Un presunto danno erariale di oltre due milioni di euro. È questa la cifra che la Procura regionale della Corte dei conti di Aosta contesta a 23 dirigenti della sanità valdostana, tra ex direttori generali, direttori sanitari, amministrativi e membri di Commissioni di concorso, nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina del primario di chirurgia vascolare dell’ospedale “Parini” nel 2008, il dottor Flavio Peinetti.
L’indagine, coordinata dal procuratore regionale Quirino Lorelli e condotta dai Carabinieri di Aosta, è scaturita da una denuncia presentata il 12 novembre 2024: nei giorni scorsi i 23 indagati hanno ricevuto l’invito a dedurre, un atto preliminare al giudizio contabile che dà 45 giorni di tempo per presentare le proprie controdeduzioni difensive.
L’origine del caso: un attestato mai conseguito
Secondo la ricostruzione della Procura contabile, il concorso bandito nel 2008 per la direzione della Struttura complessa di chirurgia vascolare dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta richiedeva tra i requisiti l’attestato di formazione manageriale, previsto per legge per gli incarichi apicali in ambito sanitario.
Tra i candidati, otto in tutto, solo due dichiararono di possederlo, tra cui Flavio Peinetti, che tuttavia, secondo le indagini, non ne era effettivamente in possesso. La Commissione esaminatrice, presieduta da Pierluigi Berti e composta da Gianantonio Simoni, Carla Porta e dalla segretaria Ada Androni, ne validò comunque la candidatura.
Peinetti risultò vincitore e venne nominato primario con delibera dell’allora direttrice generale Stefania Riccardi.
Tre anni più tardi, nel 2011, la stessa Riccardi gli conferì anche la direzione del Dipartimento cardio-toracico-vascolare, con un aumento retributivo, incarico poi rinnovato e prorogato più volte negli anni successivi da differenti direzioni generali e collegi tecnici.

Quindici anni di incarichi e omissioni
Per la Procura, l’irregolarità iniziale avrebbe generato un “effetto domino”: Peinetti avrebbe continuato a ottenere conferme e incarichi dirigenziali nonostante l’assenza del requisito, con la complicità, o almeno la negligenza, di chi avrebbe dovuto verificare i titoli dichiarati.
Il presunto danno erariale stimato ammonta a 2 milioni e 31mila euro, equivalenti agli stipendi percepiti dal medico dal 2008 a oggi. In subordine, l’accusa ipotizza un danno ridotto, pari a circa 765mila euro, corrispondente alle differenze di retribuzione derivanti dagli incarichi direttivi.
Nell’invito a dedurre il procuratore Lorelli parla di “gravissime omissioni, reiterate volontariamente negli anni” e sostiene che «l’illecito penalmente rilevante commesso dal dottor Peinetti avrebbe dovuto comportare il licenziamento».
I nomi coinvolti
Oltre a Flavio Peinetti, oggi 61enne e recentemente nominato coordinatore di un gruppo operativo dell’Istituto Superiore di Sanità, figurano nell’inchiesta:
- gli ex direttori generali Stefania Riccardi e Massimo Uberti (attuale direttore generale dell’Azienda Usl, in carica dal 2022);
- gli ex direttori sanitari Pierluigi Berti, Giuseppe Defilippis, Guido Giardini e Massimo Veglio;
- gli ex direttori amministrativi Valter Pietroni e Marco Ottonello;
- vari funzionari e responsabili di procedimento, tra cui Ada Androni, Monia Carlin, Mariangela Morrocu, Sara Massa, Chiara Galotto, Paolo Millo, Cinzia Assanti e altri.
A tutti viene contestato, a vario titolo, di aver avallato o prorogato incarichi dirigenziali in assenza dei requisiti previsti dalla normativa.

La difesa e i nodi normativi
Il direttore generale Massimo Uberti, che ha ricevuto anche lui l’invito a dedurre, ha spiegato che la vicenda nasce da «una certificazione non verificata risalente a oltre quindici anni fa» e che la Corte dei conti sta chiedendo a tutti i soggetti coinvolti di documentare il proprio operato.
«Ciascuna direzione – ha precisato – dovrà ricostruire la parte di procedura che la riguarda, trattandosi di passaggi avvenuti in periodi diversi e con normative parzialmente cambiate».
L’ex direttrice generale Stefania Riccardi sostiene che nel 2010 «l’attestato manageriale non era obbligatorio» e che «occorre distinguere tra dirigenti di primo e di secondo livello», rimandando a una ricostruzione tecnica delle norme allora vigenti.
La normativa in materia, infatti, ha subito varie modifiche tra il 1999 e il 2010, prevedendo in alcuni casi la possibilità di frequentare il corso di formazione dopo la nomina o di essere esonerati se già in servizio continuativo.
L’indagine contabile
L’inchiesta della Corte dei conti, istruttoria n. 100085/2024, non ha al momento risvolti penali ma solo amministrativo-contabili. Le 23 persone coinvolte hanno 45 giorni di tempo per presentare memorie e prove a discarico.
Al termine della fase istruttoria, la Procura potrà decidere se archiviare o citare in giudizio gli interessati davanti alla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Valle d’Aosta.








