La tavola rotonda “La Montagna al Centro” a Courmayeur ha trasformato, venerdì 5 dicembre 2025, la Giornata internazionale della montagna 2025 in un momento di bilancio e rilancio politico sulla condizione delle “terre alte” italiane, intrecciando il confronto locale con le analisi nazionali del “Libro Bianco sulla Montagna”.
Nella sala Dipinti dell’Ange del Courmayeur Climate Hub, amministratori, studiosi ed esperti hanno discusso di come la montagna stia smettendo di essere periferia per diventare un laboratorio centrale di resilienza, innovazione e politiche pubbliche mirate.
Al centro dei lavori l’intervento di Leonardo Lotto, assessore regionale agli affari europei, innovazione, Pnrr, politiche nazionali per la montagna e politiche giovanili, che ha ribadito come la montagna non possa più essere letta solo come luogo di vacanza o rifugio, ma come spazio vivo, capace di generare economia, relazioni e soluzioni concrete alle crisi ambientali, demografiche e sociali che attraversano l’Europa e l’Italia.
Una visione in linea con il Libro Bianco, che ricorda come il 35,2% della superficie nazionale e oltre il 30% dei Comuni italiani rientrino nella definizione statistica di “montagna”, mentre solo il 12,1% dei residenti vive in questi territori, segnalando il rischio strutturale di spopolamento e marginalità.

L’assessore regionale Leonardo Lotto durante il suo intervento a ‘La montagna al centro’
Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Courmayeur Roberto Rota e dell’assessore regionale all’agricoltura e risorse naturali Speranza Girod, il dibattito si è allargato alla dimensione nazionale ed europea con i contributi da remoto di Pierluigi Boda, consigliere strategico del Gabinetto della presidente del Comitato europeo delle Regioni Kata Tüttő, e di Alessandro Panza, consigliere per la montagna del Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Un dialogo che ha evidenziato il ruolo crescente delle politiche per la montagna nelle agende comunitarie e statali, anche in relazione alle risorse del Pnrr.
Il focus sul rapporto tra territori e politiche è stato rafforzato d Anna Giorgi, docente dell’Università degli Studi di Milano e responsabile scientifica del Libro Bianco sulla Montagna, volume promosso dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio. Giorgi ha ricordato come il lavoro si articoli in sei capitoli, dall’importanza delle montagne nello scenario globale ed europeo a proposte di intervento per il futuro, e come il progetto nasca da una domanda chiave: «quanto è montana l’Italia e che peso reale hanno questi territori nelle dinamiche regionali e nazionali?».
I dati presenti nella sua ricerca aiutano a leggere anche la Valle d’Aosta in una prospettiva comparata: insieme al Trentino‑Alto Adige è classificata come “regione totalmente montana”, con un grado di montanità massimo e una forte responsabilità nel presidio di ecosistemi, risorse idriche e forestali che hanno valore ben oltre i confini regionali. Il Libro Bianco insiste inoltre sulle quattro grandi sfide, ambientale, sociale, economica e di governance, che segnano le aree montane: dai ghiacciai in rapido regresso (la sola Valle d’Aosta concentra oltre un quinto della superficie glaciale italiana) alla perdita di popolazione e servizi essenziali nei piccoli Comuni, fino alla difficoltà di attrarre imprese e investimenti nonostante la forte presenza di agricoltura di qualità, turismo e attività legate all’economia verde.

Oscar Gaspari, Alessandro Rota ed Anna Giorgi durante la tavola rotonda
In sala, questi nodi sono stati ripresi dai relatori Oscar Gaspari, Luciano Caveri, Elisabetta Ottoz, Christophe Feder, Marco Alderighi e Alessandro Rota, che hanno messo a fuoco storia politica della “questione montana”, fragilità e potenzialità dei sistemi economici locali, ruolo dell’agricoltura multifunzionale e dei servizi ecosistemici.
Le conclusioni, in sintonia con le proposte del Libro Bianco, vanno verso la richiesta di politiche integrate e place‑based, un osservatorio permanente sui territori montani, un “ecosistema dell’innovazione” dedicato e un riordino del quadro normativo che riconosca la specificità strutturale della montagna, superando una visione emergenziale o residuale.










