uno sforzo straordinario, anche sul piano emotivo. L’eccezionalità della situazione ha determinato difficoltà mai sperimentate nella storia della Repubblica, ponendo a tutti i livelli di governo una continua domanda di unità, responsabilità e coesione».

«Nella prima fase dell’emergenza, voi Prefetti siete stati fortemente impegnati – ha scritto ancora il Presidente della Repubblica – a garantire da un lato l’attuazione delle misure di contenimento del contagio, dall’altro la continuità delle filiere produttive e dei servizi essenziali nonché, più in generale, la tenuta sociale ed economica dei territori. Affiancando e sostenendo, con generosità e abnegazione, l’azione dei sindaci, delle Autorità sanitarie e di tutte le componenti del sistema di “Protezione civile”, siete stati un sicuro punto di riferimento per le Istituzioni locali e i singoli cittadini. Molte sono state le vittime della malattia fra quanti la hanno affrontata per motivi professionali o per incarichi ricoperti: rivolgo il mio grato, commosso pensiero a sindaci, sanitari, appartenenti alle Forze dell’ordine e a tutti i pubblici dipendenti deceduti a causa del virus».

«Non sono mancati, anche tra voi Prefetti – ha sottolineato Mattarella – coloro che sono stati colpiti dal contagio e hanno tuttavia continuato, anche dall’isolamento o dalla degenza e con strutture amministrative spesso indebolite dall’epidemia, a spendersi senza riserve nell’interesse della comunità: ad essi rivolgo un particolare ringraziamento e l’augurio di un definitivo ristabilimento. La crisi non è terminata e tanto le Istituzioni quanto i cittadini dovranno ancora confrontarsi a lungo con le sue conseguenze e con i traumi prodotti anche nelle dimensioni più intime della vita delle persone. La necessità di frenare la diffusione del virus ha imposto limitazioni alla socialità, sacrificando l’affettività e i legami familiari; i più giovani sono stati temporaneamente privati dei luoghi in cui si costruisce e rafforza il senso civico di una collettività, primi fra tutti la scuola e lo sport; distanze e diffidenze hanno accresciuto le situazioni di solitudine e di marginalità delle persone più deboli, esposte a nuove forme di povertà, deprivazione e discriminazione, quando non di odioso sfruttamento. Allo stesso tempo, la sospensione delle attività produttive e commerciali ha acuito le difficoltà degli operatori economici, rendendoli, inoltre, più esposti e vulnerabili ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata; nuove emergenze e incertezze incombono sulle prospettive occupazionali di molti comparti da cui dipendono il benessere e la serenità di intere aree del Paese».

«Rispetto a tali rischi, i Prefetti sono chiamati – ha rimarcato il Capo dello Stato – ad una paziente attività di mediazione sociale e di tessitura e confronto con le altre Autorità locali per definire, in ciascun territorio, efficaci modelli di prevenzione e intervento, adeguati alle specificità dei singoli contesti. Il senso di responsabilità e le doti di resilienza che hanno animato le comunità nei momenti più drammatici della crisi vanno ora trasposti in un impegno comune verso gli obiettivi del definitivo superamento dell’emergenza e di una solida e duratura ripresa. Con questi sentimenti, rinnovo i più cari auguri di buon lavoro a voi Prefetti e a tutte le Istituzioni locali, con l’auspicio che la ricorrenza del 2 giugno possa rafforzare la consapevolezza e l’orgoglio della missione cui ciascuno è chiamato anche in questo delicato passaggio della storia del Paese».

Il pubblico presente alla cerimonia della Festa della Repubblica a Palazzo regionale ad Aosta

Il pubblico presente alla cerimonia della Festa della Repubblica a Palazzo regionale ad Aosta

«Settantaquattro anni or sono il popolo italiano scelse la Repubblica – ha poi ricordato Sergio Mattarella in un secondo messaggio, inviato al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Enzo Vecciarelli, e dedicato alle Forze armate – non tutti i cittadini poterono partecipare al referendum: dai militari ancora in attesa di essere rimpatriati da campi di prigionia, agli abitanti di province non ancora restituite alla sovranità italiana, il nostro Paese pagò anche in questo il prezzo di una guerra divenuta sempre più aspra e che contò un numero mai registrato prima di vittime civili. La ricorrenza di quest’anno vede l’Italia, insieme alla Comunità Internazionale, impegnata a contrastare una crisi sanitaria, sociale ed economica senza precedenti. Le Forze armate, con il loro contributo, si sono dimostrate ancora una volta una risorsa di alta professionalità, dotata di spirito di sacrificio ed efficienza su cui la Repubblica sa di poter contare. I militari offrono quotidianamente testimonianza di generosità e abnegazione attraverso uno sforzo encomiabile nelle corsie degli ospedali, sulle strade e nel territorio per la sicurezza, in cielo e in mare per il trasporto logistico-sanitario».

«Le precauzioni e le restrizioni, necessarie per fronteggiare la difficile congiuntura sanitaria, non consentono di svolgere né la tradizionale sfilata a Roma né le manifestazioni locali, nelle quali è essenziale il contributo delle Forze armate – ha evidenziato il Presidente della Repubblica – i valori di rispetto dei diritti, solidarietà, umanità, che animano costantemente il vostro operato, in Italia e nei teatri di crisi, al servizio della pace, della democrazia e della sicurezza, trovano fondamento nella Costituzione e incontrano la riconoscenza dei nostri concittadini. Nel celebrare l’anniversario di fondazione della Repubblica rivolgo un deferente pensiero a quanti hanno sacrificato la propria vita in Italia e all’estero, in pace e in guerra. I labari decorati e i medaglieri sono un patrimonio morale che vi contraddistingue e che la Repubblica onora. Ai militari di ogni ordine e grado giungano, nel giorno della Festa di tutti gli Italiani, i più fervidi auguri e sentimenti di gratitudine e l’apprezzamento per l’insostituibile apporto offerto al bene comune nostro e della intera Comunità Internazionale. Viva le Forze Armate, viva l’Italia».

«La Festa della Repubblica deve far ritrovare, in ogni cittadino, il senso del partecipare attivamente alla vita del Paese, a maggior ragione in un periodo come quello attuale, così critico e pieno di incertezze – si legge in una nota di Emily Rini, presidente del Consiglio Valle – la celebrazione del 2 giugno è un’opportunità per rimettere al centro i valori della Costituzione e per ritrovarci come comunità e come Istituzioni. Perché la Costituzione italiana, nata dall’Assemblea costituente votata il 2 giugno 1946, nei suoi principi e nelle sue regole contiene le speranze che nascevano dall’amore per l’Italia. Le stesse speranze che animano oggi i cittadini che chiedono giustamente di ripartire dopo la fase acuta dell’emergenza sanitaria da “covid-19”, attraverso un bilanciamento tra diritti e doveri, tra individuo e collettività. Alla salvaguardia della salute deve corrispondere la tutela del lavoro e il sostegno dell’economia, in un contesto di collaborazione e concretezza, all’interno di un Paese le cui fondamenta sono le realtà locali, il loro patrimonio di specificità e di ricchezze culturali diverse. Ma è uniti che si cresce, con politiche condivise e impegni mirati».

«Il 2 giugno di quest’anno ricorre in un momento storico che nessuno si sarebbe mai immaginato – aggiunge, in un’altra nota, Franco Manes, presidente del “Cpel-Celva” – la vicinanza dei cittadini alle Istituzioni e l’appartenenza alla Patria sono oggi quanto mai difficili da rendere tangibili, ma, allo stesso modo, nel momento della difficoltà abbiamo toccato con mano che possiamo essere comunità anche a distanza. La Festa della Repubblica deve allora essere per noi un momento di analisi e riflessione nei confronti di quanto di chiedono i nostri cittadini: concretezza, presenza e moralità. Perché i nostri Comuni onorano la Festa della Repubblica, attraverso l’impegno comunitario dei cittadini, degli Amministratori e dei tanti volontari, figure troppo spesso dimenticate. Oggi ricordiamo i sacrifici e gli sforzi di coloro che hanno fortemente voluto la nostra Costituzione e rispettiamo le scelte che sono alla base del nostro vivere comune, ma come sindaci pretendiamo che lo Stato non accentri poteri e funzioni, ma applichi pienamente quanto contenuto nel dettato costituzionale riguardo alle Istituzioni locali».

«L’Italia è il Paese dei piccoli Comuni – ricorda il presidente del Consorzio che raggruppa gli Enti locali della Valle d’Aosta – sono ben 5.552 quelli al di sotto dei cinquemila abitanti, e che rappresentano quasi il 70% della totalità. Sono questi i Comuni che custodiscono circa il 90% dei prodotti enogastronomici tipici italiani e la maggior parte delle nostre bellezze culturali, architettoniche e paesaggistiche. È questa la Repubblica che vogliamo: l’Italia dei piccoli, delle “terre alte”, dei borghi. Per questo motivo, in questo giorno di celebrazioni, chiediamo al Governo nazionale e alle Regioni di cambiare marcia, ridando dignità ai Comuni, garantendone l’autonomia d’azione, prevista dalla legge, e l’autonomia identitaria che ne costituisce il carattere distintivo. Ai sindaci deve essere garantito il ruolo di primo presidio istituzionale del territorio, attraverso strumenti e modalità di azione puntuali ed efficaci, superando procedure che si vorrebbero trasparenti, ma che nei fatti ingessano solo il “Sistema Paese”».

Fonti: Ufficio stampa Regione autonoma Valle d’Aosta, Ufficio stampa Quirinale, Ufficio stampa Consiglio regionale della Valle d’Aosta e Ufficio stampa “Cpel-Celva”

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