L’Ordine dei medici risponde alle dichiarazioni di Barmasse sugli stipendi dei professionisti sanitari, ma la Cgil ricorda l’ostacolo del francese

Scritto da aostapresse

20 Agosto 2021 - 19:30
Un'ambulanza corre verso l'ospedale (sullo sfondo)

«La classe medica è stanca e la questione va molto al di là degli articoli che quasi quotidianamente appaiono sui media. Forse però ora si sta un po’ esagerando quando si dipingono i medici come mercenari alla conquista del compenso più lauto e per questo in fuga dalla Valle d’Aosta».
Inizia così una nota di Roberto Rosset, presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della Valle d’Aosta dopo la pubblicazione, sul settimanale “Gazzetta matin”, di un’intervista all’assessore regionale alla sanità, Roberto Barmasse, sulle carenze di personale che da anni attanagliano la sanità valdostana

«Il 99 per cento dei medici lascia la Valle d’Aosta per ragioni economiche»

«Basta luoghi comuni. Non è l’esame di francese ad azzoppare la sanità valdostana – ha dichiarato l’assessore – il 99 per cento dei medici che lascia la Valle d’Aosta lo fa per ragioni economiche. Il problema è lo stesso in tutta Italia: mancano gli specialisti e quando ci sono, si registra la loro fuga verso il settore privato o verso Francia e Svizzera; nel nostro caso, dove le cifre sono ben diverse».
Roberto Barmasse ha anche evidenziato che «nella nostra regione, un direttore di struttura con una libera professione molto limitata visti i nostri piccoli numeri guadagna circa 5.300 euro al mese, in Svizzera 12-13 mila euro. Un altro esempio? Il direttore della Struttura di chirurgia toracica dell’Istituto europeo di oncologia di Milano guadagna un milione di euro all’anno perché lavora in un grande e prestigioso ospedale dove la libera professione ha numeri e capacità alle quali altri ospedali e altre regioni non possono ambire».

«È colpa del potere burocratico-amministrativo»

«Non è così e nulla serve alla salute aizzare la popolazione – smentisce Roberto Rosset – non è che colpevolizzando i medici, si salva la sanità. Forse a momenti può sfuggire la nobiltà della nostra professione, che, non dimentichiamo, in Italia piange trecentosessanta morti per covid e forse, a momenti, può sfuggire che la nostra è una professione liberale, proprio perché scelta liberamente e portata avanti da uomini liberi e indipendenti. È umiliante per tutti l’avvento di una medicina amministrata in cui il potere burocratico-amministrativo obbliga la professione a procedure poco adeguate alle complessità di un cittadino che da paziente è diventato una persona che rivendica i propri diritti».

«Nel mese di ottobre 2005 e quindi sette anni fa – ricorda il presidente dell’Ordine dei medici della Valle d’Aosta – il nostro Ordine professionale aveva fatto un’indagine fra i 670 medici valdostani e gli esiti erano stati presentati il 20 novembre al Palazzo Regionale. Il disagio era già molto evidente allora e ben poco è stato fatto per attenuarlo: quei dati avevano suscitato un certo interesse alla nona “World conference Unesco” di Napoli proprio perchè provenienti da una Regione da tutti considerata privilegiata. Le maggiori preoccupazioni dei medici valdostani già allora non erano per le retribuzioni ma per la burocratizzazione dell’assistenza sanitaria, per il rischio sempre maggiore di essere chiamati in giudizio per eventi avversi indipendenti dalla loro volontà, per la politicizzazione della sanità, per la difficoltà a curare con risorse sempre minori, per la medicalizzazione di molti problemi esistenziali, per le difficoltà di comunicazione con i pazienti, per le aggressioni verbali e i conflitti, per le implicazioni etiche di coscienza sulle decisioni».

«Sono questi i motivi per cui forse è poco appetibile la nostra Regione – evidenzia Rosset – e qualche medico decide di trasferirsi in altri contesti in cui forse il sapere non è illusoriamente alla portata di tutti e in cui i medici sono ascoltati, hanno una loro autorevolezza che nessuna “fake news” o “Facebook” può minacciare. I medici non possono essere considerati passacarte con contratti a gettone: questa è la vera grande minaccia alla salute. Le crisi sono tuttavia un elemento positivo, una possibilità di crescita, e l’arrivo di un medico come commissario all’Azienda USL, per di più specializzato in statistica medica ed epidemiologia, già direttore generale dell’Asl Torino 5 e direttore sanitario dell’Asl Torino 4, non può che essere interpretato come una inversione di rotta per una profonda volontà di cambiamento al fine di realizzare finalmente un progetto di medico e di medicina all’altezza dei tempi».

«La prova di lingua francese è un ulteriore ostacolo»

«Ha ragione l’Ordine dei medici della Valle d’Aosta, ma da tempo noi sosteniamo le accalorate affermazioni dei medici – aggiunge Pietro Trovero, segretario regionale della FP Cgil – l’argomento del “fuggi fuggi” di medici dalla nostra regione, sicuramente non è solo una mera questione economica, infatti c’è anche l’accertamento della prova di francese, che è un ulteriore ostacolo. È incomprensibile il motivo, per il quale, se un medico passa il concorso per evidenti capacità, poi debba essere fermato per il non superamento della prova di lingua francese. Lo ripetiamo da anni e questo aspetto non vale solo per i medici, bisognerebbe rivedere la pregiudiziale dell’esame di francese per tutto il comparto, quindi anche operatori sanitari e sociali ed infermieri».

«È naturale che un medico, un infermiere o un oss capace e competente scelga più per una questione di crescita professionale che remunerativa di svolgere la propria professione fuori Valle – sottolinea il sindacalista – piuttosto che in una regione dove le scelte di una certa politica vanno spesso a discapito delle professionalità. È anche e soprattutto per questo che la sanità valdostana ha avuto negli ultimi anni un calo in termini di attrattività, che va a incidere anche nella qualità, e la pandemia, purtroppo, ha fatto emergere in questo ultimo periodo tutte le debolezze del sistema sanitario».

«Allo studio nuovi benefit per chi vuole venire in Valle, come l’alloggio per i medici di famiglia»

Per l’assessore Roberto Barmasse «negli ultimi anni si assiste a una maggiore mobilità dei professionisti – ha concluso nell’intervista al settimanale – è sempre più raro trovare il primario che rimane nello stesso ospedale per trent’anni come accadeva anni fa. Oggi il medico cambia, fa esperienza in ospedali e città diverse. Il nostro obiettivo è di guadagnare in attrattività anche se di fatto l’ostacolo grande è rappresentato dalla carenza di specialisti e di medici di base. Proprio per questo per la medicina generale, stiamo valutando con i Comuni e le Unité des Communes la possibilità di mettere in campo alcuni benefit, ad esempio la possibilità di fornire l’alloggio, questo per attrarre professionisti disposti a lavorare sul territorio come medici di famiglia».

Fonti: Ordine dei medici e degli Odontoiatri della Valle d’Aosta, Gazzetta matin del 16 agosto, Ufficio stampa Cgil Valle d’Aosta

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