Inchiesta sui distributori Ewa/Synergy: sigilli in tutta Italia, uno riguarda Chambave

Una delle pompe di carburante del distributore Ewa a Chambave
Una delle pompe di carburante del distributore Ewa a Chambave

La rete dei distributori a marchio Ewa/Synergy è finita nel mirino delle autorità: su mandato dell’Agenzia delle dogane e monopoli (Adm), dopo un’interdittiva antimafia della Prefettura di Milano, sono state revocate le licenze e apposti i sigilli a 205 impianti sul territorio nazionale. Tra questi, uno in Valle d’Aosta, a Chambave, oltre a una ventina in Piemonte.

Secondo quanto ricostruito dagli organi di controllo e dalle procure che indagano, le società della galassia Ewa/Synergy, ricondotte alla Penta Petroli e alla famiglia Salzillo, sono coinvolte in procedimenti su più fronti. A marzo è scattato un sequestro da 112 milioni di euro nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di finanza di Caserta su una presunta “frode carosello” dell’Iva: tra il 2018 e il 2021 sarebbero stati immessi sul mercato oltre 600 milioni di litri di carburante tramite una rete di “cartiere”, con fatture false per oltre 200 milioni di euro. Altre indagini riguardano intermediazione illecita e caporalato, con turni estenuanti e paghe da pochi euro l’ora secondo l’accusa, e carburante non conforme in alcune aree del Centro Italia.
Tutte le contestazioni rientrano in procedimenti ancora in corso: valgono la presunzione d’innocenza per persone e società coinvolte.

Il pos chiuso del distributore Ewa a Chambave
Il pos chiuso del distributore Ewa a Chambave

Cosa succede in Valle d’Aosta

In regione risulta un solo impianto del marchio, a Chambave: rientra nel perimetro dei provvedimenti di revoca della licenza e chiusura temporanea eseguiti da Adm. Gli operatori dell’Agenzia hanno proceduto agli inventari e all’apposizione dei sigilli; l’impianto non può erogare fino a nuove determinazioni dell’autorità.

Cos’è un’interdittiva antimafia

È un provvedimento preventivo del Prefetto (in Valle d’Aosta viene emesso dal Questore) che, in presenza di elementi di rischio di infiltrazione mafiosa nell’attività d’impresa, impedisce contratti con la PA, concessioni e licenze. A valle dell’interdittiva, le amministrazioni competenti (come Adm, nel caso dei carburanti) revocano titoli e autorizzazioni collegati.

La chiusura dei 205 impianti è l’ultimo sviluppo di un fascicolo che incrocia fiscalità, lavoro e qualità dei prodotti. In Piemonte, tra i punti più noti, anche impianti cittadini molto frequentati per i prezzi bassi; in passato sono emerse segnalazioni di “gasolio allungato” in alcune aree, oggetto di procedimenti distinti.
Le Procure e Adm stanno coordinando gli accertamenti; per gli utenti la raccomandazione è di affidarsi solo a stazioni regolarmente operative e conservare sempre la ricevuta.