Mercoledì 29 ottobre 2025 si è aperta ufficialmente la nuova consigliatura 2025-2030 del Comune di Aosta con una riunione durata dalle ore 9 fino alle 16.30 nella mansarda di piazza Chanoux. In aula erano presenti i 29 eletti dopo il voto del 28 settembre e del ballottaggio del 12 ottobre.
In avvio la seduta ha preso in esame la condizione degli eletti. Nessuno dei consiglieri ha dichiarato l’esistenza di cause di ineleggibilità o incompatibilità, e il Consiglio ha quindi convalidato il risultato delle urne. Subito dopo sono stati surrogati i due consiglieri che avevano presentato le dimissioni, perché eletti in Consiglio Valle: Clotilde Forcellati, assessora uscente del Partito Democratico ed Eugenio Torrione di Alleanza Verdi Sinistra – Rete Civica VdA, sostituiti rispettivamente da Umberto Fossà e Katya Foletto.
Definiti anche i capigruppo:
- per l’Union Valdôtaine: Giuseppina Bal;
- per Stella Alpina – Rassemblement Valdôtain: Nicolò Munier;
- Federalisti Progressisti Valle d’Aosta – Partito Democratico: Paolo Tripodi;
- Forza Italia: Christian Chuc;
- La Renaissance Valdôtaine: Giovanni Girardini;
- Sonia Furci, candidata vice sindaca del centro destra che ha annunciato di voler aderire al Gruppo misto di minoranza, «così da mantenere la propria indipendenza politica, ma collaborando con gli eletti della coalizione», ha poi spiegato, gruppo della quale è l’unica componente e capogruppo.
Analogamente, i gruppi composti da un solo eletto coincidono con il proprio capogruppo:
- Lega Vallée d’Aoste: Sylvie Spirli;
- Fratelli d’Italia: Manuel Cipollone;
- Pour l’Autonomie: Giorgio Giovinazzo;
- REV-: Samuele Tedesco;
- AVS – Rete Civica VdA: Katya Foletto.

Samuele Tedesco eletto presidente del Consiglio
Il Consiglio comunale ha poi eletto il proprio presidente, Samuele Tedesco, scelto con 19 voti a favore. La minoranza aveva candidato Sylvie Spirli che ha raccolto 8 preferenze mentre due sono state le schede bianche. Prima di insediarsi, Tedesco ha salutato Spirli con un bacio, prima di leggere il suo discorso, impostando da subito il tono politico della legislatura: «questa città è spaccata. Non solo nei numeri, ma tra chi ha votato e chi ha voltato le spalle alla politica. Oltre la metà della città ha deciso di non crederci più». Ha citato “Alice nel Paese delle Meraviglie” (“Alice’s Adventures in Wonderland”, libro del 1865 di Lewis Carroll, n.d.r.).come metafora di una politica spesso caotica e autoreferenziale e ha detto di voler cambiare il ruolo della Presidenza del Consiglio: «non può essere solo una formalità, deve essere presenza, ascolto, rappresentanza di tutti e tutte, non di qualcuno. Dovrà tornare sul territorio, meno simbolica, più concreta».
Tra gli obiettivi annunciati: forum cittadini nei quartieri, un Consiglio dei giovani, iniziative pubbliche di divulgazione civica: «dobbiamo uscire dalla stanza dei bottoni. La politica non può più permettersi di restare al tè col Cappellaio Matto mentre fuori la gente smette di venire a votare».
Sono poi stati eletti i vicepresidenti del Consiglio comunale:
- per la maggioranza, Monica Carradore, con 20 voti;
- per la minoranza Refat “Tati” Mehmeti, con 8 voti;
- una la scheda bianca.
Indirizzi di governo: la maggioranza li approva, le opposizioni si collocano
Il punto politicamente più pesante della seduta è arrivato a metà mattinata: la presentazione e il voto sugli indirizzi generali di governo per il quinquennio 2025-2030. Il documento, illustrato dal sindaco Raffaele Rocco, è stato approvato con 20 voti a favore, 8 contrari e un’astensione, quella di Katya Foletto.
Rocco ha aperto il suo intervento sottolineando la fragilità del quadro politico uscito dalle urne: «una manciata di voti determina la maggioranza in quest’aula e quasi metà dei nostri concittadini ha scelto di non partecipare al voto. Questo non ci dice che una parte della città ha vinto e l’altra ha perso. Ci dice che la città è divisa e ci chiede di essere l’amministrazione che unisce».
Per il sindaco, l’astensione è il primo problema politico della legislatura: «l’elevato astensionismo non è un problema della maggioranza, è un problema di questa assise e di tutta la politica. È la spia di una frattura tra palazzo e cittadini».
Il programma di mandato, che Rocco ha definito «un patto con la città», ruota su due parole chiave: trasparenza e partecipazione.
Tra gli strumenti annunciati:
- un “cruscotto di mandato” pubblico, per monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento dei progetti;
- Giunta «fuori dal palazzo», con incontri periodici nei quartieri;
- Consigli di quartiere con ruolo consultivo reale sui grandi atti urbanistici;
- tavoli permanenti con categorie economiche e associazioni;
- percorso per il bilancio partecipativo.

Rocco ha insistito su un punto: «ascoltare non significa non decidere. Il nostro obbligo è ascoltare, ma questo non è un alibi alla paralisi. Le decisioni le prenderemo». Ha poi chiesto esplicitamente anche all’opposizione di contribuire nei lavori delle commissioni e sui piani strategici, a partire dal nuovo Piano regolatore e dal Piano della mobilità sostenibile: «su questi temi l’interesse della città non ha colore politico».
Due gli assi immediati indicati dal sindaco:
- ricostruire il rapporto con la cittadinanza, «non solo consultazione, ma coprogettazione»;
- sbloccare la macchina amministrativa, «la sfida non è solo finanziaria ma organizzativa; se il Comune non è messo in condizione di lavorare con efficienza, nessun progetto arriverà a terra».
Sul fronte più pratico e quotidiano, Rocco ha promesso interventi rapidi su manutenzione, decoro urbano, sicurezza, «completando la videosorveglianza e rafforzando la presenza della Polizia locale» e sull’abbattimento delle barriere architettoniche. Il Piano per l’eliminazione delle barriere, ha detto, «non è un tema di destra o di sinistra, è un atto di civiltà» e i primi lotti, su scuole, uffici e percorsi strategici, partirebbero con fondi già stanziati.
Infine la visione “Aosta 2040”: rigenerazione dell’esistente, stop al consumo di nuovo suolo, inclusione sociale e territoriale, «Aosta deve essere casa anche per chi vive nelle frazioni e nelle parti più marginali», e una «voce unica» del Comune nei rapporti con Regione e con gli altri enti su dossier come area ex Cogne, trasporti e fondi europei.
Sylvie Spirli: «noi siamo opposizione, non minoranza»
Nel primo intervento della nuova opposizione di centrodestra, Sylvie Spirli, unica eletta della Lega, ha riconosciuto l’emozione della nuova apertura di mandato, ma ha messo subito in chiaro l’impostazione politica: «questa aula è la casa di tutti gli aostani. La coalizione di centrodestra rappresenta il 49,94% dei consensi e, in attesa dell’esito del Tar, non governa per uno scarto di soli 15 voti. La città è letteralmente spaccata in due». Spirli rifiuta l’idea di “minoranza”: «noi saremo opposizione. Un’opposizione dura, critica, intransigente, ma anche propositiva e costruttiva, se ci sarà consentito». Poi l’affondo alla nuova maggioranza, accusata di essere una continuità politica dell’Amministrazione uscente: «Avete cambiato l’ordine degli addendi, li avete ridipinti, ma sperate che il risultato cambi. Il colore politico è lo stesso».
Nel merito, ha contestato al programma due cose, la mancanza, tra le priorità, della richiesta di un rifinanziamento organico della legge regionale 27/2011 “Aosta capitale dell’autonomia”, considerata decisiva per dare risorse strutturali al capoluogo, «senza, Aosta rischia la marginalizzazione», e i nodi della mobilità e della sosta. Sylvie Spirli ha ricordato il Piano urbano della mobilità sostenibile approvato nella scorsa legislatura, che prevede revisione delle tariffe dei parcheggi e aumento di alcune tariffe di abbonamento, e ha chiesto che quel piano sia gestito «in modo coerente», non sostituito da «nuovi tavoli». Ha anche sollecitato una soluzione concreta per nuovi parcheggi in regione Borgnalle, «una zona in forte espansione che chiede risposte da anni» ed ha invitato la maggioranza a non ripartire da zero sul tema della riqualificazione dell’area mercatale, «su cui esistono già studi pagati e messi nei cassetti».
Conclusione: «vi chiedo dialogo vero, non di facciata. Vigileremo. Criticheremo quello che riterremo sbagliato. Ma porteremo anche proposte nell’interesse della città».

Katya Foletto: «partecipazione sì, ma servono dettagli e giustizia sociale»
Katya Foletto ha annunciato una linea «critica ma costruttiva». Ha apprezzato l’impianto del programma su partecipazione e trasparenza, ma ha avvertito: «è pieno di principi condivisibili, ma su molte voci è troppo generico».
Tre i punti principali:
- partecipazione: bene Consigli di quartiere e bilancio partecipativo, ma «chi li compone? quanta parte del bilancio viene messa davvero in mano ai cittadini? con quali criteri?». Senza regole chiare, ha detto Foletto, «il rischio è che decidano solo le minoranze più organizzate, e non l’interesse generale»;
- politiche sociali e casa: «si accenna agli asili nido ma manca una visione complessiva di welfare. Non c’è una strategia esplicita su povertà urbana, abitare, solitudine, politiche sanitarie e rapporto della città con l’ospedale. E non c’è quasi nulla sull’emergenza abitativa»;
- ambiente: Foletto ha segnalato l’assenza di riferimenti a temi che AVS – Rete Civica VdA considera centrali, come comunità energetiche rinnovabili, gestione dei rifiuti, benessere animale, mobilità dolce attorno all’Arco d’Augusto e a piazza della Repubblica , «progetti che risultano sospesi in attesa del nuovo Piano della mobilità».
Katya Foletto ha chiuso dicendo che AVS – Rete Civica VdA non farà sconti politicamente, ma non farà nemmeno opposizione “di bandiera”: «voteremo contro quello che non condividiamo. Ma se ci saranno parti del programma che rispondono a giustizia sociale, ambiente, diritti, lì ci saremo», annunciando l’astensione sul voto finale agli indirizzi di governo.
Giovanni Girardini : «basta tavoli, servono risultati rapidi»
Giovanni Girardini, in attesa dei risultati del ricorso al Tar sul risultato del ballottaggio, ha tenuto un intervento molto politico e molto diretto. Il messaggio di fondo: la città si è allontanata dalla politica perché «non vede risultati, vede tempi eterni e risposte lente su problemi concreti».
Girardini ha criticato quello che definisce il rischio della nuova maggioranza di «limitarsi a convocare tavoli, tavoli, tavoli, coprogettazioni, concertazioni», parole che secondo lui «si sentono da anni» senza che seguano soluzioni visibili su sicurezza, decoro, politiche abitative, gestione dei rifiuti, contrasto alla povertà. Ha ricordato che molti di questi temi erano già stati sollevati più volte nella scorsa legislatura «quando ci si sentiva rispondere che il problema non esisteva».
Sul fronte sicurezza urbana, citando in particolare la zona della ferrovia e i sottopassi, Girardini ha rivendicato di aver chiesto da tempo più videosorveglianza e più pattuglie della Polizia locale: «all’epoca siamo stati presi in giro. Oggi sento lo stesso tema entrare nel programma di governo».
Ha poi avvertito il sindaco: «lei governa con una maggioranza numericamente fragilissima e rappresenta una città divisa in due visioni molto diverse. Sarà difficile “collaborare” su tutto. Non per cattiveria, ma perché i programmi sono proprio opposti». E ha promesso un’opposizione «ferma, attiva e molto presente nel controllo».

Il clima politico
Il messaggio che attraversa tutta la seduta è sempre lo stesso: “la città è spaccata in due”, come hanno detto sia maggioranza sia opposizione. La nuova amministrazione guidata da Raffaele Rocco, che ha anche all’Aula la sua Giunta, si vuole caratterizzare come «Governo dell’ascolto e della trasparenza», promettendo metodo, partecipazione e interventi su sicurezza, manutenzione, inclusione sociale e rigenerazione urbana.
Le opposizioni hanno risposto riconoscendo la legittimità istituzionale del nuovo Governo cittadino, ma dichiarandosi pronte a un confronto serrato e senza sconti su bilancio, mobilità, welfare, commercio e ruolo del capoluogo nei rapporti con la Regione.
La legislatura comunale di Aosta parte quindi con tutti i pezzi degli organi istituzionali al loro posto, Giunta nominata, Consiglio insediato, Presidenza eletta, vicepresidenze assegnate e, successivamente, anche le Commissioni consiliari (con un superlavoro dei tre scrutatori volontari, Sylvie Hugonin, Nicolò Munier e Katya Foletto, visto che l’opposizione ha richiesto sempre il voto segreto), gli indirizzi di governo approvati e, non senza polemiche, anche l’adeguamento delle indennità di carica.
Ma parte anche con una maggioranza politicamente stretta, un’opposizione che rivendica quasi metà della città e una parola che è tornata in aula più volte, da destra e da sinistra: “fiducia”.
Ora tutti si sono detti pronti a riconquistarla. Vedremo come.








