La vertenza Telecontact Center arriva in Parlamento. Dopo la manifestazione di lunedì 17 novembre 2025 ad Ivrea, che ha riunito lavoratrici e lavoratori delle sedi di Ivrea e Aosta contro il passaggio dell’azienda alla nuova società DNA Srl, il deputato valdostano Franco Manes ha discusso mercoledì 19 novembre un’interrogazione al Governo, in coordinamento con l’assessore regionale Luigi Bertschy, presente a Roma per seguire l’iniziativa.
L’interrogazione, depositata il 3 novembre, è stata discussa davanti alla decima Commissione Attività produttive: per la prima volta sulla vicenda il Governo è stato chiamato a una risposta formale.
Il cuore della vicenda: la cessione di Telecontact a DNA
Telecontact Center è una società del gruppo TIM con circa 1.600 dipendenti in Italia, di cui 130 tra Ivrea e Aosta. La proposta di cederla a DNA Srl, società con capitale sociale iniziale molto limitato, è stata comunicata ai sindacati a fine ottobre, scatenando proteste immediate.
La procedura prevede:
- un’operazione di aggregazione industriale con un ramo del gruppo “Distribuzione”;
- richiesta di accesso ai fondi pubblici dedicati alle aggregazioni di imprese con oltre 1.000 dipendenti;
- necessità della condivisione sindacale, che Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil non intendono concedere.
Secondo i sindacati, Telecontact non è un ramo d’azienda in crisi: «è sempre stata la punta di diamante di Tim» ha ricordato Ivana Laurora della Fistel Cisl Valle d’Aosta. Il rischio, denunciano, è una “svendita” ai danni dei lavoratori, con minori tutele e un peggioramento delle condizioni contrattuali.
La manifestazione di lunedì 17, nonostante il freddo pungente, ha visto la partecipazione di una cinquantina di lavoratori sotto il municipio di Ivrea e poi in corteo davanti all’ufficio postale di piazza Freguglia, ricordando che Poste Italiane è il principale azionista di TIM.

L’interrogazione di Manes: «DNA ha un capitale limitato, è necessario fermarsi»
Nella sua interrogazione al Ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, Manes chiede di fare chiarezza su:
- solidità finanziaria di DNA;
- garanzie occupazionali;
- tempi e modalità della cessione;
- ruolo di TIM e di Poste come azionista di riferimento.
La replica in Commissione è arrivata dal vice ministro Valentino Valentini, che ha ripercorso l’iter:
- 11 giugno: DNA chiede l’avvio del confronto sindacale ex art. 4-ter del DL 4/2024;
- trasmissione del Piano industriale e del piano formativo (con integrazioni ancora non pervenute);
- 5 novembre: secondo tentativo di conciliazione alla presenza di Mimit e TIM;
- monitoraggio costante del Ministero in attesa dei documenti mancanti.
Valentini ha assicurato che l’obiettivo del Governo è «favorire un confronto trasparente e garantire la tutela dei lavoratori».
Manes, nella sua replica, è stato netto: «la cessione del servizio clienti a una società appena costituita, con un capitale estremamente limitato, non è un buon segnale né per i lavoratori né per TIM».
E ancora: «a Pont-Saint-Martin nel 2023 abbiamo trasferito 135 lavoratori. Ora rischiamo una nuova riorganizzazione pesantissima. Le istituzioni devono attivarsi subito: il rischio è di ritrovarci con l’accordo firmato in tempi rapidissimi». Manes ha sottolineato un passaggio spesso dimenticato: «i lavoratori di Aosta e Ivrea sono in gran parte donne con età media 50 anni, difficilmente ricollocabili».
Il ruolo della Valle d’Aosta: Bertschy a Roma, incontro con i sindacati
In parallelo, l’assessore regionale allo sviluppo economico e lavoro Luigi Bertschy era a Roma per seguire la vicenda in coordinamento con il deputato Manes, dopo l’incontro avuto martedì 18 novembre con le segreterie regionali.
Le posizioni della Regione convergono sulle richieste dei sindacati:
- stop alla cessione finché DNA non presenterà garanzie reali;
- mantenimento dei livelli occupazionali;
- coinvolgimento immediato delle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta nel tavolo nazionale.
Il quadro è chiaro:
- Telecontact è un ramo sano del gruppo TIM;
- la cessione a una società appena costituita non convince sindacati né Istituzioni;
- i lavoratori vivono un déjà-vu dopo la chiusura della sede di Pont-Saint-Martin;
- senza accordo sindacale il progetto potrebbe arenarsi, ma la pressione dei tempi resta alta.
La vertenza entra ora nella fase decisiva: gli occhi delle due regioni sono puntati sul Governo, chiamato a valutare se l’operazione tuteli davvero 1.600 lavoratori o se rappresenti un nuovo capitolo della lunga storia delle esternalizzazioni nel settore delle telecomunicazioni.









