Il Consiglio regionale della Valle d’Aosta ha approvato all’unanimità, mercoledì 18 giugno 2025, alcune modifiche tecniche al regolamento interno, per adeguarlo a normative più recenti.
Sono stati abrogati gli articoli 31-bis e 115, il primo riguardava l’Osservatorio sulla legalità, superato dalla legge regionale 1/2022 ed il secondo disciplinava la nomina dei revisori dei conti , ora regolata dalla legge regionale 14/2021. Sono stati modificati anche gli articoli 9 e 14: ridefinite le attribuzioni del presidente e dell’Ufficio di Presidenza, in seguito alla soppressione della Commissione di coordinamento. Il presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin, ha spiegato che si tratta di «un adeguamento tecnico per aggiornare disposizioni risalenti nel tempo o superate da normative successive».
Il consigliere Stefano Aggravi di Rassemblement Valdôtain ha ribadito che la fine legislatura non era il momento per cambiamenti strutturali, ma ha ricordato che il suo gruppo aveva già proposto l’introduzione della parità di genere nell’Ufficio di Presidenza, la possibilità di presentare mozioni di sfiducia motivate verso i vertici del Consiglio, l’uso del francoprovenzale in aula ed un parere preventivo sulla compatibilità finanziaria delle proposte.
Diego Lucianaz del gruppo misto, che comunque parla in patois in aula, ha denunciato il mancato rispetto della mozione approvata all’unanimità nel 2023 che impegnava il Consiglio a valutare una “voie juridique” per permettere l’uso del francoprovenzale. Ha criticato la “maggioranza autonomista” per aver, a suo dire, disatteso un impegno simbolico verso la lingua tradizionale.
Paolo Cretier dei Federalisti Progressisti – Partito Democratico, ha messo in guardia sulla complessità linguistica del patois, evidenziando le differenze territoriali e il rischio di traduzioni scorrette in assenza di esperti linguistici.
Andrea Manfrin della Lega VdA ha proposto una soluzione già adottata nel Comune di Aosta, quella di parlare in francoprovenzale purché seguito da una sintesi in italiano. Ha anche denunciato due criticità, il mancato supporto tecnico ai gruppi di opposizione per le proposte con copertura finanziaria ed ostacoli all’accesso agli atti da parte dei consiglieri (i cosiddetti “116”).
Il presidente Alberto Bertin ha replicato riconoscendo che le proposte erano molteplici ma che è mancata una convergenza trasversale per agire, con la Commissione per il Regolamento che ha avuto difficoltà a riunirsi, rinviando alla prossima legislatura e il dossier sulle riforme più ampie.
L’uso del patois nelle Istituzioni valdostane
Ecco un’analisi comparativa del trattamento del patois (francoprovenzale) all’interno delle principali istituzioni valdostane, basata su pratiche, norme e prassi attuali:
- in Consiglio regionale il patois, come si è visto, non è incluso nel regolamento interno, sebbene siano stati avanzati tentativi (mozione 2023, proposte collettive) per consentirne l’uso in aula, fino ad ora senza esito concreto;
- il Comune di Aosta consente l’intervento in patois, a condizione di fornire una sintesi in italiano alla fine, mentre a Valtournenche la cartellonistica è quadrilingue, in patois, italiano, francese ed inglese, con il patois in posizione predominante, segno di grande valorizzazione locale;
- la Regione, attraverso Brel e PatoisVdA, promuove corsi, dizionari e strumenti educativi per tutte le varianti comunali del patois;
- nelle scuole, sono presenti percorsi facoltativi dedicati al patois (in avvio dal 2013 in 36 istituti), nonché progetti di ricerca e digitalizzazione;
- Rai Valle d’Aosta trasmette programmi in patois, con sottotitoli in italiano/francese, nel quadro della tutela statale delle minoranze.
Lo Statuto speciale (1948) riconosce ufficialmente italiano e francese; il patois è valorizzato dall’articolo 34 della legge regionale 54 del 7 dicembre 1998, anche se non previsto come lingua ufficiale. La legge statale n.482/1999 tutela il francoprovenzale, ma non garantisce l’uso attivo negli atti ufficiali, lasciando margini solo per l’oralità in istituzioni locali
Sebbene non ufficialmente riconosciuto nelle sedute del Consiglio regionale, il patois gode di una vitalità culturale e operativa negli Enti locali, nella scuola, nelle iniziative della Regione e nei media. I Comuni dimostrano una pratica inclusiva e valorizzante, mentre a livello istituzionale regionale sopravvive un ritardo normativo, da colmare con strumenti legislativi e operativi adeguati.
C’è quindi un contrasto fra una forte base culturale dal basso e una mancanza di riconoscimento formale dall’alto, segno di una lingua viva, ma ancora in attesa di piena integrazione amministrativa.