Sulle pagine della “Stampa” dissing tra il caposervizio di Aosta ed il presidente della Regione, che non risponde alle domande dei giornalisti

Scritto da aostapresse

20 Maggio 2020 - 11:00
Una conferenza stampa della Giunta regionale trasmessa in diretta

«Prendo atto della formula, sicuramente originale, con cui avete voluto esprimere la vostra professionalità e spero di potervi personalmente incontrare quanto prima per un confronto serio e profondo in merito ad uno dei momenti più drammatici della storia recente non solo della Valle d’Aosta, ma del mondo intero».

Conclude così Renzo Testolin, presidente della Regione, la risposta inviata al quotidiano “La Stampa”, dopo che, domenica 17 maggio, il caposervizio dell’edizione di Aosta, si era pubblicamente lamentato di non aver ricevuto le risposte ad un’intervista inviate oltre due settimane prima: «un politico può, legittimamente, considerare i giornalisti (o alcuni) un fastidio, una rogna, una perdita di tempo, persino una congrega di cretini o peggio – aveva scritto su “Facebook”, Stefano Sergi, “lanciando” il suo editoriale – l’unica cosa che un politico non dovrebbe mai fare, in particolare un politico che detiene una quantità di potere locale senza eguali in Italia, è non rispondere alle domande che si pone una larga fetta della popolazione, popolazione il cui destino sanitario ed economico dipende, nel pieno di un’emergenza epocale, proprio dalle scelte del politico di cui sopra. Ecco perché abbiamo deciso di pubblicare, affinché i lettori sappiano, le domande alle quali, in 19 giorni, il presidente della Valle d’Aosta non ha mai voluto rispondere nonostante avesse accettato la richiesta di un’intervista e mi avesse espressamente chiesto di ricevere le domande in forma scritta. Forse ha deciso che non gli piacevano, non lo so, questione di gusti. Era il 27 aprile. Ma come ho scritto qui sotto, rispondere è una questione di democrazia più che di buona educazione”.

Le domande, oltre che sul quotidiano, sono state evidenziate, sul suo blog (qui) dall’ex presidente della Regione Luciano Caveri, che ha chiesto ad «Ordine dei Giornalisti e Sindacato stampa valdostana facciano sentire la propria voce a tutela della libertà di stampa. Nessuno può essere sordo o tirare dritto quando una crisi come quella del “coronavirus” colpisce una comunità, perché questa situazione, che già ha sospeso molte libertà, non mi risulta abbia sospeso la libera informazione e gli obblighi di rispondere alle domande poste».

“Il 25 aprile, nel pieno dell’emergenza coronavirus, abbiamo inoltrato una formale richiesta di intervista al presidente della Regione, Renzo Testolin, attraverso i canali istituzionali, ossia l’Ufficio stampa della Giunta – si legge nell’editoriale “Il Punto” – nel giro di poche ore ci è arrivata, dallo stesso ufficio, la risposta affermativa, ma con la specifica richiesta, voluta dallo stesso presidente, di avere le domande in forma scritta. Non è nostra abitudine acconsentire a richieste simili, perché impediscono il normale e doveroso incalzare di un giornalista nei confronti dell’interlocutore, chiunque esso sia, sulla base delle sue risposte. Tuttavia, vista l’eccezionalità della situazione, abbiamo acconsentito e , in data 27 aprile, abbiamo trasmesso 14 domande al presidente Testolin. In 19 giorni non abbiamo mai ricevuto risposta, né spiegazioni. Chi governa una Regione, attraverso una concentrazione di cariche e potere che non ha eguali in Italia e ancor di più nel pieno di una pandemia devastante e epocale, ha il dovere di dare risposte ai cittadini. Sottrarsi alle domande non è un problema di scarsa educazione, ma di democrazia”.

“Abbiamo quindi ritenuto opportuno, a beneficio dei lettori, elencare qui sotto le principali domande alle quali il presidente Testolin non ha voluto rispondere – continua l’editoriale – Non le sembra impossibile poter svolgere al meglio tutti i suoi incarichi, durante la peggior emergenza dalla Seconda Guerra mondiale? L’elenco: lei è presidente della Regione, prefetto, assessore alle finanze attività produttive e artigianato, assessore alle opere pubbliche, territorio ed edilizia residenziale pubblica e pure assessore al turismo, sport, commercio, agricoltura e beni culturali. Ci dica, lei è “Superman” oppure i suoi predecessori su quelle poltrone erano semplici figuranti? La Valle d’Aosta ha conquistato il triste primato di maggior numero di contagi rispetto alla popolazione. Crede sia stata una buona idea fare quell’appello pubblico ai turisti, peraltro condiviso dalle vostre autorità sanitarie, a venire in Valle d’Aosta «perché è un luogo sicuro» quando la pandemia stava dilagando in Lombardia con risultati drammatici? Presidente, tornando al triste primato valdostano in termini di contagi, sembra evidente che qualcosa non abbia funzionato in una sanità locale che ha sempre fatto vanto di standard qualitativi altissimi. Che cosa, secondo lei? L’autonomia valdostana sembra essere passata in secondo piano, in questa pandemia. La sanità è competenza della Regione, che però in questo ambito ha sempre seguito scrupolosamente ogni dettame arrivato da Roma. Il Veneto, che autonomo non è, è andato per un’altra strada e, risultati alla mano, ha imboccato la strada giusta. Perché, pur avendone la possibilità, avete aspettato tanto a introdurre controlli a tappeto e blocchi stradali? E perché non avete pensato fin dal primo momento a fare tamponi al personale sanitario preservando l’unico ospedale disponibile sul territorio?”.

Le altre domande riguardano “A proposito di ospedale, siete intenzionati a creare nella clinica di Saint-Pierre un “ospedale covid”, ma la Dirigenza della clinica non sembra dello stesso avviso. Li convincerete o avete alternative e, se ne avete, quali sono? Ha ancora senso parlare di ampliamento dell’ospedale “Parini”, o l’idea sta tramontando e lascia spazio alla realizzazione di un nuovo nosocomio? L’emergenza sta bloccando l’intera economia ma, in particolare, il turismo: bar, ristoranti, alberghi, rifugi. Gli operatori chiedono un interlocutore, ossia un assessore, che però è Lei. Come e quando pensa che si possa sbloccare questa anomala situazione politica? Tradotto, fino a quando pensa di mantenere tutte queste cariche? L’impressione, da parte dei valdostani, è che la politica stia affrontando questa emergenza con i soliti tempi della politica italiana, tra proclami, commissioni, task-force, dichiarazioni d’intenti, analisi, discussioni eccetera con, sullo sfondo, la perenne campagna elettorale. Ma all’atto pratico, ancora poco o nulla, a parte due spiccioli del governo. Cosa risponde? A proposito di task force, quella che avete nominato è formata sostanzialmente da coordinatori, e tra l’altro manca stranamente quello delle finanze. Sembra l’ennesimo apparato burocratico. Sbagliamo? Guardando al futuro, non crede che un progetto serio della Regione in tema di tecnologia e politiche del lavoro possa portare a uno sviluppo su ampia scala del telelavoro, anche come freno allo spopolamento dei piccoli paesi?”.

“L’intervista si concludeva con “Ci dica tre cose che non rifarebbe” – conclude l’editoriale, – anche in questo caso non conosciamo la risposta ma, nel caso il presidente ritenga di aver commesso qualche sbaglio, auspichiamo che inserisca tra questi la decisione di rifiutarsi di rispondere a domande che riguardano la salute e il destino economico di decine di migliaia di valdostani”.

«Mi corre l’obbligo, mio malgrado, in quanto generalmente non aspiro né a particolare protagonismi giornalistici né a poco produttivi botta e risposta che sanno più di personale che di istituzionale, di rispondere al punto pubblicato su “La Stampa” domenica in merito ad una mia intervista mai realizzata con il vostro quotidiano – si legge quindi nella risposta di Testolin, pubblicata dal quotidiano martedì 19 maggio – Mi permetto di partire dal principio che ritengo sia obbligo di un amministratore dare risposte, in primis, sul campo, specialmente in un periodo emergenziale quale quello che stiamo vivendo, che ci vede impegnati ormai da 83 giorni, sostanzialmente 24 ore al giorno, nel cercare di far fronte ad una moltitudine di situazioni e problematiche straordinarie di cui la storia non si dimenticherà così presto, purtroppo».

«Per quanto riguarda il rapporto con i mezzi di informazione, aspetto importante e determinante di questa emergenza, sottolineo che non ci siamo mai sottratti al confronto – continua Testolin – che, al contrario abbiamo creato dapprima quotidianamente e poi settimanalmente attraverso conferenze stampa dedicate, magari non esaustive, ma sempre serie e finalizzate a rappresentare in maniera corretta e puntuale alla popolazione valdostana le criticità e gli sviluppi della situazione, così come gli interventi e le iniziative adottati. Conferenze laddove i giornalisti hanno sempre potuto liberamente presentare a me, così come ai colleghi di Giunta ed ai referenti della gestione regionale della crisi, interrogativi e questioni tecniche e politiche di ogni tipo. Il momento contingente, glielo garantisco, ha assorbito ogni secondo delle giornate di chi con questa pandemia ha dovuto confrontarsi in maniera improvvisa e costante con una situazione politico-amministrativa peraltro già di suo molto particolare. In certi momenti è indispensabile dare delle priorità alle cose che si devono fare rispetto a quelle meno urgenti, anche se queste scelte possono generare qualche giudizio negativo di troppo. Sinceramente ho sempre concepito l’amministrazione e le Istituzioni in generale, un servizio da compiere con il massimo impegno, la massima serietà e con tutta l’attenzione che si è capaci di esprimere e, questo, a solo beneficio del risultato finale, anche se lo stesso richiede di accollarsi giudizi non sempre favorevoli».

«È con questo spirito semplice che in questo periodo si è cercato di fare delle scelte e di dare priorità alle cose urgenti da fare e da privilegiare – ribadisce il presidente della Regione – per cercare, così come farebbe in queste circostanze e con buon senso, ogni buon padre di famiglia, di proteggere la comunità e trovare soluzione ai problemi sempre nuovi che ogni giorno si sono presentati. Probabilmente ci si è qualche volta dimenticati di comunicare a sufficienza, vedendosi così attribuire titoli di poca attenzione o di non volontà di informare, ma ci sono momenti dove è più opportuno fare che dire e questi mesi sono stati, soprattutto fino a qualche giorno fa, uno di questi momenti. Non è stato sicuramente questo un periodo semplice, nel quale solo con molta fatica si è riusciti a trovare il tempo per cercare di soddisfare tutte le richieste. Per la vostra peraltro ci abbiamo provato, attraverso il nostro Capo Ufficio stampa, ma fraintendimenti e qualche inconveniente su modalità e tempistiche, seppur non voluti, ci hanno impedito di essere puntuali e di questo evidentemente, per la parte che ci concerne, ce ne scusiamo con voi e con i vostri lettori».

«Ci tengo comunque a evidenziare come le domande che mi avevate anticipato abbiano trovato progressivamente risposta nella quotidianità delle azioni approntate in questi mesi – chiosa Renzo Testolin, continuando a non rispondere alle domande poste dal quotidiano torinese – così come, da un punto di vista comunicativo, abbiano avuto una interlocuzione e un confronto continuo con gli organi di informazione tramite gli appuntamenti di diretta streaming convocati dall’Ufficio stampa regionale. Per voi, in alternativa alla difficoltà di avere risposte da parte mia, assolutamente senza alcuna polemica, avrebbe magari potuto essere quello il contesto nel quale riformulare le vostre domande, anche sottolineando in quella stessa sede un ritardo che vi avrei volentieri chiarito senza vergognarmene».

Fonti: profilo “Facebook” di Stefano Sergi, sito di Luciano Caveri, quotidiano “La Stampa”, edizione di Aosta, del 19/05/2020

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