I commenti gratuiti dei no-vax sulla professionalità dei giornalisti valdostani accendono un’ampia discussione su Facebook: «imparate a leggere»

Scritto da aostapresse

29 Luglio 2021 - 19:00
L'articolo della 'Stampa' in questione

«Il “Comitato valdostano per i diritti umani e costituzionali” se la prende con noi. Sono tre giorni che riceviamo messaggi e telefonate di insulti da galantuomini di questo genere. L’ultima, una signora, ci ha definito “feccia”, probabilmente ispirata dalla sua triste situazione famigliare». 
Scrive così, sul suo profilo “Facebook” Stefano Sergi, caposervizio della redazione del quotidiano “La Stampa” di Aosta, dopo che il Comitato ha diffuso sul social network un “comunicato stampa” dove annuncia di aver letto «con sdegno l’articolo del 27 luglio dal titolo “Dopo il corteo di sabato aumenteranno i contagi” e con ancor più sdegno la locandina relativa che riportava “Contagi in aumento dopo il corteo di sabato”».

La notizia in questione è un’intervista della giornalista Francesca Soro a Silvia Magnani, infettivologa responsabile del reparto di malattie infettive dell’ospedale “Parini” di Aosta che ha dichiarato: «non mi aspetto un’impennata di ricoveri subito, ma una progressiva risalita dei contagi sul territorio fino a tradursi in due ingressi ospedalieri al giorno», ipotizzando che dopo la manifestazione di sabato 24 «è facile immaginare una crescita dei casi».
La dottoressa Magnani ha anche espresso le proprie perplessità in merito alle cure domiciliari contro il covid, per le quali «anche l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, a un certo punto ha dato uno stop all’uso del cortisone di cui si era abusato a casa».
«I vari mix di vitamine consigliati per cure a casa fai da te – ha poi aggiunto Magnani – non risolvono certamente conseguenze della malattia come la polmonite. La vaccinazione resta il fronte principale contro la diffusione del covid, e l’impatto sanitario e socio-economico che si porta dietro».

Il Comitato ritiene quindi che “i nostri media” sono “sempre meno impegnati a fare informazione e sempre più propensi e solerti nel far propaganda e cassa di risonanza del potere” e “troviamo inaccettabile che degli autoproclamatisi professionisti dell’informazione impunemente continuino a soffiare sul fuoco additando come responsabili di un ipotetico aumento dei contagi un gruppo di persone che legittimamente manifestano il proprio dissenso verso misure restrittive”. Indicando come “fake new” (testuale) le dichiarazioni della dottoressa Magnani (che può vantare sedici anni di professione dopo una laurea in medicina e chirurgia con 110/110), i no-vax valdostani invitano quindi “tutti i giornalisti seri a farsi un esame di coscienza e fare informazione anziché diventare strumento nelle mani di poteri più o meno visibili” minacciando che “la storia non vi perdonerà”.

Tra i commenti al comunicato del Comitato, c’è chi ricorda che «la stampa complice è essenziale in ogni dittatura» e che «i giornalisti ormai sono tutti corrotti» e c’è anche chi dichiara che pur non comprando «quel giornale da anni» perché «finanziato dallo stato» sa che «non scrivono articoli e nemmeno fanno inchieste» e «riportano quanto dettato!» e chi definisce i «gionalai ignoranti senza coglioni… da denunciare… se avete le palle per scrivere queste idiozie mettete ci la firma».
C’è anche chi cerca di spiegare, argomentando il fatto che il virgolettato possa essere «un concetto piuttosto complicato» ed evidenziando che i complottisti valdostani abbiano «delle chiare difficoltà di comprensione di base» ma alla fine, i giornalisti sono «sempre più infami e collusi», «da radiare dall’albo immediatamente».

«Ci invitano a farci un esame di coscienza – commenta Stefano Sergi – siamo al soldo dei poteri forti e delle multinazionali. Parlano di informazione anche se l’ultimo giornale che hanno letto è stato probabilmente “Le ore” dal barbiere nel 1978, apprezzandone soprattutto le figure. Parlano di titoli, ma non leggono gli articoli, molti me lo hanno detto apertamente dopo gli insulti: “Ah no, ho letto solo la locandina”. Insomma, non sanno un cazzo di niente, eppure parlano e straparlano, e insultano. E pretendono che il mondo intero faccia come dicono loro».

«Di conseguenza – ribadisce il caposervizio della “Stampa” di Aosta – cari esponenti del Comitato, dopo essermi fatto un attento esame di coscienza e aver chiesto istruzioni alla Pfizer sul da farsi, posso serenamente dirvi quanto segue, e pazienza se vado contro le linee guida aziendali sull’uso dei social: 
1) insultate le vostre famiglie, se ne avete una, perché ci avete rotto i coglioni, non siamo pagati per ascoltare le vostre idiozie né soprattutto i vostri insulti.
2) il giornale è un prodotto in vendita, se ti piace lo compri, se non ti piace non lo compri. E se non lo compri, non ci rompi i coglioni su quello che c’è scritto. Non rispondiamo a voi di ciò che facciamo.
3) sì, siamo pagati per creare disinformazione e farvi iniettare il 5G.
4) imparate a leggere, così poi (forse) potrete commentare un titolo.
5) la storia non perdonerà i giornalisti come me, ma pure io non perdonerò mai chi ha permesso un tardivo utilizzo su larga scala del preservativo».

«È abbastanza curioso che il “Comitato valdostano per la tutela dei diritti umani e costituzionali” presenti un lungo comunicato in cui praticamente nega (agli altri) la libertà di parola e di stampa – ha commentato Silvio Giono-Calvetto, ex dirigente medico dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta – forse non hanno ben chiari quali sono i diritti umani e costituzionali che dicono di volere tutelare».
«Se non lo avessi postato avrei faticato a credere a un commento così – ha poi scritto l’avvocato aostano Corrado Bellora – tieni conto che il termine per sporgere querela è di tre mesi dalla notizia del fatto. Sentiamoci a metà settembre».

Fonti: profili “Facebook” di Stefano Sergi e del “Comitato valdostano per i diritti umani e costituzionali”.

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