Il traforo del Monte Bianco in Consiglio Valle tra ipotesi di raddoppio e valutazioni sulle chiusure

L'ingresso del lato italiano del Traforo del Monte Bianco
L'ingresso del lato italiano del Traforo del Monte Bianco

Durante la riunione del Consiglio Valle di martedì 2 dicembre 2025 sono stati nuovamente accesi i riflettori sul traforo del Monte Bianco con due interpellanze che hanno messo a nudo le tensioni tra visioni politiche di lungo periodo e scelte cantieristiche immediate. Da un lato l’accordo tra Union Valdôtaine e Forza Italia che evoca un raddoppio, dall’altro le opzioni di chiusura per i lavori di risanamento, con richieste di trasparenza e coinvolgimento territoriale.

Raddoppio: priorità UV-FI, ma zero atti formali

Jean-Pierre Guichardaz, capogruppo del Partito Democratico – Federalisti Progressisti VdA, ha puntato il dito sull’intesa del 4 novembre tra UV e Forza Italia, che indica “il potenziamento del traforo” come priorità della maggioranza. «Non esiste alcun atto ufficiale regionale o intergovernativo che avvii una progettazione reale – ha attaccato – è un’illusione: il tunnel è binazionale, dipende da Italia e Francia, non da patti partitici». Guichardaz ha chiesto interlocuzioni con Roma e Parigi, studi tecnici e relazioni in Commissione.

Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha replicato distinguendo il piano politico da quello tecnico: «l’accordo riflette una visione condivisa che considera il raddoppio del traforo un tema strategico nel quadro complessivo del sistema dei trasporti e dei valichi alpini per l’economia della Valle d’Aosta e dell’intero territorio nazionale, ma anche cruciale, soprattutto in termini di sicurezza stradale, poiché non consentirebbe alcuna variazione di velocità o di volume di traffico. Considerazioni oggi non più discutibili, come dimostra la costruzione della seconda canna del Traforo del Fréjus, inaugurata senza difficoltà il 29 luglio». Nessuna discussione formale con Ministeri italiani o francesi, ha chiarito: «studi e valutazioni ambientali spettano agli Stati. La Regione informerà il Consiglio Valle sui progressi, specie con la bilaterale Quirinale in Valle d’Aosta voluta da Antonio Tajani».

«Conferma: zero interlocuzioni formali – ha ribattuto Guichardaz – l’accordo privato capovolge l’autonomismo, trattando la Valle d’Aosta come lobby. Trasparenza istituzionale, non segreterie».

Chiara Minelli ed Eugenio Torrione, consiglieri regionali di AVS - Rete Civica
Chiara Minelli ed Eugenio Torrione, consiglieri regionali di AVS – Rete Civica

AVS – Rete Civica VdA ribadisce «no al raddoppio, sì a cantieri condivisi»

Da parte loro, i consiglieri regionali di AVS – Rete Civica VdA, Chiara Minelli ed Eugenio Torrione, hanno contestato non solo il metodo decisionale sui cantieri di risanamento, ma anche l’orizzonte strategico evocato dalla maggioranza UV – Forza Italia, che vede nel secondo tubo una soluzione per sicurezza e traffici alpini.

AVS rifiuta il raddoppio per ragioni strutturali: un secondo tubo aumenterebbe il traffico pesante, aggravando inquinamento, danni sanitari e pressione ambientale sulla Val d’Arve e sulla Valdigne, in pieno contrasto con le politiche di decarbonizzazione e il trasferimento delle merci su ferro. Minelli e Torrione hanno richiamato la linea francese, dal Governo di Parigi ai Comuni di Chamonix e Passy, che esclude l’ipotesi, puntando invece su manutenzione, resilienza e ferrovia Lione – Torino, operativa entro il 2033. Per AVS – Rete Civica VdA, la Valle d’Aosta deve allinearsi: «investire in una seconda canna significa ignorare la crisi climatica e le alternative sostenibili».

L’interpellanza presentata dai due consiglieri si è concentrata sui lavori di risanamento della volta, con riapertura prevista il venerdì 12 dicembre dopo tre mesi di chiusura totale. La Commissione intergovernativa italo-francese (Cig) deve scegliere: 15 settimane consecutive all’anno per 15 anni (opzione “a fasi”) o chiusura totale per tre anni e mezzo. Entrambe penalizzano economia e mobilità, ma AVS ha denunciato l’assenza di coinvolgimento: «in Alta Savoia il Prefetto consulta eletti, imprese e cittadini di Chamonix, qui Testolin-Prefetto tace».
Il movimento politico denuncia il fatto che nessun Comune valdostano, nessuna associazione economica e neppure il Consiglio regionale è stato interpellato formalmente: «quale posizione porterà la Regione in Cig? – si chiedono Minelli e Torrione – senza voce dal territorio, subiremo decisioni altrui».

Per rimediare, AVS – Rete Civica VdA avvia quindi un percorso autonomo tramite i suoi aderenti locali: ascolti con Amministrazioni, operatori turistici, autotrasportatori e associazioni della Valdigne. L’obiettivo è mappare impatti, dalla logistica stagionale al turismo quotidiano, e restituire pubblicamente dati e proposte, costruendo una posizione condivisa da portare in Aula e ai tavoli intergovernativi: «trasparenza e partecipazione non sono opzionali: sono doveri democratici» hanno ribadito i due consiglieri.

Sul versante savoiardo, gli amministratori privilegiano l’ipotesi di chiusura continuativa per tre anni e mezzo: cantiere efficiente, costi ottimizzati, flussi alternativi prevedibili. Restano timori su turismo e logistica, l’opzione “a fasi” appare meno scioccante ma penalizzante per la competitività.