Nella seduta di martedì 25 novembre 2025 il Consiglio Valle ha discusso di educazione affettiva e sessuale a partire da un’interpellanza proposta dall’ex assessore Jean‑Pierre Guichardaz (Partito Democratico – Federalisti Progressisti), che ha messo al centro la domanda politica «che scuola vogliamo?» in relazione al disegno di legge Valditara sul consenso informato in ambito scolastico.
Guichardaz ha criticato il Ddl, accusando il Governo nazionale di voler «mettere la sordina» alla scuola ogni volta che affronta temi complessi come affettività, sessualità, rispetto, consenso, corpo e relazioni, evocando paure sull’ideologia gender e sulla woke culture scollegata dai percorsi reali presenti nelle classi.
Richiamando l’esperienza valdostana, Guichardaz ha ricordato che da anni le scuole lavorano con percorsi strutturati, scientificamente fondati e affidati a professionisti dell’Azienda Usl (ostetriche, psicologi, educatori), focalizzati su rispetto, consenso, relazioni sane e prevenzione di violenze e discriminazioni. Secondo l’ex assessore regionale, le famiglie sono spesso le prime a chiedere aiuto, dichiarandosi disarmate di fronte alla crescita degli adolescenti, e la scuola non va trattata come un luogo da sorvegliare ma come uno spazio autorevole in cui costruire consapevolezza, senza arretrare rispetto a un lavoro di anni.
La risposta di Erik Lavevaz: «in attesa delle norme, si continua a lavorare»
Il nuovo assessore regionale all’istruzione Erik Lavevaz ha risposto annunciando la disponibilità a una ricognizione delle attività in materia di educazione affettiva, emotiva e relazionale svolte nelle scuole valdostane di ogni ordine e grado, per avere un quadro complessivo di progetti che oggi non seguono una «linea generale ben definita». Lavevaz ha definito prematuro esprimere un orientamento definitivo sulle ricadute del Ddl nazionale, spiegando che sarà necessario attendere il testo approvato e le disposizioni attuative, che traducono la norma nella realtà dei territori.
Nel frattempo, ha ricordato, le scuole continuano a operare nel quadro delle Indicazioni nazionali, che pongono al centro la persona nella sua globalità (cognitiva, affettiva, relazionale, corporea, etica, spirituale), con riferimenti espliciti all’educazione sessuale nelle discipline scientifiche: in infanzia e primaria si parla di prime informazioni su differenze sessuali, sviluppo e riproduzione; alle medie si affrontano anatomia, fisiologia, sviluppo puberale e corretta informazione su sessualità e prevenzione. Gli interventi sulla sessualità adolescenziale sono da anni nelle competenze dell’Usl e puntano a prevenire malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate e rapporti troppo precoci, coinvolgendo attivamente scuole, famiglie e ragazzi.

Le due visioni a confronto: scuola “sotto tutela” o alleanza educativa
Nel suo intervento conclusivo sull’interpellanza, Jean-Pierre Guichardaz ha collocato il dibattito locale dentro un quadro nazionale che, a suo giudizio, sta «deragliando verso toni da altra era geologica», citando dichiarazioni di esponenti del Governo sulla violenza di genere come “codice genetico maschile” e sull’irrilevanza dell’educazione affettiva per ridurre le violenze. L’ex assessore ha accusato il Ddl Valditara di costruire un impianto di diffidenza verso la scuola, con divieto di affrontare affettività e sessualità nell’infanzia e nella primaria e l’ipotesi, poi ritirata, di estendere i divieti alle medie, mentre i ragazzi sono già esposti a contenuti sessuali online in età sempre più precoce.
Per Guichardaz, il problema non è il principio del consenso informato in sé, ma il suo uso politico per far passare l’idea di una scuola da controllare e frenare, come se ogni percorso educativo nascondesse un’ideologia. L’ex assessore ha rivendicato la fiducia nella professionalità di insegnanti, psicologi e operatori sanitari che lavorano in classe e ha ricordato che, secondo recenti sondaggi, il 90% dei ragazzi chiede educazione affettiva e sessuale a scuola, mentre le famiglie e i docenti domandano strumenti e supporto.
La risoluzione Perron: «più trasparenza, meno ideologia»
Il giorno successivo, mercoledì 26 novembre, il tema è tornato in aula con una risoluzione depositata da Lega VdA, Fratelli d’Italia e La Renaissance, illustrata dal consigliere Simone Perron della Lega, che puntava a impegnare la Giunta a “disincentivare l’uso strumentale delle tematiche riguardanti l’educazione affettiva e sentimentale ad opera di soggetti inidonei e politicizzati” e ad effettuare una ricognizione delle attività svolte e da svolgere nelle scuole valdostane, aprendo un approfondimento in Commissione. Perron ha presentato il Ddl Valditara come un testo «di assoluta libertà» fondato sul consenso informato preventivo, contestando a Guichardaz «inesattezze e imprecisioni» e rivendicando una visione diversa della scuola, in cui le famiglie devono poter vedere in anticipo il materiale usato e scegliere se aderire o meno ai percorsi.
Nel suo intervento, il consigliere leghista ha insistito sulla necessità di controllare con maggiore rigore l’ingresso di soggetti esterni a scuola, con criteri chiari su titoli ed esperienza, per evitare che percorsi legati all’educazione affettiva vengano usati come veicolo per agende ideologiche, citando come esempio alcuni laboratori realizzati in Valle nell’ambito della Pride Week. A suo giudizio, il Ddl si limita a chiedere trasparenza e comparazione delle competenze, subordinando ogni progetto alla deliberazione dei collegi docenti e al consenso delle famiglie, e chi lo accusa di «modello ungherese» alimenta una propaganda che non aiuta il confronto.

Erik Lavevaz: «risoluzione ultronea, impegno già preso»
Nella replica sulla risoluzione, l’assessore Lavevaz ha definito il testo «ultroneo», ricordando di aver già assunto, in risposta all’interpellanza, l’impegno a una ricognizione delle attività di educazione affettiva e sessuale nelle scuole valdostane. L’assessore ha sottolineato che la scuola continua a operare nel quadro delle Indicazioni nazionali e delle linee guida sull’educazione civica, che già prevedono obiettivi su rispetto, non discriminazione, prevenzione della violenza e del bullismo, e che ogni coinvolgimento di soggetti esterni è comunque subordinato alla valutazione degli organi collegiali.
Lavevaz ha ribadito che, in attesa del testo definitivo e delle disposizioni attuative del Ddl nazionale, è possibile e opportuno proseguire con le azioni di sensibilizzazione in corso, ad esempio nell’ambito del Piano regionale legalità e intergenerazionale, che promuove intelligenza emotiva, rispetto e consapevolezza di sé e degli altri in un’ottica di alleanza stabile tra scuola, famiglie e territorio.
Gli interventi sulla risoluzione
Nel dibattito sulla risoluzione è intervenuta anche la consigliera di opposizione Chiara Minelli, capogruppo di AVS – Rete Civica VdA, che ha contestato l’impostazione del testo di Lega, FdI e La Renaissance, giudicandolo sbilanciato sull’idea di una scuola da sorvegliare e poco aderente alla realtà delle aule valdostane. Minelli, che di professione è insegnante di ruolo alla scuola secondaria di primo grado, ha sottolineato che l’educazione affettiva e al rispetto è uno strumento fondamentale per prevenire violenze e discriminazioni, non un cavallo di Troia per ideologie, e ha ribadito la necessità di fidarsi della professionalità degli insegnanti e dei professionisti sanitari, lavorando piuttosto per dare stabilità a progetti che funzionano e per rafforzare il dialogo con le famiglie.
Dai banchi della maggioranza, la consigliera Cristina Machet (Union Valdôtaine) ha espresso a sua volta perplessità sulla risoluzione, riconoscendo l’importanza del consenso delle famiglie ma mettendo in guardia dal rischio di costruire un clima di sospetto generalizzato su chi lavora nella scuola. Machet ha ricordato come in Valle d’Aosta esista una tradizione consolidata di collaborazione tra Istituzioni scolastiche, servizi sanitari e famiglie, e che l’attenzione dovrebbe concentrarsi sulla qualità dei percorsi e sul supporto ai docenti, più che su nuovi strati di controlli politici.

Il voto e la lettura politica di Guichardaz
Alla fine del dibattito l’Assemblea ha respinto la risoluzione con 8 voti favorevoli (Lega VdA, FdI, ADc, La Renaissance), 8 contrari (AVS, PD‑FP, oltre alle consigliere Cristina Machet e Luisa Trione ed all’assessore Leonardo Lotto) e 17 astensioni. Il risultato conferma l’avvio della ricognizione promessa dall’assessore ma senza trasformarla in un mandato politico aggiuntivo a “disincentivare” specifiche attività, lasciando al quadro normativo vigente e agli organi scolastici il compito di selezionare partner e progetti.
In un successivo commento sui social, Guichardaz ha letto l’esito del voto come un segnale di autonomia culturale: PD e AVS hanno votato contro, ma per lui è significativo anche il «no» espresso da esponenti della maggioranza, a partire da Machet, che prenderebbero così le distanze da una lettura della scuola come luogo da «mettere sotto tutela».
L’ex assessore ha rivendicato la scuola valdostana come «valore e non sospetto», ricordando gli investimenti effettuati sulle infrastrutture scolastiche e invitando a non usare le criticità manutentive come argomento per screditare un sistema che, a suo avviso, continua a rappresentare un punto di forza dell’autonomia regionale.
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