I consiglieri regionali di AVS – Rete Civica VdA, Chiara Minelli ed Eugenio Torrione, hanno giudicato il bilancio 2026‑2028 «una manovra di bilancio senza programmazione» ed hanno provato a spostare il dibattito con una batteria di ordini del giorno che toccano Casinò, digitale, mobilità, scuola, welfare e casa, con 13 diverse proposte politiche collegate al Documento di economia e finanza regionale (Defr) ed ai disegni di legge di stabilità e bilancio.
«Defr usato solo per poter spendere»
Il gruppo contesta l’impostazione del presidente della Regione Renzo Testolin e dell’assessore al Bilancio Mauro Baccega, accusati di essersi limitati «a snocciolare numeri» senza entrare nel merito delle 220 pagine del Defr, che dovrebbe contenere la visione e gli obiettivi strategici. Secondo AVS, l’Union Valdôtaine sarebbe «allergica alla programmazione» e, dal 2017, il Defr non sarebbe mai stato utilizzato come vero strumento di pianificazione, ma solo come adempimento formale necessario per approvare il bilancio e «spendere».
La critica si fa più dura sul documento di quest’anno, definito «un Defr riciclato»: viene infatti riproposto a dicembre quello approvato ad agosto da una precedente maggioranza, «senza introdurre nessuna modifica sostanziale» nonostante il cambio di governo. In questo quadro, il bilancio della Valle d’Aosta, di circa 2 miliardi di euro per 122mila abitanti, «il pro‑capite più elevato fra tutte le Regioni italiane», rischierebbe di tradursi in un’enorme disponibilità di spesa «dispersa nell’ordinaria amministrazione» anziché orientata a strategie di lungo periodo.
Tredici ordini del giorno per cambiare rotta
Per AVS – Rete Civica VdA, il giudizio sulla manovra è «negativo», ma non rinuncia a giocare la partita degli indirizzi attraverso 13 ordini del giorno che intendono proporre «un percorso diverso» nell’utilizzo delle risorse regionali. Il primo riguarda la governance del Casinò de la Vallée chiedendo al Governo di trasmettere alle Commissioni lo studio giuridico commissionato a Finaosta sulla futura gestione e di riferire sulle intenzioni della Giunta dopo le inchieste per riciclaggio e corruzione.
Altri testi entrano nel merito di politiche settoriali. Tra i principali: contributi per portare la fibra ottica “nell’ultimo miglio” fino a case e uffici, semplificando procedure e costi per cittadini e imprese; rafforzamento della prevenzione degli incendi boschivi; un’“Alleanza per il lavoro di qualità” che sostenga l’inserimento lavorativo di persone con disabilità o svantaggio sociale; gratuità del trasporto pubblico per i giovani fino a 21 anni e progressiva conversione del servizio bus verso mezzi elettrici, in linea con l’obiettivo di una Valle d’Aosta “fossil fuel free” al 2040.
Un altro gruppo di ordini del giorno guarda alla montagna e alla transizione verde: sviluppo di una nuova app regionale per escursionismo e cicloturismo più accessibile dell’attuale “Sentieri VdA”, valorizzazione della media montagna con il progetto “Zaino in spalla!”, contrasto alla dispersione scolastica, istituzione di un osservatorio regionale sui rifiuti e una legge sui caregiver familiari, fino al potenziamento del patrimonio abitativo pubblico.
In sintesi, Minelli e Torrione cercano di usare il dibattito sul bilancio per spingere la maggioranza verso scelte più strutturali su ambiente, mobilità, digitale e giustizia sociale, denunciando al tempo stesso l’assenza di una vera regia politica dietro ai numeri della manovra.

Eugenio Torrione durante l’intervento in Aula sulle leggi di bilancio
Le valutazioni di Chiara Minelli
Nel suo intervento in Aula, Chiara Minelli ha legato la critica alla manovra a un’analisi di lungo periodo sul modo in cui la Regione utilizza, o non utilizza, il Documento di economia e finanza regionale, ribadendo che dal 2017 il Defr in Valle d’Aosta non ha mai svolto davvero la sua funzione programmatoria.
A suo giudizio il testo 2026‑2028 ripete lo schema degli anni passati: descrive ciò che l’Amministrazione sta facendo, ma non costruisce una visione del futuro, non seleziona priorità né indica scelte coraggiose, nonostante un bilancio pro capite triplo rispetto a regioni come Piemonte e Lombardia. Minelli ha ricordato che nel 2023 si era intravisto un cambio di passo, con la distinzione fra obiettivi strategici “nuovi” e “aggiornati” corredati da schede di costo; oggi, invece, gli obiettivi scendono a 40, tutti di aggiornamento, e mancano temi che per AVS – Rete Civica VdA dovrebbero essere centrali: una riforma organica degli Enti locali, l’autonomia energetica e la strategia fossil‑free, una vera politica di mobilità sostenibile, la gestione dei rifiuti in ottica “rifiuti zero”, il rilancio della sanità pubblica, il contrasto strutturale a povertà e abbandono scolastico, il potenziamento dell’edilizia abitativa pubblica e una revisione profonda della governance regionale e della legge elettorale.
Entrando nel merito di alcuni capitoli del Defr, Minelli ha indicato come esempi emblematici la sezione sul Casinò de la Vallée e quella sul Monte Bianco. Nel primo caso ha contestato l’orientamento a “far crescere” ulteriormente la Casa da gioco e a tornare a una gestione privata, senza che vi sia una riflessione seria sulle implicazioni sociali del gioco d’azzardo né sulle vicende giudiziarie che hanno messo in luce l’uso del Casinò come “lavatrice” di denaro, chiedendo che l’eventuale nuova impostazione metta al centro trasparenza e controlli effettivi.
Sul tunnel del Monte Bianco ha definito contraddittoria la prospettiva di raddoppiare la galleria affermando, al contempo, di non voler aumentare il traffico, ricordando che la linea europea va nella direzione opposta, cioè trasferire le merci dalla strada alla ferrovia.
Minelli ha inoltre denunciato il silenzio del Defr sulla ferrovia Aosta ‑ Pré‑Saint‑Didier, che per AVS – Rete Civica VdA dovrebbe essere ammodernata e riaperta, e l’insistenza su una strategia dell’idrogeno applicata al trasporto pubblico che la stessa Giunta ammette essere in un mercato “non maturo”, mentre sarebbe più urgente e sensato canalizzare investimenti sull’idrogeno verde al servizio della decarbonizzazione della Cogne Acciai Speciali.
Le osservazioni di Eugenio Torrione
Eugenio Torrione ha scelto di insistere soprattutto sul “metodo” e sul valore politico del Defr, che ha definito uno degli atti più importanti del Consiglio perché dovrebbe rappresentare «il progetto della Valle d’Aosta che vogliamo». Ha parlato apertamente di «frustrazione ed inadeguatezza» non tanto per la complessità dei numeri, pure notevole anche per chi ha esperienza di bilanci, quanto per l’impossibilità, a suo dire, di incidere su un documento che giudica un «copia‑incolla quasi integrale» del Defr 2025‑2027 approvato a fine legislatura.
Torrione ha ricordato che già allora quel testo era stato considerato privo di orizzonte lungo in quanto di fine mandato, chiedendosi come si possa oggi riproporlo quasi identico all’inizio di una nuova legislatura, senza alcun vero confronto in Consiglio, riducendolo di fatto a un passaggio formale per arrivare al bilancio. Per il consigliere, il risultato è un documento «bistrattato e mortificato», carico di enunciazioni generiche e povero di obiettivi concreti, che non esplicita una visione complessiva né in termini temporali («cosa accadrà nei prossimi decenni su invecchiamento, povertà, denatalità, migrazioni, cambiamento climatico?») né in termini spaziali, cioè di rapporto tra livello comunale, regionale, nazionale, europeo e ambientale.
Sul fronte delle politiche settoriali, Torrione ha concentrato le critiche su sanità e politiche sociali, ambito in cui rivendica una competenza diretta. Pur riconoscendo che la Valle d’Aosta spende molto, spesso più della media italiana in termini pro capite, ha rilevato come, nell’ultimo bilancio, le somme effettivamente spese in sanità e politiche sociali siano state inferiori a quelle impegnate e come ora si prevedano stanziamenti ancora più alti, senza che sia chiara la visione che deve guidare questa spesa. A suo parere, si continua a procedere per progetti e servizi “a compartimenti stagni”, con interventi tampone, come il nuovo Ente strumentale per i servizi sociali, che rischiano di duplicare strutture esistenti senza affrontare il nodo vero, cioè una riforma organica che tenga insieme sanità, welfare, politiche del lavoro e terzo settore in un sistema co‑programmato e co‑progettato, con regia pubblica e forte coinvolgimento del privato sociale.
Da qui il suo auspicio che le prossime variazioni e assestamenti non restino meri aggiustamenti tecnici, ma diventino, finalmente, momenti di scelta politica condivisa, in cui il Consiglio possa incidere davvero sulla direzione di marcia della Regione.










