Il ricorso al Tar su Pompiod: “Via obbligatoria, errori su codici rifiuti e tutela Natura 2000”

Un dettaglio della discarica di Pompiod
Un dettaglio della discarica di Pompiod

L’associazione Valle Virtuosa ed il Comitato discarica sicura Pompiod, insieme a Legambiente hanno depositato al Tribunale Amministrativo regionale (Tar) della Valle d’Aosta un ricorso contro la decisione regionale che ha escluso il progetto di rinnovo dell’autorizzazione della discarica di Pompiod, nel territorio del Comune di Aymavilles, dalla Valutazione di Impatto Ambientale (Via).
Nel mirino il provvedimento dirigenziale n. 3182 del 10 giugno 2025 (che è stato secretato) e, per quanto di interesse, il parere dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) del 10 dicembre 2024.
Le associazioni chiedono l’annullamento degli atti e, se del caso, l’attivazione del Paur con Via e titoli ambientali coordinati. Il Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) è un procedimento amministrativo disciplinato dall’art. 27-bis del D. Lgs. 152/2006, ideato per semplificare il processo di autorizzazione per i progetti soggetti a Valutazione di impatto ambientale (Via) di competenza regionale

Chi ricorre e cosa impugna

Il ricorso, reso noto nel pomeriggio di martedì 16 settembre 2025 nela sala Consiliare del Comune di Jovençan, è firmato dall’avvocata Emanuela Beacco, contro Regione autonoma Valle d’Aosta e Ulisse 2007 Srl (gestore), con notifica anche ad Arpa VdA.

Gli atti contestati sono:

  • il provvedimento dirigenziale n. 3182/2025 che ha dichiarato il progetto “non assoggettabile a Via”;
  • il parere Arpa 10/12/2024 nella parte in cui esclude “impatti negativi significativi”.
Il cartello che indicava la discarica di Pompiod
Il cartello che indicava la discarica di Pompiod

I punti chiave del ricorso

  • Via necessaria e istruttoria carente. Secondo i ricorrenti, la Regione ha qualificato l’istanza come “semplice rinnovo” senza nuove opere, mentre la documentazione allegata indicherebbe novità sostanziali; inoltre, l’Amministrazione avrebbe imposto numerose prescrizioni e ulteriori approfondimenti (traffico indotto, codici Eer, mitigazioni), segno che gli impatti non sono stati realmente esclusi.
  • Codici rifiuti contestati: compaiono due “pericolosi”. Nelle tabelle Eer allegate dall’operatore emergerebbero il 19 03 08* (“mercurio parzialmente stabilizzato”) e l’01 03 10* (“fanghi rossi… contenenti sostanze pericolose”), non presenti nelle autorizzazioni precedenti e incompatibili con una discarica per soli inerti. I ricorrenti parlano di errore recepito acriticamente e di conseguente cambio di categoria impiantistica (Aia e Via obbligatoria).
  • Tutela Natura 2000 e assenza di VincA. Il sito si trova a circa 100 metri dal SIC/ZSC “Castello e miniere abbandonate di Aymavilles” (IT1205034), rilevante per colonie di chirotteri protetti. Per i ricorrenti, doveva essere svolta la Valutazione di Incidenza (VincA) integrata nello screening Via, come previsto da norme UE, nazionali e regionali.
  • Contesto sensibile e rischio geomorfologico. L’area è prossima agli abitati (fino a 70-100 metri), confina con vigneti e aree boscate, ricade in zona a rischio frana (F2) e presenta potenziali criticità su percolato e versante, aspetti che – secondo il ricorso – non sono stati valutati compiutamente.

Dove siamo: la storia autorizzativa in breve

La discarica nasce nel 1999 (DGR 4656/1998) per inerti; nel 2010 (PD 4225) l’autorizzazione viene rinnovata ampliando i codici; nel 2016 (DGR 909) viene approvato un progetto di adeguamento con deroghe a limiti per 19 tipologie; nel 2018 (PD 3242) sostituiti quattro codici CER.
Nel 2020 scatta un sequestro nell’ambito di un procedimento penale poi definito nel 2022 con patteggiamento e sanzione a carico di Ulisse 2007.
Nel 2024 il gestore deposita l’istanza di screening; a giugno 2025 la Regione decide per la non assoggettabilità.

Una raccolta fondi on line

È stata organizzata una raccolta fondi on line con l’obiettivo di raccogliere 10mila euro di donazioni per sostenere le spese legali del ricorso al Tar, finanziare studi tecnici e perizie indipendenti, realizzare materiali informativi e campagne di sensibilizzazione e garantire trasparenza e partecipazione dei cittadini nelle decisioni.
L’obiettivo delle organizzazioni è quello di “trasformare il caso Pompiod da esempio di cattiva gestione a occasione di risanamento e cambiamento”.