A tre settimane dalla riapertura, prevista il 12 dicembre 2025, il maxi-cantiere del Traforo del Monte Bianco è entrato nella sua fase conclusiva. L’intervento di quest’autunno, il secondo grande “cantiere test” sul risanamento strutturale della volta, consegnerà altri 250 metri di galleria completamente rinnovati, dopo i 335 metri rifatti lo scorso anno.
Il bilancio è chiaro: 15 settimane di chiusura totale, circa 21 milioni di costo, 30 cantieri attivi in contemporanea e oltre 200 persone al lavoro ogni giorno, di cui 120 in galleria.
Il cantiere 2025: 250 metri rifatti, scoperto un fiume ed una tramoggia
Il tratto interessato quest’anno si trova sul versante italiano, a qualche chilometro dall’imbocco, fino al garage 26. È una delle zone selezionate dopo le indagini sui materiali della galleria.
Il lavoro sulla volta e sugli impianti è stato regolare, tranne un episodio che ha portato alla scoperta di un problema d’acqua imponente, un fiume che scendeva dalla volta con una portata di 300 litri al secondo. La questione erano nota, ma nel momento in cui è stata liberata l’acqua si è formato un lago, costringendo gli operai a lavorare con mute da kayak.
Smontate le parti ammalorate, è riemersa una testimonianza della costruzione originale del 1962-65, con il ritrovamento di una grande tramoggia rovesciata usata durante lo scavo del tunnel che è stata poi inglobata in un nuovo sistema d’ispezione per monitorare l’acqua, che viene convogliata verso la rete antincendio del traforo.

Come si ricostruisce il tunnel oggi: conci prefabbricati, resine, impermeabilizzazioni e sensori
Il rifacimento ha seguito una tecnica mista:
- piedritti in cemento armato costruiti in loco;
- 220 conci prefabbricati in cemento armato, realizzati appositamente in Olanda;
- una “chiave di volta” continua che corre lungo il tunnel;
- un sistema di impermeabilizzazione multistrato: un grande “materasso” bianco, punteggiato da tubicini per l’iniezione di resine;
- sensori moderni: un filo laser termosensibile che scatta l’allarme a 70°, telecamere, sistemi di rilevazione fumi.
Una volta riaperta la circolazione, il tunnel entrerà in una pausa operativa di un anno. Non ci saranno lavori strutturali nel 2026: servirà a valutare i risultati dei due cantieri test e a definire la strategia definitiva.
Poi, il calendario prevede da settembre a dicembre 2027 un terzo cantiere sullo stesso modello, con nuova chiusura totale e negli anni successivi l’avanzamento progressivo del rifacimento, “tratto per tratto”.
Con il metodo attuale, un cantiere all’anno per tre mesi, il Geie Tmb stima altri 16 anni per rinnovare completamente tutta la volta, tutti i piedritti, tutti gli impianti elettrici, l’illuminazione a LED ed i sistemi di ventilazione e sicurezza, a meno che la politica non cambi approccio e scelga una chiusura totale di 2-3 anni, che ridurrebbe drasticamente i tempi complessivi, una decisione che avrebbe però un impatto enorme sulla logistica, il turismo e il trasporto merci del corridoio Italia–Francia.

Il presente e il futuro
Il cantiere corre verso il traguardo di venerdì 12 dicembre 2025: la sfida è rispettare tempi e standard di sicurezza, restituendo al traffico una galleria più moderna, più solida e con infrastrutture completamente riviste.
Dopo due cantieri test, l’impressione degli ingegneri è chiara: il traforo del Monte Bianco non sta “invecchiando”, sta rinascendo pezzo dopo pezzo, ma il prezzo da pagare sono le chiusure e gli inevitabili disagi.
Il beneficio, se la pianificazione reggerà, sarà un tunnel più sicuro, impermeabile, ispezionabile e tecnologicamente allineato agli standard europei del XXI secolo.











