Con un’immagine semplice e simbolica, quella di una finestra che si chiude su piazza Chanoux, e un messaggio carico di poesia e gratitudine, Gianni Nuti ha affidato ai social media, nella serata di martedì 14 ottobre 2025, il suo commiato da sindaco di Aosta, al termine del mandato amministrativo.
«Cinque anni fa, ho aperto questa finestra affacciata su una piazza impaurita, semideserta, impoverita. Oggi la richiudo, tra le grida festose dei bimbi», ha scritto Nuti, accompagnando le parole con una foto scattata dal suo ufficio, lo sguardo rivolto verso il cuore della città. Un’immagine che riassume, meglio di qualsiasi discorso, la fine di un percorso iniziato in un momento di grande incertezza, l’autunno del 2020, nel pieno dell’emergenza pandemica, e concluso in un clima di partecipazione ritrovata.
Nel suo messaggio, l’ex sindaco non nasconde l’emozione per la chiusura di un ciclo che definisce «intenso, colorato e ostinatamente vivo». Nessun accenno polemico a differenza della serie di reels intitolata “Nutflix” nei quali rispondeva direttamente alle critiche emerse durante la campagna elettorale, e nessuna recriminazione: solo un senso di gratitudine «alla comunità e ai suoi rappresentanti» per avergli consentito di servire la città, con i propri limiti e con la convinzione di aver lasciato Aosta «migliore di come l’ho trovata».
Nuti ha dedicato parole affettuose alla sua squadra di governo – Josette (Borre, eletta consigliera regionale), Alina (Sapinet, vincitrice alle elezioni comunali nella lista dell’Union Valdôtaine), Titti (Clotilde Forcellati, eletta in Consiglio Valle e vincitrice nella lista del Partito Democratico alle comunali), Corrado (Cometto, rieletto alle comunali nella lista UV), Loris (Sartore, che non si è ricandidato), Samuele (Tedesco, unico eletto alle comunali con la sua lista civica REV-), Fabio (Molino, il capo di gabinetto), Stefano (Franco, segretario generale del Comune di Aosta) – definita «una piccola comunità operosa a servizio di quella più grande», legata da uno spirito di collaborazione che ha saputo prevalere sulle tensioni. «La politica può essere fatta di polifonie armoniose e non di inganni e sopraffazioni – ha scritto – per poco tempo, in solitudine, noi, insieme, lo abbiamo dimostrato».

Il suo saluto finale è rivolto a tutti i cittadini, anche a quelli che in questi anni gli hanno espresso dissenso: «alle tantissime persone che mi hanno incontrato in questi anni e mi hanno espresso benevolenza, ma anche a coloro che mi hanno riempito di insulti e di sguardi ostili, a voi rivolgo il mio grazie».
Il messaggio si chiude con un passo evangelico, tratto dal Vangelo di Luca (17,10): “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»”. Parole che racchiudono il tono sobrio e riflessivo del suo congedo: quello di chi lascia un incarico pubblico senza clamori, ma con la consapevolezza di aver servito la città con dedizione e umanità.