“Trentasei decessi al “Père Laurent” nel giro di un mese. Senza contare la situazione nelle altre microcomunità con percentuali elevate di positivi. Numeri che segnano il fallimento della politica regionale”. Scrivono così, in una nota diffusa nel pomeriggio di martedì 7 aprile, le Segreterie delle Funzioni Pubbliche dei sindacati Cgil, Cisl e Uil Valle d’Aosta.
“L’emergenza “coronavirus” è arrivata in Valle d’Aosta, come nel resto delle regioni italiane e quasi in tutto il mondo, come una mannaia – si legge ancora – corre veloce e si espande alla velocità della luce. Sicuramente il comportamento di ognuno di noi influisce sull’andamento dei contagi. Ma la politica regionale ha delle responsabilità non indifferenti. Per quanto riguarda le microcomunità il “j’accuse” alla politica è inevitabile, perché sono i politici a decidere le strategie ed a legiferare. Da mesi come Funzione Pubblica Cgil, Cisl e Uil denunciamo il pressappochismo della politica regionale, il disorientamento imbarazzante e la gestione della maggior parte delle nostre case di riposo ne è la dimostrazione lampante”.
“Da anni le nostre organizzazioni sindacali hanno chiesto e continuano a chiedere un piano regionale sul welfare – aggiunge la nota – perché è chiaro come la nostra regione non abbia un piano di gestione sui servizi agli anziani. I numeri dei decessi nelle microcomunità fanno tremare e i numeri dei contagi idem. La strage silenziosa, che si è consumata nelle nostre strutture per anziani, fa capire come non si sia fatto abbastanza per preservare i nostri anziani e le operatrici sanitarie che in esse lavorano. Altro che “fannullone”, come qualcuno ha provato a definirle (il riferimento è al presidente della Regione, Renzo Testolin, n.d.r.), ma guerriere senza armi lasciate in balia di se stesse, e in moltissimi casi senza alcuna protezione, e senza alcuna indicazione, volta a proteggere sia loro che gli anziani che accudiscono”.
“Poi sull’annuncio dei tamponi a tappeto per gli utenti e le operatrici sanitarie ci sarebbe da fare più di una considerazione – criticano i tre segretari, Igor De Belli (Cgil), Jean Dondeynaz (Cisl) e Ramira Bizzotto (Uil) – Al momento ci risulta che solo al “J.B. Festaz”, nell’ospizio “Père Laurent” e nelle microcomunità delle Unités des Communes “Evançon” e “Mont-Rose” siano stati effettuati, ma solo agli utenti. Come spesso accade, le parole corrono più veloci dei fatti. Le operatrici che cosa sono, carne da macello? Non c’è comprensione quando di mezzo ci sono delle vite umane e non ci può essere comprensione davanti all’incapacità di questa politica regionale. Le nostre operatrici, tutte, hanno bisogno di essere tutelate e salvaguardate, perché dietro di esse ci sono delle famiglie, tante famiglie, che potrebbero rischiare il contagio».
«Non finiremo mai di urlare tutto il nostro disappunto davanti all’immobilismo della politica sulla gestione delle microcomunità in questa emergenza “coronavirus” – lamentano ancora le Funzioni Pubbliche di Cgil, Cisl e Uil Valle d’Aosta – Con tutti i soldi in bilancio che ha la Regione autonoma Valle d’Aosta, possibile che non si riesca a fare di più? Possibile che non ci siano le condizioni per tutelare le lavoratrici che ogni giorno si recano sul posto di lavoro con la paura di contrarre il virus o peggio di diffonderlo in giro? Possibile che non si trovi la soluzione di fare tamponi a tappeto per tutti gli operatori sanitari in una Valle dai numeri piccoli come la nostra regione?».
«Ci chiediamo veramente se sia stato fatto e si stia facendo tutto il possibile, perché al momento vediamo solo una politica allo sbando, che non ha neppure l’umiltà di fermarsi un secondo per fare una riflessione seria e cercare di prendere in mano le redini della situazione – conclude la nota delle tre sigle sindacali – Chiediamo con forza che vengano messe in campo azioni di protezione per tutti gli operatori e le operatrici sanitarie, che lavorano nelle microcomunità, perché i numeri che vediamo tutti i giorni sul bollettino regionale fanno rabbrividire. Si eseguano tamponi a tappeto non solo agli utenti, ma anche alle “oss”. Se lo fanno in altre regioni, che oltre tutto sono a statuto ordinario, perché da noi no?».
Fonte: Ufficio stampa Cgil Valle d’Aosta