La Regione chiede, con un sondaggio “insicuro” ma anonimo, un giudizio sulla “didattica a distanza” ed una data per il ritorno a scuola

Scritto da aostapresse

10 Maggio 2020 - 10:35
La prima pagina del sondaggio della Regione sulla didattica a distanza

“Saresti interessato/a a far tornare a scuola tuo/a figlio/a: prima della fine dell’anno scolastico in corso (maggio/giugno); all’inizio del prossimo anno scolastico (settembre); non saprei”.
È questa la domanda conclusiva del sondaggio “sulle aspettative e sui bisogni delle famiglie in merito al servizio scolastico” organizzato dall’Assessorato regionale dell’istruzione, Università, ricerca e politiche giovanili e realizzato sul sito “webécole” da Roberto Malesan, docente di matematica e fisica, distaccato all’ufficio dedicato alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per l’educazione, dove si occupa di elaborazione e pubblicazione dei dati e del supporto alle scuole.

Il sondaggio è stato caricato sulla piattaforma open source “LimeSurvey” che permette la realizzazione di questionari e sondaggi online senza richiedere particolari conoscenze di programmazione, sistema che è utilizzato dal 2017 anche dal Ministero dello sviluppo economico per i propri questionari e, nel caso specifico, viene ospitato su dei server noleggiati in centro Italia dalla società partecipata regionale “In.Va.”, nonostante la Sovraintendenza agli studi della Valle d’Aosta abbia scelto, anni fa, di acquistare dalla multinazionale statunitense “Google” la “GSuite for education”, raccolta di software e strumenti di produttività per il “cloud computing” e per la collaborazione, utilizzata prevalentemente per le comunicazioni scolastiche interne fino all’avvento dell’emergenza sanitaria ed ora punto di riferimento della “DaD – Didattica a distanza” grazie all’aggiunta di strumenti come “Classroom” per creare ed organizzare le lezioni, la lavagna digitale “Jamboard” e “Meet” per le conferenze in video e voce, gratuitamente offerte fino al prossimo mese di luglio.
All’interno della “GSuite”, che per un privato ha un costo che va da 4,68 ai 23 euro al mese, a seconda dei servizi e dello spazio scelto, c’è anche “Moduli”, che permette di realizzare “quiz e sondaggi per raccogliere le risposte e analizzarle con l’aiuto del machine learning”.

L’8 maggio è stato annunciato l’avvio del sondaggio “nell’ambito del Comitato tecnico regionale e, in particolare, del gruppo di lavoro del settore scuola costituito per far fronte all’emergenza “covid-19″ – si legge in una nota dell’Amministrazione regionale – per verificare i bisogni e le aspettative in merito alla riapertura delle scuole, tenendo conto che non potranno essere garantiti, in una prima fase, tutti i servizi di trasporto, mensa, pre e dopo scuola”.
L’organizzazione di un sondaggio online, soprattutto anonimo e su una piattaforma open source, quindi tecnicamente accessibile a tutti, su un sito senza nessun protocollo per la comunicazione sicura, (e quindi senza nessuna garanzia sull’anonimia), non è stata una scelta che ha consentito di ottenere una risposta reale da parte delle famiglie valdostane, visto e considerato che in Valle d’Aosta, il 25 aprile scorso, è nato un gruppo informale intitolato “Mamme, salviamo la scuola”, con tanto di sito Internet (qui), che ha raccolto oltre cinquecento adesioni “per divulgare a tutta la Nazione la nostra rabbia” contro “la didattica a distanza, esclusivamente online” che “non può e non deve essere il metodo d’istruzione definitivo per il futuro dei nostri figli”.

Il giorno dopo, infatti, una successiva nota dell’Assessorato regionale all’Istruzione “rende noto che, a seguito delle segnalazioni pervenute in merito alla compilazione del questionario da parte di persone non coinvolte nell’indagine, è stato previsto un accesso tramite autenticazione con le credenziali istituzionali dei propri figli”, vale a dire la “mail e password per accedere al registro elettronico” chiedendo a chi “ha già compilato il questionario a ricompilarlo”, prorogando “la scadenza per la compilazione a giovedì 14 maggio” e garantendo “nonostante l’autenticazione, l’anonimato del questionario”, anche se, nonostante l’attacco, il sito che ospita il sondaggio rimane sempre privo del protocollo per la comunicazione sicura che assicura l’autenticazione del sito stesso, la protezione della privacy e l’integrità dei dati scambiati tra le parti comunicanti.

Anche “Google” nel momento in cui si inseriscono le credenziali del sondaggio, denominato “Didattica a distanza”, avvisa di verificare l’attendibilità del sito, visto che chiede di “visualizzare e gestire le iscrizioni dei gruppi nel dominio”, avvertendo l’utente che “potresti condividere informazioni sensibili con questo sito”, chiedendo di leggere “i termini di servizio e le norme sulla privacy (che non sono presenti) di Didattica a distanza per sapere come verranno gestiti i tuoi dati”.
Nella prima pagina del sondaggio viene ribadito, in piccolo ed in fondo, che “questa indagine è anonima. La registrazione delle risposte fornite all’indagine non è relativa a informazioni che consentano l’identificazione del partecipante, a meno che qualche domanda del questionario non la chieda esplicitamente. Se è stato usato un codice partecipante per accedere a quest’indagine, questo codice non sarà registrato assieme alla risposte fornite. Il codice partecipante è gestito in un database diverso e viene aggiornato soltanto per indicare se è stata completata, o no, l’indagine. Non c’è nessun modo per abbinare i codici partecipante alle risposte all’indagine”.

In realtà, le rassicurazioni presenti sulla prima pagina del sondaggio sono più un atto di fede, dato che, in assenza del protocollo di comunicazione sicura, è anche lo stesso browser (il programma con il quale si naviga su Internet) a ricordare che “non dovresti inserire dati sensibili in questo sito perché potrebbero essere intercettati da utenti malintenzionati”, avvisando che, sul computer, intanto, sono già stati scaricati cinque “cookies”, che tracciano il passaggio sul quel sito.
C’è da dire che il sito del sondaggio sulla didattica a distanza non è l’unico a non avere attivo il protocollo di comunicazione sicura: nella stessa situazione ci sono, oltre al sito “Webécole”, portale globale della scuola valdostana, ad esempio, quelli del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta, della finanziaria regionale “Finaosta”, del Comune di Aosta e della “Chambre valdôtaine”.

In ogni caso, il sondaggio, dopo aver chiesto il grado di soddisfazione per la didattica a distanza realizzata dalle scuole valdostane, che può quindi essere considerato anche un giudizio sull’attività online dei docenti valdostani, propone dieci affermazioni sulla didattica a distanza, a cui rispondere “sì”, “no” o “non saprei”. Il gruppo di lavoro vuole sapere se la didattica a distanza “è efficiente nel raggiungere tutti; è un’opportunità per migliorare le competenze digitali; permette di sperimentare nuove metodologie didattiche; produce un carico di lavoro, per gli studenti, maggiore rispetto alle lezioni in classe; rispetta la privacy degli studenti; risponde alle esigenze di tutti gli studenti; permette di mantenere le relazioni con gli insegnanti; permette di mantenere le relazioni con i compagni; migliora i rapporti interpersonali; impegna maggiormente la famiglia nel seguire l’attività di studio dei figli”.

«Rimango convinta – ha dichiarato Chantal Certan, assessora regionale all’istruzione – dell’importanza del sondaggio creato dal gruppo di lavoro per cercare modalità più rispondenti alle esigenze delle famiglie per affrontare il ritorno in classe in questo difficile momento di emergenza sanitaria nazionale. Le diverse segnalazioni pervenute ci hanno fatto propendere per una riformulazione dell’accesso al sondaggio limitata agli effettivi destinatari, che elimini ogni dubbio circa il risultato dello stesso e renda ancora più affidabile l’opinione espressa dai destinatari dell’iniziativa. È un sondaggio informativo del quale vogliamo garantire l’attendibilità. Abbiamo ritenuto quindi opportuno escludere dall’accesso chi, estraneo al rapporto scuola/famiglia, non deve influenzare le istanze di coloro dei quali vogliamo ascoltare voci e esigenze».

Fonte: Ufficio stampa Regione autonoma Valle d’Aosta

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