Lo hanno trovato senza vita nel suo letto, con accanto il suo cane. Insieme nella morte come nella vita. Mario Ravazzani, 62 anni, residente a Quart, è morto per le esalazioni di monossido di carbonio sprigionate all’interno della sua abitazione in località Seran, un vecchio rudere dove viveva da solo.
L’allarme è scattato nella mattinata di lunedì 10 novembre 2025, intorno alle 10. Un amico, preoccupato perché Ravazzani non si era presentato a un appuntamento, si è recato a casa sua. L’auto era parcheggiata davanti all’abitazione, ma nessuno rispondeva. Dopo vari tentativi ha chiamato il 112.
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri di Nus, i Vigili del fuoco e gli operatori del 118. Quando i soccorritori sono riusciti a entrare, la casa era ancora satura di gas: ai piedi del letto giaceva il corpo del piccolo cane, un simil volpino, e accanto, quello del suo padrone. Per entrambi non c’era più nulla da fare: erano morti da diverse ore.

Ravazzani, disoccupato e separato, viveva da tempo in condizioni di grande precarietà, senza corrente elettrica né gas, con una stufa a legna e un generatore a scoppio che utilizzava per produrre un po’ di energia. Proprio da questi apparecchi, secondo i primi accertamenti, si sarebbe sprigionato il monossido che ha saturato i locali e ucciso l’uomo nel sonno.
La Procura di Aosta ha escluso altre ipotesi e ha già concesso il nullaosta per i funerali, che si terranno nei prossimi giorni.
L’episodio riporta alla mente la tragedia di La Thuile, avvenuta il 26 ottobre scorso, quando una coppia di anziani, Giocondo Jacquemod, 84 anni, e Adelina Roulet, 81, era morta nella propria abitazione sempre per intossicazione da monossido di carbonio.
Due episodi a distanza di poche settimane che ricordano quanto il gas inodore e invisibile, spesso sottovalutato, possa essere letale. E che dietro le cronache di provincia si nascondono spesso vite fragili, fatte di isolamento, povertà energetica e solitudini che si consumano lontano dai riflettori.









