L’infermiere valdostano di Lugano che è stato rifiutato dall’Usl racconta la sua vicenda: «poca trasparenza e questioni personali»

Scritto da aostapresse

19 Aprile 2020 - 11:40
Riccardo Gambino (foto da Facebook)

«Questioni poco trasparenti e personali sono alla base di questa presa di posizione nei miei confronti». Con queste parole Riccardo Gambino, infermiere professionale 32enne valdostano, che nel 2017 si è trasferito a Lugano, dove lavora per la “Croce Verde” come paramedico professionista sanitario dell’emergenza pre-ospedaliera, risponde all’Azienda Usl della Valle d’Aosta, per la quale si era reso disponibile per operare, in questo periodo di pandemia, nel servzio “118” durante i turni di riposo.

Gambino aveva già lavorato per cinque anni, dal 2012 al 2017, nel reparto di rianimazione, nel “118” e nell’elisoccorso e il 1° aprile aveva superato la visita medica “preventiva in fase pre-assuntiva”, ritirato la divisa, ma poi gli è stato proposto di lavorare in un altro servizio, che ha dovuto rifiutare.

“L’infermiere ha dato disponibilità all’Azienda per coprire uno o due turni alla settimana presso la struttura soccorso sanitario “118” – recita un comunicato dell’Usl valdostana – con un contratto di somministrazione tramite agenzia interinale, pertanto retribuita, non volontaria. L’Azienda, dopo averne verificato il curriculum professionale e tenendo conto delle necessità infermieristiche più urgenti, ha proposto all’infermiere una collocazione in sedi alternative e l’infermiere, avendo dichiarato al suo datore lavoro la disponibilità esclusivamente per l’emergenza territoriale, non ha potuto accettare l’offerta dell’azienda ed ha, pertanto, ritirato la propria disponibilità”.

“Tale precisazione si rende necessaria al fine di non generare confusione nel personale sanitario – aggiunge l’Usl – che volesse prestare la propria opera professionale in regime di contratto o in maniera volontaria. Tutte le informazioni e la documentazione sono disponibili sul sito“.

«Il 19 marzo è avvenuto il mio primo colloquio – ricostruisce Gambino – con la dirigenza “Sitra” (“Servizio infermieristico, tecnico, riabilitativo della prevenzione e della professione ostetrica aziendale” diretto da Laura Plati, n.d.r.) che, sulla base del mio curriculum, mi ha proposto l’inserimento presso il “118”, sede peraltro del mio ultimo impiego lavorativo in Valle d’Aosta. Il 28 marzo ho ricevuto l’autorizzazione all’attività lavorativa accessoria da parte del mio datore di lavoro, sulla base di quanto concordato con l’Azienda Usl, per l’impiego presso un servizio ambulanza, in quanto appartenente alla medesima classificazione di rischio. Il 30 marzo sono stato convocato dallasStruttura medicina preventiva per la visita di idoneità che indicava come sede lavorativa “Centrale operativa soccorso sanitario ed emergenza territoriale (sede “118”, infermiere area
critica emergenza territoriale). Il 1° aprile ho effettuato i prelievi ematici necessari per l’idoneità all’attività sopra indicata, la visita medica presso la medicina preventiva e, successivamente, il ritiro della divisa “118” presso il guardaroba dell’ospedale “Beauregard”».

«Dal 5 aprile, sulla base di quanto pubblicato dal quotidiano “La Nazione” il 7 aprile – aggiunge Riccardo Gambino – due infermieri appartenenti al contingente nazionale di Protezione civile avevano iniziato la loro attività presso il “118” della Valle d’Aosta. L’8 aprile ho ricevuto comunicazione telefonica dalla dirigenza “Sitra”, poi ufficializzata via mail il giorno successivo che, nonostante la valutazione positiva del mio curriculum e della mia esperienza professionale, non sarebbe stato possibile il mio inserimento presso la sede di emergenza territoriale “118”. Questo è avvenuto secondariamente al parere negativo formulato dal responsabile medico “118”, dottor Luca Cavoretto. Considerati gli accordi intercorsi tra il sottoscritto, il mio datore di lavoro e l’Azienda Usl è evidente che non sussistevano i presupposti per l’inserimento presso “sedi alternative”, come invece dichiarato nel comunicato».

«Sottolineo che l’Azienda Usl era a conoscenza di queste limitazioni – precisa ancora l’infermiere professionale – già discusse in fase di primo colloquio, le quali rappresentavano la condizione propedeutica affinchè io potessi proseguire con l’iter burocratico-amministrativo per l’assunzione. Non sono dunque io ad aver ritirato la mia candidatura ma è stata l’Azienda Usl ad aver ritrattato le condizione concordate inizialmente. Risulta inoltre difficile immaginare “necessità infermieristiche più urgenti” considerando che, nello stesso periodo, altri due infermieri sono stati assunti per la medesima poszione. È noto peraltro che la postazione “118” di Morgex risulta, ad oggi, sprovvista dell’abituale personale infermieristico».

«Preciso inoltre che il termine “volontario” è da intendersi legato alla candidatura e non all’aspetto contrattuale – conclude Riccardo Gambino – è quanto meno superficiale insinuare che la mia disponibilità sia stata mossa da motivazioni economiche. Ritengo quindi che la risposta dell’Azienda Usl sia alquanto approssimativa e poco dirimente rispetto ai fatti da me esposti. Questo non può far altro che avvalorare la mia ipotesi che questioni poco trasparenti e personali siano alla base di questa presa di posizione nei miei confronti».


Fonti: Riccardo Gambino e Ufficio stampa Azienda Usl della Valle d’Aosta

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