«Non posso tacere della mia disponibilità a presentarmi, se la candidatura si concretizzerà nel prossimo aprile, come candidato sindaco alle elezioni comunali di Saint-Vincent, dove abito da un po’ meno di 25 anni».
Così Luciano Caveri, già deputato della Valle d’Aosta, europarlamentare e presidente della Regione, sul suo blog, lunedì 2 marzo, rivela ufficialmente la disponibilità a candidarsi come primo cittadino di Saint-Vincent: «dopo una carriera politica a Roma, a Bruxelles e ad Aosta perché scegliere questa strada ad un bivio, essendoci, anche poco prima, le già praticate in passato elezioni regionali? – si chiede – se così sarà, perché le comunali presuppongono la costruzione di una lista e non solo di una volontà personale, vorrei spiegarne quantomeno le intenzioni. Per chi è federalista i diversi livelli di governo e dunque i differenti livelli di responsabilità politica sono egualmente importanti e più ci si avvicina alle persone non come semplici elettori ma come cittadini e più la democrazia si esprime nella sua pienezza, perché ci si trova dentro una comunità ristretta per pensare ai suoi bisogni ed al suo futuro, in una logica di vicinanza. Ogni decisione si sviluppa sotto i propri occhi con un controllo immediato e vigile e con discussioni che possono avvenire più facilmente in un faccia a faccia. Non che questo non avvenga salendo la scala a dimensioni più vaste, altrimenti negherei la mia stessa vita politica, ma la politica di prossimità ha sue peculiarità e questo mi interessa».>
«Ma vi è altro – aggiunge Caveri – avverto come non mai un baratro fra la politica, strumento indispensabile per riempire le Istituzioni, ed i cittadini, e quella opinione pubblica su cui si è tanto discettato. A concorrere a questa situazione ci sono molti fattori e tenta responsabilità nel piccolo e nel grande e sono ricorso più volte all’immagine del sasso nello stagno con le onde che si creano concentriche per spiegare l’interazione fra i diversi livelli. Il sasso siamo noi stessi ed i cerchi rappresenta tutte quelle decisioni locali, regionali, nazionali, europee e mondiali che ci riguardano e incidono nella nostra quotidianità. E la democrazia locale resta quanto ci è più vicino anche se l’interconnessione con il resto è stata crescente negli ultimi secoli».
«La seconda ragione è che non sopporto più l’odio crescente che caratterizza in Valle d’Aosta la politica – continua – e penso che solo ripartendo dal basso si può, certo magari è una pia illusione ma non demordo, sminare un terreno ormai insidioso e persino insopportabile. Saint-Vincent è un esempio nel piccolo di come si possano incrostare incomprensioni e livore di cui si sono, tipo faida, perse persino in certi casi le origini. Personalmente vorrei impegnarmi senza apparire un “buon pastore”, perché non sarebbe certo il mio ruolo, nell’idea che la coesione sociale e la ricerca di armonia negli intenti possano essere una chiave di lettura. Ho amato e letto i grandi pensatori utopisti e sarei matto e velleitario ad immaginare chissà quale città perfetta, ma credo che sarebbe già un progresso tessere una tela di rapporti umani, che sono una condizione essenziale di fronte ad una cittadina in crisi di identità e che ha bisogno di rilanciare la propria economia».
«Si vedrà se e come questo cammino sarà o no possibile – conclude Luciano Caveri – e le condizioni per partire davvero sono ormai lo scenario davanti a me. Tocca ora comporre, assieme a chi con me ci sta lavorando, la squadra nel rispetto di tutti e poi, se tutto filerà liscio, si giocherà la partita».
Fonte: caveri.it