Una calata in doppia finita male, la corda che si blocca e la discesa che diventa impossibile. È quanto successo giovedì 21 agosto 2025 a due alpinisti tedeschi di 34 e 44 anni, sui Gemelli del Breithorn, a circa 4.070 metri. Lanciato l’allarme, il Soccorso alpino valdostano (Sav) ha provato ripetutamente a raggiungerli, ma le condizioni meteo e la scarsa visibilità hanno impedito ogni manovra con l’elicottero.
Con l’elicottero a terra, i tecnici hanno valutato l’avvicinamento via monte: i canaloni che portano alla zona in cui i due erano bloccati presentavano carichi di neve instabile, con pericolo marcato di valanga e la prospettiva, in caso di distacco, di essere trascinati nel crepaccio terminale. Una dinamica senza vie di fuga, che ha portato a escludere l’opzione terrestre. Anche il Soccorso alpino svizzero, intervenuto dal versante elvetico, ha tentato senza successo un avvicinamento in volo.
Dalla Centrale unica del Soccorso, l’operatore del Sav è rimasto in contatto costante con la cordata, consigliando di ripararsi e attendere una finestra meteo utile: in quota, la scelta di “aspettare” è spesso la più sicura per chi chiede aiuto e per chi lo porta. L’area interessata rappresenta un itinerario non estremo ma esposto a rapidi cambiamenti meteo.
La finestra giusta
Venerdì 22 agosto, intorno alle ore 5.30, il cambio del tempo ha aperto il varco: decollo immediato, avvicinamento rapido e recupero in elisoccorso. I due alpinisti sono stati trasferiti al Pronto soccorso dell’ospedale “Parini” di Aosta per accertamenti. Le loro condizioni sono complessivamente buone e sono stati quindi dimessi.
I due hanno trascorso la notte a circa –7 °C riparandosi in una buca nella neve, soluzione consigliata dai soccorritori per limitare la dispersione di calore: «erano ben equipaggiati, nessun trauma né segni di ipotermia o congelamenti», ha spiegato Guido Giardini, responsabile del Centro di medicina di montagna di Aosta.
Nella stessa giornata si registrano due distinti interventi dei soccorsi fuori Valle: sul Monte Prena in Abruzzo e in val Rendena in Trentino, dove due escursionisti hanno perso la vita.
Perché la corda “si pianta”
Nel gergo dell’alpinismo, “incastrare la corda nelle doppie” significa che, dopo una calata, il recupero del capo libero resta bloccato, per nodi, attriti o incastri in spaccature della roccia o nel ghiaccio. A certe quote, con meteo in peggioramento, un imprevisto così può trasformarsi in una lunga attesa esposta.
L’operazione sul Breithorn conferma un principio cardine del soccorso in alta montagna: la priorità è evitare di moltiplicare i rischi.
Rinunciare quando serve, vigilare tutta la notte, cogliere la prima finestra utile: è così che, all’alba, due vite sono tornate a valle.