notizie intelligenti dalla Valle d’Aosta

Sciopero a Repubblica e Stampa dopo l’annuncio di vendita del gruppo Gedi

redazione aostapresse.it

giovedì 11 Dicembre 2025 • h. 15:00

Sciopero a Repubblica e Stampa dopo l’annuncio di vendita del gruppo Gedi

di redazione aostapresse.it | Gio 11 Dic 25 – h. 15:00

Lo sciopero dei giornalisti di Stampa e Repubblica, culminato con la mancata uscita in edicola del quotidiano torinese nella giornata di giovedì 11 dicembre 2025, segna il punto di massima tensione nelle trattative per la cessione del gruppo Gedi, che controlla quotidiani, siti e radio del perimetro Exor, compresa la redazione de La Stampa di Aosta.
Dopo mesi di smentite, l’azienda ha confermato alle rappresentanze sindacali l’esistenza di un preliminare per la vendita del perimetro Gedi al gruppo multimediale greco Antenna (Ant1) di Theo Kyriakou, per circa 140 milioni di euro, con closing previsto tra fine gennaio e inizio febbraio 2026, e la ricerca contestuale di un acquirente separato per La Stampa.​

Perché la Stampa è in sciopero​

L’assemblea dei redattori della Stampa ha deciso a larga maggioranza di non far uscire il giornale in edicola l’11 dicembre e di non aggiornare il sito fino alle 7 del mattino, definendo “sconcertante, sconfortante e umiliante” l’esito del primo confronto con i vertici Gedi. Il comitato di redazione denuncia che “tutte le attività editoriali” del gruppo sono in vendita, che per La Stampa si cerca una cessione separata perché il quotidiano non rientra nel perimetro di interesse principale dell’acquirente greco (centrato su radio e asset digitali) e che non è stata offerta alcuna garanzia su futuro della testata, livelli occupazionali, infrastrutture digitali e produzioni comuni di gruppo.
La redazione rivendica i 150 anni di storia del giornale e parla di “attacco senza precedenti” alla dignità professionale, ricordando che meno di due settimane fa John Elkann aveva assicurato pubblicamente che La Stampa avrebbe continuato a informare “con rigore, serietà e indipendenza”.​

La protesta a Repubblica​

Anche a Repubblica, dove sono in corso assemblee permanenti, il cdr parla di “orribile spettacolo” e di “sconcerto” per il modo in cui Gedi ha confermato alle agenzie la trattativa con Antenna dopo aver a lungo negato l’esistenza di qualsiasi negoziato. I giornalisti temono in particolare un pesante ridimensionamento del quotidiano, con ipotesi di taglio di oltre un centinaio di redattori e una trasformazione in testata prevalentemente nazionale, con forte riduzione o chiusura delle cronache locali che rappresentano storicamente un presidio di informazione nei territori.​

Le assemblee di giornalisti e poligrafici hanno già discusso pacchetti di sciopero e forme di mobilitazione coordinate, mentre le rappresentanze sindacali accusano l’editore di aver tenuto fuori le redazioni dalle scelte strategiche sulla vendita e di aver risposto solo a fronte di indiscrezioni di stampa e iniziative pubbliche di possibili acquirenti alternativi, come il family office Lmdv Capital di Leonardo Maria Del Vecchio, che ha pareggiato l’offerta greca senza però ottenere ascolto.​

La trattativa Gedi–Antenna e gli scenari​

Il quadro è quello di una trattativa in fase avanzata tra Exor/Gedi e il gruppo Antenna, controllato da Kyriakou e sostenuto finanziariamente anche dal fondo sovrano saudita Pif, interessato soprattutto alle radio (Deejay, Capital, m2o) e agli asset digitali collegati. La Stampa, considerata fuori dal “core business” dell’operazione, verrebbe ceduta separatamente, con il nome di Nem, il gruppo che ha già acquistato da Gedi le testate locali del Nord Est, indicato tra i possibili acquirenti; per Repubblica restano sullo sfondo sia l’ipotesi Del Vecchio, sia il tema della compatibilità politica di una cessione all’estero di una delle principali testate di opposizione.​

La sede della redazione di Aosta della Stampa

La sede della redazione di Aosta della Stampa

L’Ordine dei giornalisti

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti inserisce lo sciopero di Stampa e Repubblica in un quadro di allarme istituzionale più ampio, parlando esplicitamente di “ulteriore umiliante svendita” del gruppo Gedi e di “smantellamento in atto di voci fondamentali nella difesa del pensiero critico e della democrazia del Paese”. L’Ordine esprime solidarietà ai redattori della Stampa, oggi non in edicola dopo una “giornata drammatica” per la storia della testata, e ai giornalisti di Repubblica, in stato di agitazione permanente contro una cessione a un gruppo straniero privo di un piano industriale pubblico e di garanzie su occupazione e identità editoriale.​

Nel documento, l’Odg richiama anche le modalità della trattativa: mesi di negoziati smentiti dall’azienda, la conferma che tutte le attività editoriali in capo a Exor tramite Gedi sono in vendita, una trattativa avanzata con il gruppo greco AntennaUno (interessato a Repubblica e alle radio, ma non alla Stampa) e l’obiettivo di chiudere le operazioni in circa due mesi senza tutele chiare su livelli occupazionali, infrastrutture digitali e attività comuni di gruppo.
In questo contesto, l’Ordine definisce la mobilitazione di giornalisti e lavoratori Gedi una “giusta battaglia” per difendere dignità del lavoro, autonomia della professione e ruolo democratico di testate che, come Repubblica e La Stampa, rivendicano mezzo secolo e un secolo e mezzo di storia nel sistema dell’informazione italiana.

Il calo di vendite

Le difficoltà proprietarie di Repubblica e Stampa arrivano dopo anni di erosione strutturale delle copie, con cali di diffusione che per entrambi i quotidiani si attestano stabilmente in doppia cifra rispetto a un decennio fa, sia per l’edizione cartacea sia, in misura più contenuta, per quella digitale a pagamento. Il risultato è un modello economico sempre più sbilanciato tra ricavi da edicola in contrazione, abbonamenti digitali che non compensano del tutto la perdita di lettori storici e una crescente dipendenza da pubblicità, investimenti istituzionali e operazioni di finanza straordinaria, che rende le testate più esposte a scelte proprietarie aggressive come lo “spezzatino” oggi contestato dalle redazioni.
Per La Repubblica e La Stampa i dati confermano un ridimensionamento pesante delle copie, con livelli ormai lontanissimi dalle tirature dei primi anni Duemila: La Repubblica è scesa nell’ultimo biennio sotto quota 80mila copie medie giorno tra carta e digitale a pagamento, mentre La Stampa oscilla attorno alle 40–45 mila copie, con cali annui spesso nell’ordine del 10–15 per cento.

Il contesto valdostano​

Nel contesto valdostano, lo sciopero de La Stampa incide anche sulla redazione di Aosta, che pubblica, dal martedì alla domenica, una decina di pagine locali, con i medesimi articoli pubblicati su un sito prevalentemente in abbonamento, realizzati perlopiù da collaboratori esterni, spesso impegnati part‑time.
Più che per il peso effettivo nell’offerta informativa, dato che in Valle d’Aosta sono presenti tre settimanali cartacei, un telegiornale Rai di servizio pubblico, cinque emittenti radiofoniche private ed una dozzina di siti Internet, l’attività del quotidiano appare oggi legata soprattutto alla capacità di intercettare i consistenti investimenti pubblicitari istituzionali, gestiti da una concessionaria nazionale con sede a Livorno.​