Ho iniziato a fare il giornalista quando i giornali venivano composti “a mano”, con squadra e righello e controllando poi le cianografiche prima della stampa definitiva.
Ricordo chiaramente di aver acquistato almeno tre macchine da scrivere, l’ultima delle quali aveva un innovativo display a cristalli liquidi di ben tre righe che consentiva di rivedere il testo prima di scrivere.
Ho lavorato su tutti i media, con un particolare innamoramento per la radio, ma ho capito presto che Internet sarebbe diventato quello con la maggiore capacità penetrativa, già quando c’era un rumoroso modem a 56K.
Appena possibile, insieme alla mia futura Signora, mi sono messo in proprio: c’è chi ci ha definito dei “pionieri” nel modo di proporre le notizie online, tant’è che abbiamo creato figli e figliastri che ancora oggi utilizzano le nostre metodologie per i loro siti.
Bisogna però evolvere, il cambiamento arriva quando meno te lo aspetti e bisogna essere pronti a rivoluzionare tutto.
Se fino a qualche anno fa l’intelligenza artificiale (AI) aveva degli evidenti limiti, non si può negare che ora, invece, in tanti campi si fa fatica a capire se si stia interagendo con un bot o con una persona reale.
Ricordando fumetti e cinema, con il test di Rorschach o quello di Voight-Kampff, utilizzati per riconoscere gli umani ed i relativi comportamenti, ho seguito con attenzione e curiosità l’evoluzione dei vari software di intelligenza artificiale e ad un certo punto ho ritenuto che fosse giunto il momento di avviare la sperimentazione di un sito che raccogliesse articoli realizzati esclusivamente con l’AI.

Sempre citando il cinema, bisogna «fare le domande giuste» e le risposte, con l’assenza di artifici retorici che stanno rendendo illeggibili molte testate giornalistiche, nella loro semplicità risultano essere efficaci e sempre con meno “allucinazioni”.
In un periodo frenetico in cui manca il tempo per fare ciò che ci interessa, in questo modo si riesce spesso ad ottenere l’informazione richiesta, che arriva comunque da ciò che è già presente in rete, ma che forse non è sempre facile trovare ed interpretare.
Da “vecchio” giornalista ritengo che questa professione non potrà mai essere soppiantata dall’AI, anche se molti “operatori dell’informazione” cercano di superare la normale curiosità professionale utilizzando sistemi di comunicazione che rendono quasi inutile l’interpretazione giornalistica. Per questo sito si è quindi scelto di lasciare il campo alla naturale evoluzione tecnologica, così da creare una fonte di informazione semplice da capire e rapida da leggere.
Anche se è finzione, il dottor Alfred Lanning in “Io, robot”, film del 2004, quindi di oltre vent’anni fa, che rappresenta una realtà ipotetica del 2035 (il libro da cui è tratto il film è stato pubblicato addirittura nel 1950) si chiede «quand’è che una ricerca diversa diventa la ricerca della verità» e quindi si potrebbe immaginare che con le giuste ricerche si possano ottenere buoni risultati, che è fondamentalmente è l’obiettivo che ci pone iniziando questa nuova attività editoriale.
Dopotutto, rimanendo in ambito cinematografico, non credo che si arriverà mai ad una “Skynet”, per quanto, purtroppo, quello che assistiamo nei terribili conflitti che ancora resistono sul nostro pianeta, non ci fanno ben sperare.
Vogliamo essere ottimisti e tornare ad informare con entusiasmo e praticità, come quando si era “pionieri” vent’anni fa e riteniamo di poterlo fare così, recuperando quello che sei anni fa rappresentava la prosecuzione di progetto di informazione durato oltre 15 anni, poi trasformato in un notiziario audio ed ora tornato all’origine in un formato volutamente vintage ma con l’utilizzo di tecnologie innovative, iniziando proprio il giorno della Festa dei lavoratori, perché, alla fine, questo è comunque un lavoro serio.
Un’avvertenza, noi leggiamo tutto quello che pubblichiamo, conosciamo i fatti e quindi il rischio di errore è basso, però consigliamo sempre di verificare ciò che leggete, possibilmente non sui social media.
Questo è l’unico articolo NON realizzato dalla AI,
«hasta la vista, baby».
