Dopo il “covid-19” l’Usl riorganizza la sanità: al “Parini” gli acuti, al “Beauregard” i lungodegenti mentre l’Isav diventa “covid hospital”

Scritto da aostapresse

29 Aprile 2020 - 16:40
Il progetto della nuova ala 'T' dell'ospedale 'Parini'

Si intitola “Piano emergenza covid-19” il documento di 17 pagine, copertina compresa, dove l’Azienda Usl della Valle d’Aosta, in occasione della pandemia da “coronavirus”, propone una riorganizzazione globale dei due ospedali “Parini” e “Beauregard” e la trasformazione della clinica privata “Isav” a Saint-Pierre in “covid hospital”, oltre ad interventi nella gestione delle “residenza sanitarie assistenziali – Rsa” per anziani.

“Per la sanità esiste senza dubbio un prima e un dopo il “covid-19” – si legge nelle premesse – finita l’emergenza, sarà impossibile non ripensare il modello strutturale che impatterà inevitabilmente anche sugli ospedali ed a cui si dovrà dare rapidamente corso. Tre sono gli obiettivi immediati di area ospedaliera per la Regione Valle d’Aosta: dotarsi di un “covid hospital”, unificare al “Parini” l’unico presidio ospedaliero per acuti e riconvertire il presidio ospedaliero “Beauregard” a lungodegenza e riabilitazione”.

Nel documento viene riassunto quanto è stato realizzato all’ospedale “Parini” per l’emergenza sanitaria quanto “è stato adattato affinché fosse in grado di ricoverare gli altissimi numeri di pazienti infetti previsti dai modelli matematici” passando dai “soli quindici posti letto di malattie infettive adatti a patologie infettive e dieci posti letto di rianimazione in ambiente a pressione positiva” del 6 marzo ai dieci reparti “covid” attualmente operativi, con al piano zero un primo reparto di rianimazione, al primo piano quattro reparti ed il “med-covid”, al terzo piano due reparti, al piano -1 un altro reparto di rianimazione ed il reparto per gli emodializzati, al piano -2 un decimo reparto a cui si aggiunge un ulteriore reparto nella palazzina delle malattie infettive.

“Sono stati realizzati 35 posti letto di terapia intensiva in ambiente a contaminazione controllata a pressione negativa – viene specificato – trenta posti letto di sub intensiva, sei posti letto di dialisi in ambiente a contaminazione controllata a pressione negativa, cento posti letto per pazienti infetti da “covid”. Sono stati trasformati ad aree “covid” 8.300 metri quadrati, di cui 2.400 metri quadrati di ambienti a contaminazione controllata e pressione negativa, invadendo gran parte degli spazi e percorsi delle altre specialità sanitarie. Sono stati trasformati 8.300 metri quadrati sul totale di 30mila metri quadrati, ma si consideri che i 30mila metri quadrati comprendono la totalità delle funzioni, quindi non solo aree sanitarie ma anche le centrali tecnologiche, i corridoi, atrii, eccetera. La porzione di aree sanitarie trasformata è stata enorme”.

“La situazione è sostenibile unicamente nel periodo dell’emergenza – rimarcano i dirigenti dell’Azienda Usl – l’ospedale deve riprendere l’assetto di presidio per la totalità dei bisogni della regione al più presto. Il percorso di rientro non è governabile nei tempi ma lo è nelle collocazioni. Non è governabile nei tempi perché sarà conseguenza del calo dei ricoveri derivante dall’andamento dei contagi nella cosiddetta “fase 2”, cosa non nota a nessuno. Nelle collocazioni all’interno dell’ospedale il percorso di rientro sarà governato secondo un criterio che cerca di concentrare le aree “covid”. È auspicabile che in tempi brevi il numero di ricoverati “covid” cali”. Le prime aree a tornare “covid free” saranno quelle al piano -2 ed al terzo piano, a seguire parte del primo piano ed infine quelle al piano zero, al piano -1 e nel resto del primo piano.

“E’ prevedibile che entro pochi mesi il numero di malati “covid” da gestire si stabilizzi per un lungo periodo – auspicano all’azienda sanitaria valdostana – obbligando il sistema sanitario regionale alla gestione del flusso di questi pazienti in aree di degenza e di terapia intensiva. Nel presidio ospedaliero “Parini” si avrebbe un reparto al primo piano e due reparti, più piccoli, al piano zero ed al piano -1. Resterebbero quindi impegnati per il “covid” la terapia intensiva ed uno o due reparti di degenza, situazione insostenibile per due ragioni, dato che  sono aree ricavate in emergenza ed inadatte per una condizione di gestione pazienti “covid” prolungata e che la movimentazione dei pazienti “covid” all’interno del “Parini” rende l’intero presidio a rischio di infezioni”.

Per questi motivi “è dunque obbligatorio avere a disposizione una struttura esterna ai sedimi ospedalieri, un “covid hospital”, dove ricoverare in modo da portare l’intero ospedale “Parini” a condizione “covid free” – prosegue il documento – I tempi per avere questa struttura a disposizione sono dettati dall’andamento epidemiologico del contagio; se il numero di ricoveri scenderà come appare a livello nazionale il “covid hospital” dovrà essere disponibile entro pochissimi mesi. Fintanto che non si potranno gestire tutte le patologie “covid” fuori dal “Parini”, il “Parini” sarà un ospedale a rischio infezioni”.

“Il problema del trattamento dei contagiati sarà una priorità ancora a lungo anche quando la diffusione del contagio perderà forza e il “coronavirus” diventerà un rischio sanitario sotto controllo – ribadiscono dall’Usl valdostana – L’obiettivo di dotarsi rapidamente di un “covid hospital” punta a consentire agli ospedali tradizionali di essere “covid free” perché devono potersi concentrare su tutte le terapie, specialità e funzioni ordinarie. L’ospedale “covid” ha necessità di essere attivato in tempi brevissimi (stimati due mesi) perché l’attuale ricovero dei pazienti “covid” al “Parini” è sostenibile solo in condizioni di emergenza, essendo tali reparti adattati a partire da condizioni strutturali, impiantistiche e di connettivo che non sono da ospedale delle malattie infettive. L’ordine di grandezza temporale per la disponibilità del “covid hospital” sono mesi, non anni, quindi non si tratta di costruire ma di reperire”.

“Pare quindi evidente orientarsi su strutture sanitarie già esistenti – suggerisce l’estensore del documento – pare altrettanto evidente escludere il “Beauregard” da questa possibilità, essendo oggi un contenitore di funzioni cosiddette “acute” che dovrà essere oggetto di una trasformazione più radicale che costa tempi meno rapidi e non compatibili. Il “covid hospital” dovrà contenere le seguenti funzioni: Pronto soccorso (camera calda, triage, shock room), posti letto di degenza a contaminazione controllata (compresi degenza dialisi, carceraria e psichiatrica per quanto possibile), posti letto di rianimazione a contaminazione controllata, radiologia “Tac” a contaminazione controllata, laboratorio, farmacia, studi, mensa, magazzini “pulito” e “sporco”, spogliatoi e morgue. Per quanto noto all’Azienda Usl la struttura più pronta, forse l’unica, convertibile rapidamente a “covid hospital” è il presidio sanitario di “S. Pierre Isav” (cit!), sia per destinazione d’uso che per dimensione e distribuzione interna degli spazi”.

https://aostapresse.it/2020/04/13/lusl-smentisce-di-aver-provocato-col-trasferimento-di-pazienti-positivi-la-diffusione-del-virus-allistituto-clinico-di-st-pierre-che-incassera-oltre-500mila-euro-dalla-regione/

“L’analisi degli esiti dell’operatività sanitaria a seguito della pandemia di “covid” ha fatto emergere in modo ancor più rilevante del passato la criticità della divisione delle acuzie sui due presidi “Parini” e “Beauregard” – continua il Piano – stante le attuali condizioni si deve immediatamente procedere con un intervento che consenta la riunificazione dell’acuzie al presidio ospedaliero “Parini” per la sicurezza dei pazienti, dato che al “Beauregard” non c’è una rianimazione e per un miglior utilizzo delle risorse umane e miglioramento dei percorsi sanitari dedicati ai pazienti. Viste le tempistiche di questo obiettivo, la prevista e continuamente ritardata realizzazione del presidio unico regionale non è una risposta adatta. Tale opera può continuare a procedere secondo le attuali tempistiche che la vedrebbero realizzata dopo il 2030″.

“Nel breve termine si ritiene di realizzare l’ampliamento del “Parini” cosiddetto “Triangolo” datato anno 2009, dove possono trovare collocazione tutte le acuzie oggi ospitate al “Beauregard” – viene quindi proposto, utilizzando l’area tra i blocchi “B1” e “B2” dell’antico “Mauriziano” – se da un lato il “Triangolo” era destinato ad ospitare tutt’altro, le analisi sugli scavi, sulle strutture e sulla cantierizzazione eseguite a suo tempo sono un punto di partenza che consente una veloce riprogettazione dell’opera in cui troveranno collocazione i reparti di pediatra (al secondo piano), ostetricia e ginecologia (piano zero), Pronto soccorso ostetrico ginecologico (piano -1), Pronto soccorso pediatrico (al secondo piano), terapia intensiva neonatale e blocco parto (piano -1).  Il costo complessivo dell’investimento è stimato in quindici milioni di euro lordi, oltre gli investimenti sul presidio ospedaliero “Parini” già previsti dall’Azienda Usl”.

“Una volta ricondotte al “Parini” tutte le acuzie, sarà possibile ospitare tutte le funzioni di lungodegenza e riabilitazione nonché di psichiatria al “Beaueregard” –  si legge ancora nel Piano – che con l’occasione verrà riqualificato e adeguato impiantisticamente nel suo complesso”. L’avvio dei lavori al “Beauregard”, “potrà avvenire a seguito dei trasferimenti delle funzioni materno-infantili nel presidio ospedaliero “Parini” ed il costo complessivo dell’investimento è stimato in 20 milioni di euro lordi”.


Fonte: “Piano emergenza covid-19 fase 2” dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta

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