L’Usl smentisce di aver provocato, col trasferimento di pazienti positivi, la diffusione del “covid-19” all’Isav di St-Pierre, che incasserà oltre 500mila euro

Scritto da aostapresse

13 Aprile 2020 - 13:20
La clinica 'Isav' a Saint-Pierre

Una nota di “precisazioni” dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta, diffusa nella mattinata di lunedì 13 aprile evidenzia che “in relazione alle notizie riportate a mezzo stampa sul presunto trasferimento di pazienti “Sars Cov2” positivi presso il piano “no covid” della clinica “Isav” di Saint-Pierre, la Direzione strategica intende precisare che tali affermazioni sono prive di fondamento”.

“I pazienti trasferiti dall’ospedale al secondo piano dell’Isav – continua la nota – sono stati sottoposti preventivamente a tampone risultato negativo. I pochi pazienti non sottoposti a tampone sono stati trasferiti all’Isav asintomatici e sono ricoverati da un periodo superiore a quanto necessario per la diffusione del virus, ovvero,da un periodo più lungo di una quarantena e quindi da troppo tempo per poter portare il virus all’interno della struttura”.

“Le dinamiche della diffusione del virus – evidenziano ancora dall’Usl valdostana – possono essere molteplici e nessuna può essere esclusa, o confermata, con estrema certezza, pertanto il contagio può essersi verificato con diverse modalità. Gli operatori della sanità stanno lavorando con professionalità in condizioni complesse ed emergenziali cercando di mantenere elevati livelli di sicurezza e la qualità delle cure”.

Una successiva nota della Direzione sanitaria dell’Isav sottolinea che “sin dall’inizio dell’emergenza, abbiamo posto in essere molteplici azioni preventive a tutela di pazienti e operatori. Nello specifico, già dal mese di febbraio è stato avviato il triage in ingresso per tutti (operatori, pazienti fornitori), sono stati ristretti gli accessi ai parenti fino al blocco totale del 6 marzo, è stata redatta e messa in uso procedura per la gestione dei casi sospetti (che prevede isolamento, “dpi”, richiesta tampone e trasferimento in ospedale) e sono stati forniti agli operatori i “dpi” necessari come da linee guida ministeriali. In via cautelativa, già dal mese di marzo con il personale interno più fragile/anziano (medici, ausiliari, infermieri) è stato concertato il non accesso alla struttura a tutela della loro salute”.

“Al momento ci sono cinque operatori positivi non in servizio – spiegano dall’Isav – di cui due prima ancora della suddivisione tra reparti “covid e “non covid”. Non risultano ad oggi né medici né fisioterapisti positivi, né operatori socio sanitari al primo piano, contrariamente a quanto riferito. Nel secondo piano “no covid” i pazienti inviati dalla geriatria, lungodegenza ed altri reparti erano tutti a tampone negativo in ingresso, come da procedura concordata con l’Azienda Usl, contraamente a quanto asserito da più parti e come tali sono stati accolti e trattati. Le mascherine erano comunque in uso sia al personale sia ai pazienti durante i trattamenti e l’assistenza all’igiene ed infermieristica”.

“Ciononostante, ad aprile, si sono registrati dei casi sospetti trattati con tutti i “dpi” necessari – aggiungono dalla clinica di Saint-Pierre – i pazienti sono stati adeguatamente isolati e trattati con procedura specifica, con immediata richiesta di tampone e invio in ospedale. Ancor prima del risultato, il primo positivo risale al 7 aprile, abbiamo tenuto comunque alto il livello di attenzione in reparto. Il virus si conosce giorno per giorno ed è subdolo. Il problema non sono l’Azienda Usl o l’Isav, che peraltro, come tutti, si sta adoperando molto in tale gestione dell’emergenza, nel rispetto di tutti i protocolli e i decreti vigenti. Sappiamo ormai che purtroppo anche un tampone negativo dà garanzie ma non certezze assolute e che un paziente può anche positivizzarsi in un secondo momento dall’effettuazione dello stesso e questo vale ovunque a prescindere da Isav”.

Nei giorni scorsi, su “Facebook”, la dottoressa Mariagiovanna Filippella, responsabile dei medici internisti dell’Isav aveva scritto che «undici pazienti provenienti dall’ospedale sono risultati essere “covid-19” positivi – evidenziava nella serata venerdì 10 aprile, contestando i dati ufficiali diffusi dal dottor Luca Montagnani, coordinatore sanitario dell’emergenza – in un reparto che inizialmente doveva essere non “covid” e due operatori sanitari sono risultati anch’essi positivi. Di questi undici pazienti positivi alcuni sono stati rimandati in ospedale ed altri spostati al primo piano della clinica destinato ai “covid”. In più ci sono cinque in attesa di referto tampone. A questo si aggiunge che non è stato eseguito nessun tampone al personale sanitario venuto in contatto» dopo aver lamentato, il giorno prima la mancanza di organizzazione di un piano di tamponi per gli operatori: «se aspettiamo che stilate un piano di tamponamento per il personale sanitario – aveva scritto, rivolgendosi direttamente a Montagnani – finirà l’epoca “covid”».

“Al momento la situazione di Isav è sotto controllo – ribadisce la Direzione sanitaria della clinica di Saint-Pierre – al secondo piano sono presenti solo pazienti con doppio tampone negativo ed asintomatici in fase di dimissione o trasferimento. Abbiamo deciso che, per il momento, continueremo a gestire il primo piano “covid” con équipe medici dell’Azienda Usl e con il nostro organico come attualmente sta facendo e con un’ottima sinergia. Non sono previste al momento assunzioni di interinali e continueremo ad aiutare la Regione della Valle d’Aosta al massimo delle nostre possibilità. Vogliamo ringraziare tutto il personale in servizio per la dedizione e l’impegno dimostrati sino ad oggi”.

Intanto, lo scorso 3 aprile, la Giunta regionale ha approvato la “remunerazione delle prestazioni di ricovero ospedaliero di pazienti “covid-19″ positivi in miglioramento presso la struttura sanitaria di Saint-Pierre, gestita dalla società Isav SpA”, visto che “nonostante le misure già poste in essere per fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio sanitario per la collettività, è necessario, vista la situazione emergenziale in atto, prevedere nuove soluzioni organizzative attivabili nel caso di ulteriori fabbisogni di posti letto dedicati a pazienti “covid-19” positivi.

Nella bozza di “Progetto di gestione condivisa. Emergenza sanitaria. Isav-Ausl” del 30 marzo 2020, la società Isav SpA ha reso disponibili posti letto dedicati a pazienti positivi al “covid-19” in miglioramento ed in corso di guarigione e negativizzazione, proponendo, ai fini della remunerazione, l’utilizzo della tariffa “MDC4 – malattie e disturbi dell’apparato respiratorio”, maggiorata del 15%, in considerazione della complessità riorganizzativa della struttura per ospitare i
pazienti di cui trattasi che, “considerata l’eccezionalità della situazione – si legge nella delibera – la complessità degli interventi richiesti, l’elevato grado di personalizzazione e adattamento delle prestazioni sanitarie da erogare ai malati “covid-19″, è stata ritenuta congrua dai competenti uffici regionali” per una spesa di 541.128 euro.

Fonti: Ufficio stampa Azienda Usl della Valle d’Aosta, Direzione sanitaria Isav Saint-Pierre, profilo “Facebook” di Mariagiovanna Filippella e deliberazione n. 248 del 03/04/2020 della Giunta regionale

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