È morta per annegamento Laura Vietri, 32 anni, originaria dell’Aquila, trovata senza vita martedì 23 dicembre 2025 in un laghetto in località Pilaz, tra Champoluc e la frazione omonima. È quanto emerge dai primi risultati dell’autopsia, eseguita nella mattina di sabato 27, all’ospedale Parini di Aosta: la relazione completa verrà depositata presso la Procura di Aosta entro 60 giorni.
Sul corpo non sono state rilevate tracce di sostanze stupefacenti e l’esame medico-legale, insieme agli accertamenti già svolti, porta a escludere un’aggressione. Restano quindi in primo piano gli elementi raccolti fin dalle prime ore: sulla neve attorno al laghetto sarebbero state trovate solo le impronte della giovane, circostanza che fa ritenere che al momento dell’accaduto fosse da sola.
Il corpo della donna era stato notato da un escursionista, che aveva dato l’allarme. Vietri lavorava come stagionale nella zona, presso l’hotel diffuso Mascognaz: erano stati i colleghi con cui condivideva l’alloggio a segnalare la scomparsa, non vedendola rientrare nella serata precedente.
Sul posto, nella mattinata del ritrovamento, erano intervenuti 118, Vigili del fuoco (con il supporto dei volontari), le guide del Soccorso alpino valdostano e i Carabinieri di Brusson.

L’ultima foto pubblicata sui social da Laura Vietri
Cosa succede se si cade in un laghetto gelato
Cadere in acqua a fine dicembre, anche se bassa, non è una banalità. Il rischio vero non è solo annegare: è lo shock da freddo e l’ipotermia, che possono arrivare molto prima.
Nei primi secondi può scattare lo cold shock: respiro che “parte” da solo, iperventilazione, perdita di controllo e panico. Se in quel momento si finisce con la faccia in acqua o si beve acqua, i guai sono immediati. Dopo pochi minuti mani e braccia perdono forza e coordinazione: anche con l’acqua alla vita non si riesce più ad aggrapparsi, rialzarsi o a spingersi fuori. È il paradosso: nonostante si sia vicino alla riva non riescono a fare i movimenti giusti.
Poi arriva l’ipotermia: la temperatura corporea scende, la lucidità cala, si ci confonde e ci si addormenta. Nel freddo l’organismo “stacca” progressivamente.
In più c’è il ghiaccio: se la superficie è parzialmente gelata, può rompersi sotto i piedi e trasformare una semplice passeggiata in una caduta improvvisa. E la risalita può essere difficile perché il bordo è scivoloso, il ghiaccio cede e non si ha presa.
Insomma: anche senza correnti e senza profondità, bastano pochi minuti perché una scivolata diventi una tragedia.









