Lo stop forzato degli impianti sciistici «condanna la montagna a una morte certa». Franco Manes indica «una strada per agire diversamente e in sicurezza»

Scritto da aostapresse

25 Novembre 2020 - 10:00
Una seggiovia vuota in Valle d'Aosta

Lo stop forzato agli impianti sciistici sino alla fine di gennaio 2021 preoccupa fortemente i sindaci della Valle d’Aosta: «da quando è iniziata l’emergenza la salute dei cittadini è il nostro primo pensiero, ma le serrate indiscriminate al turismo della neve, nel periodo più importante dell’anno, sono drammatiche. Così non si salva la vita delle persone, ma si condanna la montagna a una morte certa. C’è una strada per agire diversamente e in sicurezza». Lo afferma, in una nota diffusa mercoledì 25 novembre, Franco Manes, presidente del Celva, il Consorzio degli Enti locali della Valle d’Aosta, «a nome di tutti i primi cittadini valdostani».

«Aver dovuto prendersi carico per mesi decisioni anche scomode varrà ora qualcosa. Stiamo lavorando da mesi per preparare una partenza responsabile della stagione invernale, poi la doccia gelata delle intenzioni del Governo. Dopo i primi annunci indiscriminati del presidente del Consiglio Giuseppe Conte ci siamo confrontanti fra noi amministratori per avere il peso dei territori – prosegue il presidente del Celva – condividiamo tutte le preoccupazioni degli operatori della neve e dell’indotto e le rilanciamo con una nuova agenda di proposte».

In primo luogo, dice, «chiediamo di scegliere in base ai dati reali e aggiornati: i numeri attuali non giustificano un lockdown della neve. Non regge il paragone delle vacanze invernali con lo scorso Ferragosto: lo sci in pista non crea assembramenti. Attiviamo quindi dei protocolli di sicurezza per le situazioni a rischio che il Cts potrà indicare, e che tutti noi seguiremo rigorosamente, assieme allo distanziamento, alle mascherine, all’igienizzazione delle mani. Prevediamo poi un riesame frequente dei numeri dell’epidemia e valutiamo in base ad essi degli eventuali correttivi».

«Oltre al Governo – aggiunge Manes – dobbiamo ragionare davvero, e non a favor di comunicato, in termini di solidarietà europea. Se facciamo parte di una macroregione alpina non a giorni alterni, questo deve essere lo stimolo a farci agire in maniera coordinata, con le stesse regole, garantendo le medesime aperture su tutto l’arco delle Alpi, senza discrepanze nazionali né geografiche».

«Tutte le chiusure devono fare il paio con un piano consistente di adeguati e urgenti ristori economici – aggiunge Loredana Petey, sindaco di Aymavilles, che per i Comuni valdostani è la responsabile delle politiche economiche e del turismo – società degli impianti di risalita, alberghi, ristoranti e bar, esercenti di attività commerciali al dettaglio, tutte le professionisti della neve devono essere coinvolti. Niente turismo invernale significa annientare le eccellenze territoriali e i piccoli Comuni alpini, la Valle d’Aosta ne ha ben 73 sotto i cinquemila abitanti».

Per questo è necessario ragionare come sistema delle Istituzioni: «invitiamo il Governo regionale a ulteriori azioni che vadano ad ampliare la già incisiva azione che sta svolgendo – conclude Franco Manes – così come chiediamo all’Anci, anche attraverso il suo presidente Antonio Decaro, a evidenziare come le soluzioni prospettate possano determinare la definitiva morte dei piccoli Comuni che sono situati in aree marginali. Non è possibile un’Italia a due velocità, con regioni di serie A e di serie B. Come ha detto il Presidente della Repubblica, serve unità di intenti e di lavoro da parte di tutte le istituzioni e i cittadini, il nemico comune è il covid».

Fonte: Ufficio stampa Celva – Consorzio degli Enti locali della Valle d’Aosta

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