A Zermatt si cercano 600 firme per realizzare il grattacielo Lina Peak

redazione aostapresse.it

martedì 9 Dicembre 2025 • h. 11:00

A Zermatt si cercano 600 firme per realizzare il grattacielo Lina Peak

di redazione aostapresse.it | Mar 9 Dic 25 – h. 11:00

Il Lina Peak è il progetto di un villaggio verticale alto 260 metri che potrebbe cambiare per sempre lo skyline di Zermatt, dall’altra parte del Cervino rispetto alla Valle d’Aosta. La torre, firmata dall’architetto e artista locale Heinz Julen, prevede 65 piani, oltre 500 appartamenti ed una serie di funzioni pubbliche e collettive, con l’obiettivo dichiarato di rispondere alla crisi abitativa nella celebre località turistica vallesana.​

Un “paese in verticale” ai piedi del Cervino

Secondo il concept ufficiale, Lina Peak vuole essere “più di una torre”: un luogo in cui abitare, lavorare, fare sport e cultura nello stesso complesso, su un lotto agricolo di circa 6.000 metri quadrati poco a nord del centro di Zermatt. L’edificio avrebbe pianta quadrata di circa 40 metri per lato, 65 piani e un’altezza di 260 metri, che lo renderebbe il grattacielo più alto della Svizzera e il nono d’Europa, una cinquantina di metri in più dell’Allianz Tower di Milano.​

Il progetto prevede più di 500 unità abitative (in alcune ricostruzioni fino a 550), con i primi 30‑32 piani riservati ad “alloggi convenzionati” per residenti e lavoratori stagionali a prezzi calmierati e con vincoli anti‑speculazione. I livelli superiori sarebbero destinati ad appartamenti di lusso, fino a una rooftop penthouse panoramica con vista sul Cervino, pensati per una clientela internazionale disposta a pagare per un affaccio unico sulle Alpi.​

Servizi pubblici, sport e logistica

Lina Peak integra una sala per eventi e concerti da circa 2.500 posti, uno spazio polifunzionale per sport indoor, un hallenbad (piscina coperta) aperta alla popolazione e una palestra, nel tentativo di offrire infrastrutture oggi carenti o disperse nel tessuto del paese. Il complesso concentrerebbe anche funzioni logistiche: parcheggio coperto da circa mille posti auto, magazzini e centro per il carico‑scarico merci, con l’idea di alleggerire il traffico e il caos nel centro di Zermatt, dove le auto private già non possono circolare.​

Elemento chiave è la stazione di valle di una nuova funivia privata che collegherebbe direttamente la torre alla Kumme‑Bahn, inserendo Lina Peak nella rete degli impianti di risalita. Il promotore sostiene che questa “nuova regia dei flussi” permetterebbe di spostare una parte consistente dei flussi sciistici dal cuore del villaggio alla periferia nord, liberando spazio e “restituendo respiro” al centro storico.​

Il confronto del Lina Peak con le altre opere colossali

Il confronto del Lina Peak con le altre opere colossali

Crisi abitativa e modello finanziario

Alla base del progetto, Julen e i suoi sostenitori richiamano l’emergenza abitativa di Zermatt: in un mercato dominato da seconde case e affitti turistici di breve durata, i prezzi di case e affitti risultano gonfiati fino al 50% rispetto ai valori di mercato, rendendo difficile per residenti e stagionali trovare alloggi stabili e accessibili. Lina Peak propone appartamenti convenzionati per oltre 30.000 metri quadrati di superficie abitabile, con limiti alla rivalutazione (circa il 2% annuo) e la possibilità di finanziamenti fino all’80% regolati da criteri sociali, per favorire il rientro alla proprietà da parte delle famiglie locali.​

Sul piano societario, alcune ricostruzioni indicano una ripartizione in quote tra il Comune di Zermatt, le famiglie storiche del paese, gli impianti di risalita e la ferrovia locale; a Julen resterebbe circa il 25% e una quota sarebbe aperta a investitori esterni. Prima però servirà modificare la destinazione urbanistica dei terreni (da agricoli a edificabili) tramite una raccolta di circa 600 firme e, successivamente, un voto popolare; lo stesso promotore indica nel 2034 una data plausibile per l’ingresso dei primi residenti, nel caso in cui l’iter vada a buon fine.​

Visione, polemiche e legami con la Valle d’Aosta

Il progetto, presentato a metà novembre alla popolazione con una serata pubblica e una serie di immagini pittoriche più che realistici rendering, ha diviso profondamente Zermatt. Da un lato c’è chi, preoccupato dall’overtourism (oltre 900.000 passaggi registrati quest’anno sulla funivia principale), vede nel “paese in verticale” una possibile risposta concreta all’emergenza casa; dall’altro chi considera i 260 metri del Lina Peak una provocazione fuori scala rispetto al paesaggio del Cervino, temendo l’ennesima attrazione‑icona che alimenti ulteriormente la pressione turistica.​

La vicenda non è lontana dalla sensibilità valdostana, anche per questioni di persone e di modelli di sviluppo. Heinz Julen è fratello di Franz Julen, presidente del CdA della Zermatt Bergbahnen AG e regista del collegamento internazionale Matterhorn Alpine Crossing con Cervinia, nonché promotore della controversa Matterhorn Cervino Speed Opening di Coppa del mondo, mai davvero andata in porto a causa del caldo e della mancanza di neve nonostante i notevoli investimenti pubblici su entrambi i versanti. Un precedente che alimenta interrogativi, in Italia come in Vallese, sulla sostenibilità di progetti molto ambiziosi in un contesto di crisi climatica e turistica.​

Un dettaglio del rendering di 'The Stone' a Breuil-Cervinia

Un dettaglio del rendering di ‘The Stone’ a Breuil-Cervinia

Il confronto con “The Stone” di Breuil‑Cervinia

Guardando al versante valdostano del Cervino, il dibattito sul Lina Peak ricorda da vicino quello esploso attorno al progetto “The Stone” a Breuil‑Cervinia. Si tratta di un residence‑condominio di 8‑9 piani (molto lontano, quindi, dai 65 livelli di Zermatt) previsto al posto dell’ex hotel Fosson nel centro del paese, per il quale il Comune di Valtournenche ha rilasciato il permesso a costruire all’inizio del 2025 dopo un iter tortuoso, pareri legali contrastanti e una lunga sospensione dei lavori.​

Anche “The Stone” ha scatenato una forte opposizione: petizioni con migliaia di firme, lettere di residenti che parlano di “svendita” dell’identità di Breuil-Cervinia e accuse di trasformare il paese in terreno di caccia per costruttori ed “aspiranti archistar”. I promotori, dal canto loro, ricordano che il nuovo edificio, otto piani in pietra e vetro, con otto unità abitative di fascia alta, si inserisce in un contesto urbano già segnato da palazzoni anni Settanta e Ottanta, spesso molto più impattanti dal punto di vista volumetrico e architettonico.​

La differenza di scala tra Lina Peak e The Stone è evidente: a Zermatt si ipotizza un grattacielo da 260 metri e centinaia di alloggi, concepito anche come infrastruttura pubblica (piscina, asilo, sala concerti, parcheggi e stazione funivia); a Cervinia si discute di un singolo edificio residenziale che completa, nel bene e nel male, una stagione edilizia già fortemente segnata.

In comune ci sono però le domande che attraversano tutte le Alpi: quanta nuova volumetria è sostenibile nei paesi turistici di alta quota? Chi ne trae davvero beneficio tra residenti, operatori e investitori? E, soprattutto, come tenere insieme paesaggio, qualità della vita e diritto alla casa, evitando che la montagna diventi solo scenografia per progetti spettacolari?