Fratelli d’Italia esce dalle elezioni regionali con quattro consiglieri dai zero che aveva nella scorsa legislatura ed il primato dentro la coalizione di centrodestra. Eppure, nel partito valdostano rimbalzano racconti di frizioni: la gestione della campagna, la qualità delle liste, gli eventi sul territorio. Al centro delle ricostruzioni c’è Alberto Zucchi, oggi consigliere eletto, per anni volto dell’organizzazione locale: c’è chi imputa alla dirigenza scelte «troppo leggere», chi invece parla di un risultato in linea con i rapporti di forza reali e con una legge elettorale che premia le cordate e genera inevitabili scontenti personali.
Zucchi ha respinto l’idea di un “commissariamento punitivo” spiegando che quello in atto è di natura elettorale, prassi del partito nei territori dove si vota con le preferenze, attivata il 18 luglio e formalizzata il 3 settembre con la nomina del deputato Enzo Amich. Finito il ciclo elettorale, la guida politica locale sarà ridefinita e Zucchi, in ogni caso, non intende tornare a fare il presidente del partito.
Da parte sua Enzo Amich giudica positivo il passaggio da 0 a 4 consiglieri con Fratelli d’Italia prima forza della coalizione e primo partito nazionale in Valle d’Aosta, smentendo le voci di «trombati» e di «dissensi interni», con il risultato elettorale che rappresenta un «lavoro corale» di candidati e militanti.
Conferma che la nomina di un commissario è una prassi per garantire equilibrio durante le campagne con preferenze e per evitare incompatibilità con futuri incarichi e conferma l’impegno per il ballottaggio ad Aosta a sostegno di Giovanni Girardini, con incontri serrati con la coalizione e con i candidati comunali.

Cosa c’è in gioco ora
- Leadership territoriale: con Alberto Zucchi passato in Aula, si apre il tema di chi guiderà stabilmente il partito in regione e con quale mandato (organizzazione vs. radicamento);
- Perimetro delle alleanze: il centrodestra valdostano esce frastagliato, con Forza Italia con quattro consiglieri e Lega che è scesa a tre dagli undici del 2020: la forza contrattuale di FdI dipenderà dalla compattezza interna;
- Costruzione delle liste future: la critica più frequente riguarda l’arruolamento e la “chimica” delle liste, da dove dovrà ripartire selezione e formazione del gruppo dirigente.
Per ora, il dato politico è doppio: FdI ha migliorato la rappresentanza, ma dovrà trasformare il risultato in una struttura locale più coesa, altrimenti la scossa elettorale rischia di esaurirsi in un breve, rumoroso, after-party.