Nella politica valdostana si è aperto un nuovo fronte di scontro attorno alla norma di attuazione sulle concessioni idroelettriche, passaggio decisivo per consentire alla Regione di gestire in autonomia il rinnovo delle derivazioni in scadenza nel 2029. Il mancato sostegno del deputato valdostano Franco Manes all’interrogazione unitaria promossa da Alleanza Verdi e Sinistra con Partito Democratico e Movimento 5 Stelle e la scelta di presentare un proprio atto separato hanno acceso una polemica che da Montecitorio rimbalza in Consiglio Valle e sui social, alimentata dalle critiche di esponenti dell’area autonomista progressista.
Il nodo: la norma di attuazione che manca
Al centro dello scontro politico c’è la norma di attuazione dello Statuto speciale sulle concessioni di derivazione d’acqua, passaggio indispensabile perché la Valle d’Aosta possa scrivere una propria legge per il rinnovo delle concessioni idroelettriche in scadenza nel 2029, comprese quelle che interessano gli impianti CVA. Lo schema di decreto è stato approvato all’unanimità dalla Commissione paritetica Stato–Regione (scaduta con la conclusione della precedente legislatura, la cui nomina del nuovi membri di parte regionale è all’ordine del giorno della riunione del Consiglio Valle di mercoledì 26 novembre), ha ottenuto il via libera del Consiglio Valle a gennaio 2025 ed è fermo da mesi alla Presidenza del Consiglio dei ministri, impedendo alla Regione di intervenire mentre altre Regioni hanno già legiferato.
L’iniziativa di AVS–Pd–M5S a Montecitorio
Per sbloccare la situazione, Alleanza Verdi e Sinistra ha promosso a Roma un’interrogazione alla presidente del Consiglio, sottoscritta anche da esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, che chiede al Governo Meloni di approvare finalmente la norma di attuazione valdostana sulle concessioni idroelettriche. AVS definisce l’atto «rilevante» per la Valle d’Aosta, sottolinea che senza quella norma non è possibile disciplinare il rinnovo di una trentina di concessioni in scadenza nel 2029 e rivendica una scelta unitaria delle opposizioni di sinistra in risposta a quello che viene descritto come immobilismo del Governo.

Il no di Manes alla firma e l’interrogazione “parallela”
Il deputato valdostano Franco Manes, eletto nel collegio Valle d’Aosta e oggi nel Gruppo misto Minoranze linguistiche, non ha sottoscritto l’interrogazione di AVS, PD e M5S, pur essendo stato invitato a farlo dal gruppo regionale AVS. Manes ha invece presentato una propria interrogazione a risposta scritta alla Presidenza del Consiglio, ricostruendo il percorso della norma di attuazione, dalla Commissione paritetica al parere unanime del Consiglio Valle, e chiedendo al Governo quali tempi preveda per arrivare rapidamente all’approvazione definitiva del decreto legislativo, così da consentire alla Regione di legiferare sulle concessioni idroelettriche.
Le critiche di AVS e l’interpellanza in Consiglio Valle
Per AVS – Rete Civica VdA la scelta di non firmare l’iniziativa unitaria a Montecitorio è un segnale politico pesante, tanto più perché l’accordo tra Union Valdôtaine e Forza Italia indica proprio l’approvazione della norma di attuazione tra gli obiettivi prioritari della nuova maggioranza. I consiglieri regionali Chiara Minelli ed Eugenio Torrione hanno quindi depositato un’interpellanza che sarà discussa in Consiglio Valle, in cui chiedono alla Giunta quali interlocuzioni ci siano state con Roma negli ultimi mesi e quali passi concreti si intendano compiere per ottenere in tempi rapidi il via libera governativo.
Gli affondi di Bertin e Guichardaz sui social
La polemica si è rapidamente spostata anche sui social, dove l’ex presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin, ricordando che Manes è stata stato eletto con i voti dell’Alleanza autonomista progressista ha sottolineato che il deputato valdostano è ora «in fase di trasloco nella destra», leggendo il mancato sostegno all’atto di AVS come la volontà di «non disturbare» la presidente del Consiglio Giorgia Meloni né la coordinatrice regionale di Forza Italia, Emily Rini.
Ancora più articolata è la critica dell’ex assessore regionale Jean‑Pierre Guichardaz, oggi consigliere di opposizione, che parla di «mancanza di coerenza» rispetto al mandato ricevuto, ricorda che la battaglia sulle concessioni dura da anni e sostiene che un deputato indicato come garante dei rapporti con il Governo non può «sfilarsi» proprio su un dossier che riguarda autonomia e futuro energetico della Valle.

La linea difensiva del deputato valdostano
Franco Manes ha rivendicato invece la scelta di un’iniziativa autonoma come atto di coerenza con il percorso istituzionale già avviato, che coinvolge sia la Commissione paritetica sia il Governo regionale nell’esame della norma di attuazione. Il deputato insiste su toni improntati al dialogo e alla collaborazione, afferma che sulle concessioni «non esistono schieramenti politici» ma solo la responsabilità di ottenere risultati concreti per la comunità valdostana e chiede al Governo tempi certi per l’approvazione del decreto, giudicata condizione necessaria per poter varare la legge regionale sulle concessioni idroelettriche.
Un caso politico su coerenza, metodo e rapporti con Roma
Al netto delle schermaglie personali, la vicenda mette in luce un doppio livello: da un lato, l’urgenza tecnica di una norma di attuazione che da mesi blocca la possibilità di gestire in autonomia il rinnovo di oltre trenta concessioni, in un settore strategico come quello idroelettrico; dall’altro, la difficoltà per la Valle d’Aosta di presentarsi con una voce unitaria nei confronti del Governo nazionale proprio su un dossier che tocca cuore dell’autonomia e controllo delle acque.
Il rischio, se la contrapposizione fra l’iniziativa “unitaria” di sinistra e quella “istituzionale” del deputato valdostano dovesse prevalere sul merito, è che a pagare il conto di questa polemica siano i tempi, già lunghi, di una decisione a Roma, mentre la scadenza del 2029 e la partita del futuro ruolo di CVA continuano ad avvicinarsi.










