Per mesi la popolazione di Arnad ha contato furti e tentativi di effrazione. Nella serata di venerdì 5 dicembre 2025 la tensione è esplosa: un presunto ladro è finito all’ospedale con il bacino fratturato e una ferita al ventre, colpito, secondo i primi accertamenti, anche con un oggetto appuntito, probabilmente un piccone. A strapparlo al linciaggio è stato l’intervento dei Carabinieri.
L’uomo, un 40enne albanese senza fissa dimora, incensurato, è stato arrestato con l’accusa di furto aggravato. Addosso gli sono stati trovati 500 euro in contanti, una borsa di lusso e altri oggetti preziosi per un valore di circa cinquemila euro. Il giudice per le udienza preliminari Davide Paladino ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere, dove sarà trasferito non appena le sue condizioni sanitarie lo consentiranno. Il processo per direttissima è fissato per il 19 dicembre.
Il paese in allerta, 50 persone in strada
Erano da poco passate le 19 quando, venerdì 5, in paese è iniziata a girare la voce sulle app di messaggistica: “sono tornati i ladri, chiudete le porte”. Prima un furto in frazione Sisan, poi un nuovo allarme ed in pochi minuti il passaparola ha messo in moto mezzo paese.
Una cinquantina di persone si è riversata nelle strade e, nel frattempo i ladri erano effettivamente entrati in un’altra casa, quando sono stati scoperti per aver fatto rumore nel tentativo di aprire una cassaforte. Alcuni vicini hanno chiamato il 112, ma fra la telefonata e l’arrivo delle pattuglie è scoppiato il caos.
I due uomini in fuga sono stati individuati mentre si allontanavano verso il bosco. Grazie anche all’uso di una termocamera, uno dei due è stato scovato nei pressi del torrente Verdoyen: circondato da un gruppo di residenti, ha tentato un ultimo salto nell’alveo in secca, riportando la frattura del bacino. Secondo le testimonianze raccolte, in quei momenti sarebbe stato colpito con bastoni e con un attrezzo appuntito, forse un piccone. Il complice è invece riuscito a far perdere le proprie tracce lungo i sentieri sopra il paese.
Quando sul posto sono arrivati i Carabinieri hanno trovato diverse persone armate di bastoni e non senza fatica hanno strappato il 40enne all’ira della folla: è stato quindi trasportare all’ospedale regionale di Aosta, dove gli è stata formulata una prognosi di 30 giorni.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, la casa colpita ad Arnad non era stata scelta dopo sopralluoghi, ma semplicemente perché all’interno era tutto buio: i ladri hanno ipotizzato l’assenza dei i proprietari e sono entrati: il quadro è quello di una “manovalanza criminale” reclutata a Torino, facendo leva sulla disperazione.
L’umo fermato ha scelto di non rispondere ai Carabinieri e neppure al pubblico ministero e sarà processato per direttissima il prossimo 19 dicembre mentre i Carabinieri stanno anche indagando per identificare i tre cittadini che avrebbero materialmente colpito l’uomo e partecipato al pestaggio.

L’incontro tra Carabinieri e scolari delle scuole di Arnad, con il sindaco Alexandre Bertolin
La voce dei cittadini: «siamo esasperati, non giustizialisti»
Il sindaco di Arnad, Alexandre Bertolin, ha parlato di «cinque o sei raid nelle ultime settimane», ma in paese c’è chi ne conta molti di più, fino a 60 edifici violati da inizio estate. La vicinanza all’autostrada, i sentieri che salgono verso il bosco, gli accessi secondari: un mix che, nella percezione degli abitanti, rende il territorio estremamente poroso. Le oltre cinquanta telecamere installate dal Comune «servono per capire dopo come si sono mossi i ladri – ha sottolineato Bertolin – ma non bastano a fermarli».
Sui social media è circolata una lunga lettera firmata da un abitante di una delle case svaligiate, una testimonianza che fotografa meglio di ogni statistica il clima in cui si è consumato il pestaggio: «ci hanno portato via sacrifici, non oggetti» ha evidenziato il cittadino, raccontando della casa violata, della finestra rotta, di due bambini piccoli e di «una paura che ti rimane addosso».
«L’allarme è partito, ma dieci minuti sono eterni», ha criticato, sottolineando che i tempi di intervento delle Forze dell’ordine non riescono a competere con la rapidità dei ladri. «Senza i cittadini, uno dei ladri non sarebbe stato fermato», ha aggiunto, sostenendo che la mobilitazione popolare, pur degenerata, ha contribuito in modo decisivo all’individuazione del sospetto, proponendo forme di collaborazione lecita tra popolazione e Forze dell’ordine per chiudere vie di fuga e guadagnare minuti preziosi: «non siamo un problema da gestire, ma una risorsa da organizzare» temendo che «il ladro, essendo incensurato, sarà liberato presto».
«Se non ci si sente protetti, le persone si organizzano da sole», ha chiosato.
«Vogliamo ringraziare di cuore tutta la comunità di Arnad e tutte le persone che hanno contribuito alla cattura di almeno uno dei responsabili dei furti – ha scritto sui social media un’altra delle vittime – purtroppo i fatti dimostrano quanto spesso la popolazione sia più reattiva delle Forze dell’ordine, e questo lascia amarezza, anche se sappiamo bene che non è colpa degli operatori, ma di una legislazione che non sempre li mette nelle condizioni migliori per agire. La nostra casa è sottosopra, ma faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per ottenere giustizia».
L’Arma assicura: più controlli contro i furti
I fatti di Arnad sono accaduti proprio mentre il Gruppo Carabinieri di Aosta aveva appena annunciato l’intensificazione dei servizi preventivi in vista delle festività: più pattuglie automontate, servizi a piedi affidati a personale esperto nell’area pedonale di Aosta, nei principali centri turistici e nei comprensori sciistici, con l’obiettivo dichiarato di “assicurare una condizione di autentica tranquillità sociale” e aumentare la percezione di sicurezza tra residenti e turisti .
L’Arma ha ribadito che i controlli spettano alle Forze dell’ordine, non alle ronde improvvisate così come il questore di Aosta che ha denunciato che «la deriva giustizialista è pericolosissima. Le ronde non devono essere fatte in alcun modo. Bisogna chiamare il 112, aspettare l’arrivo delle Forze dell’ordine e segnalare subito persone, auto o movimenti sospetti».

Una pattuglia dei Carabinieri a piedi, nel centro di Aosta
Cosa rischia chi “punisce” i ladri: i precedenti in Italia
Il confine tra difesa legittima e giustizia privata non è teorico: negli ultimi anni i tribunali hanno già condannato chi ha reagito in modo sproporzionato contro ladri o rapinatori.
Il caso più noto è quello del gioielliere Mario Roggero, che nel 2021 uccise due rapinatori e ne ferì un terzo a Grinzane Cavour, in provincia di Cuneo. Nel dicembre 2023 era stato condannato in primo grado ad una pena di 17 anni di carcere e lo scorso 3 dicembre 2025 la Corte d’assise d’appello di Torino ha ridotto la pena a 14 anni e 9 mesi, confermando che non si trattò di legittima difesa ma di una reazione punitiva contro rapinatori ormai in fuga.
Nelle motivazioni, i giudici hanno parlato di “vera e propria esecuzione” dei rapinatori, sottolineando che, una volta cessato il pericolo immediato, la violenza non è più giustificabile.
Tradotto: anche di fronte a un furto in casa o a un rapinatore, la legge non copre pestaggi, inseguimenti punitivi e “lezioni esemplari”. Chi picchia rischia di sedersi sul banco degli imputati per lesioni gravi, gravissime o peggio.
Il fronte politico: i commenti dalla Lega e da AVS
Sui social media l’episodio di Arnad è stato immediatamente commentato da due consiglieri regionali della Lega. Andrea Manfrin ha scritto: «quello del ladro è un mestiere pericoloso, se giustamente qualcuno si arrabbia e agisce di conseguenza non ci si deve sorprendere né attivare una caccia all’uomo, bensì deve servire da deterrente. P.s. Chi è causa del suo mal pianga se stesso!». Il collega Simone Perron ha invece contestato l’uso del termine “aggressori”: «notate bene: “gli aggressori”. Se uno va a rubare, l’aggressore, cioè la parte attiva che inizia l’azione, è lui. Sarebbe corretto dire gli aggrediti che hanno risposto».
Parole che si scontrano con la linea ufficiale di Questura e Arma: nessuna esasperazione o allarme furti giustifica pestaggi e ronde.
«Il lavoro c’è ma non è per tutti – ha invece analizzato Katya Foletto, consigliera comunale ad Aosta di AVS – Rete Civica VdA – se non sei giovane, hai delle patologie, una storia difficile alle spalle e forse anche il carcere, il lavoro non c’è, come non c’è la casa e tutto diventa complicato e a volte si fa peggio ma forse si fa quello che si vede come unica scelta».
Ora toccherà agli inquirenti ricostruire ogni passaggio di quella notte ad Arnad ed alla Magistratura stabilire le responsabilità, del ladro e di chi ha deciso di fargliela pagare a colpi di bastone.










