Il futuro del Col de Joux spacca la politica di Saint-Vincent. Nel Consiglio comunale del 25 novembre 2025 la maggioranza ha difeso l’affidamento diretto quindicennale della brasserie e dell’area ludico-sportiva alla società che ha presentato il progetto, la stessa che aveva partecipato alla gara poi non aggiudicata, mentre la minoranza ha tentato senza successo di far avviare un procedimento di annullamento in autotutela delle delibere di Giunta sulla concessione.
La seduta si è trasformata in un vero e proprio scontro istituzionale, con accuse incrociate su legalità delle procedure, pesi economici per il Comune e trasparenza dei lavori d’aula.
Dalla gara pubblica all’affidamento diretto
Il Comune di Saint-Vincent aveva prima aperto una procedura ad evidenza pubblica per la concessione con valorizzazione dei locali ad uso brasserie e dell’area ludico-sportiva del Col de Joux, di sua proprietà, sulla base di un progetto presentato da un operatore privato. L’avviso prevedeva investimenti per circa 65.000 euro, poi incrementati a 67.092 euro nella proposta definitiva, e un canone concessorio annuo di 5.000 euro a favore del Comune dal 2026, con durata della concessione indicativa dal 1° agosto 2025 al 30 settembre 2040.
Alla gara ha partecipato un solo concorrente, ma la Commissione non ha ammesso l’offerta alla fase economica ritenendola non soddisfacente rispetto agli obiettivi e agli investimenti minimi fissati, con un punteggio di 30,67 su 100, portando il responsabile del servizio amministrativo a dichiarare formalmente la non aggiudicazione della procedura con la determinazione n. 590 del 1° agosto 2025.
Pochi mesi dopo, lo stesso operatore economico, il maestro di sci Tiziano Mossetti, già direttore tecnico della Scuola di sci del Cervino, a nome di una Srl di prossima costituzione insieme a Josianne Navillod e Giorgio Ferré, ha trasmesso una nuova offerta migliorativa per la gestione del compendio, confermando il canone di 5.000 euro annui e dettagliando un piano di investimenti su ristorante-brasserie, zona attrezzata per manutenzione e lavaggio bici, pista di downhill integrativa, area ludico-ricreativa e attività di comunicazione e brand identity per un totale di 67.092 euro.
La Giunta comunale, con la deliberazione n. 128 del 23 settembre 2025, ha preso atto dell’offerta, l’ha ritenuta coerente con gli obiettivi di rilancio cicloturistico e di destagionalizzazione del Col de Joux e ha disposto l’affidamento del contratto di concessione alla società proponente, incaricando il segretario comunale, Riccardo Mantegari, di procedere alla stipula. La delibera richiama esplicitamente un parere pro veritate dell’avvocata Maria Paola Roullet, che considera legittimo l’affidamento diretto dopo l’esito infruttuoso della gara, purché siano motivate le ragioni di interesse pubblico, verificata la congruità economica e garantita la pubblicità del provvedimento.

Il parere Roullet e la strategia della maggioranza
Nel parere pro veritate, l’avvocata Roullet qualifica il contratto come “contratto attivo” di concessione/locazione a fini di valorizzazione commerciale del patrimonio comunale, escluso dall’applicazione diretta del Codice dei contratti pubblici ma comunque soggetto ai principi di trasparenza, imparzialità e buon andamento. Dopo aver rilevato che la procedura comparativa è stata svolta e non ha prodotto un’aggiudicazione, il parere sostiene che il Comune può legittimamente procedere ad affidamento diretto all’operatore che aveva presentato la proposta posta a base di gara, se la nuova offerta è in linea con l’interesse pubblico, con il mercato e con le condizioni già valutate come vantaggiose dall’Ente.
Un punto centrale del ragionamento riguarda il rischio di degrado e di costi di custodia e assicurazione a carico del Comune in caso di protratta inutilizzazione del bene: secondo il parere, la rapida rimessa in funzione della struttura, con canone e investimenti privati, rappresenta la soluzione più coerente con l’economicità della gestione del patrimonio pubblico.
Su questa base la maggioranza ha impostato la propria linea politica. In aula il sindaco Francesco Favre ha ribadito che l’obiettivo è «dare un futuro all’area» e che l’alternativa all’accordo con il privato sarebbe «il vuoto», con il rischio di lasciare il Col de Joux chiuso e senza servizi. La Giunta rivendica di essersi tutelata sia con l’acquisizione del parere legale Roullet sia con il passaggio in delibera collegiale, sostenendo che il canone e gli investimenti promessi dalla società sono congrui e pienamente funzionali a rilanciare il comprensorio in chiave cicloturistica, con nuove piste, pump track e servizi dedicati ai biker. Per la maggioranza, il mancato interesse di altri operatori alla gara sarebbe la prova della difficoltà del contesto e della necessità di cogliere l’unica proposta concreta sul tavolo, senza perdere ulteriore tempo.
L’offensiva della minoranza e il parere Pafundi
Sul fronte opposto, il gruppo di minoranza “Saint-Vincent Rialzati” ha scelto la via della risoluzione consiliare per chiedere l’avvio di un procedimento di riesame e l’annullamento in autotutela delle delibere di Giunta n. 87 e n. 128/2025, relative rispettivamente all’atto di indirizzo e alla presa d’atto dell’offerta con affidamento del Col de Joux.
La risoluzione, illustrata in aula dalla consigliera Beatrice Arditi, richiama un diverso parere legale pro veritate, firmato dall’avvocato Teodosio Pafundi, che metterebbe in luce una serie di criticità giuridiche e di squilibri economici nella concessione. Secondo l’opposizione, rispetto allo schema posto a base di gara sarebbero stati trasferiti in capo al Comune numerosi oneri di manutenzione dell’edificio, degli impianti, della linea della seggiovia e dei percorsi bike, oltre al costo del direttore di esercizio, con un aggravio complessivo stimato in circa 750.000 euro in 15 anni a fronte di un’entrata certa di soli 148.000 euro.
Per la minoranza, queste modifiche sostanziali alle condizioni economiche della concessione avrebbero richiesto la riapertura della procedura competitiva, perché con un quadro diverso di oneri a carico del pubblico altri operatori avrebbero potuto essere interessati a presentare offerte più convenienti. L’affidamento diretto sulla base di una nuova offerta dello stesso soggetto, dopo la gara andata deserta, viene letto come una lesione dei principi di concorrenza e trasparenza, oltre che come una scelta potenzialmente molto onerosa per il bilancio comunale. Per questo, la risoluzione chiedeva a sindaco e Giunta di avviare tempestivamente gli atti per l’annullamento in autotutela delle deliberazioni e dei conseguenti atti contrattuali, al fine di “prevenire l’esposizione dell’Ente a costi indeterminati e non previsti a bilancio” e di riferire al Consiglio sulle verifiche compiute su requisiti e legittimità dell’affidamento.

L’inevitabile scontro tra i due pareri
La discussione sul Col de Joux si è accesa anche sul piano del metodo e della trasparenza. Nel corso della seduta la consigliera Arditi ha tentato di leggere integralmente in aula il parere dell’avvocato Pafundi, ritenuto dalla minoranza un documento chiave per comprendere i rischi legali e finanziari dell’operazione.
La presidente del Consiglio Lina Conte ha interrotto l’intervento richiamandosi ai tempi di discussione, impedendo la lettura completa del testo; l’opposizione ha denunciato quello che definisce «un bavaglio» e un rifiuto di mettere a disposizione del Consiglio e della cittadinanza un quadro informativo completo.
A differenza del parere Roullet, richiamato e allegato agli atti di Giunta, il parere Pafundi non risulta infatti pubblicato né reso accessibile tramite canali istituzionali: la sua esistenza è stata resa nota dalla minoranza, ma il contenuto dettagliato rimane, al momento, confinato nelle carte di opposizione e negli scambi con i consiglieri.
Questo elemento alimenta la polemica politica sulla gestione del dossier Col de Joux: la minoranza contesta una “asimmetria informativa” che favorirebbe la narrazione della maggioranza, mentre la maggioranza ribadisce di essersi affidata ai propri legali e agli organi tecnici interni, che hanno espresso pareri favorevoli alla legittimità delle delibere. Il sindaco ha messo in guardia dal rischio che il Consiglio si trasformi in giudice della legittimità di atti già verificati dagli uffici e supportati da un parere pro veritate incaricato dall’Ente, chiedendo se l’Assemblea sia davvero disposta ad annullare una procedura sulla base di un diverso parere legale di parte.
Il voto finale e le prospettive
Al termine di una lunga discussione, il Consiglio comunale di Saint-Vincent ha respinto la risoluzione della minoranza, che ha ottenuto i soli voti dei cinque consiglieri di “Saint-Vincent Rialzati”, contro i dieci contrari della maggioranza. Prima del voto, l’assessore al turismo Marco Ciocchini aveva evocato anche la possibilità che il gruppo di maggioranza abbandonasse l’aula, salvo poi scegliere di restare per bocciare nel merito il testo ritenuto improprio come risoluzione perché troppo tecnico e focalizzato su un singolo procedimento amministrativo.
Il segretario comunale, dal canto suo, ha definito la risoluzione «non ammissibile» sotto il profilo regolamentare, pur prendendo atto che la conferenza dei capigruppo aveva deciso di portarla ugualmente in trattazione.
La vicenda lascia quindi aperto un doppio fronte. Sul piano amministrativo, l’affidamento diretto alla società proponente prosegue secondo le condizioni fissate dalla delibera di Giunta n. 128, con l’impegno agli investimenti di valorizzazione e al pagamento del canone, e con l’obiettivo dichiarato di aprire stabilmente il Col de Joux al turismo estivo e al cicloturismo. Sul piano politico, invece, lo scontro tra maggioranza e minoranza promette di continuare: l’opposizione rivendica il ruolo di “sentinella” sui conti pubblici e sulla legalità delle procedure, mentre la maggioranza difende la scelta come unica strada concreta per evitare che uno dei comprensori turistici simbolo di Saint-Vincent resti ancora per anni chiuso e in abbandono.










