Il Tar dovrà affrontare quattro ricorsi sulle elezioni, due sulle regionali e per Champdepraz ed Aosta

L'insegna del Tribunale amministrativo della Valle d'Aosta
L'insegna del Tribunale amministrativo della Valle d'Aosta

La tornata elettorale del 28 settembre finisce davanti alla giustizia amministrativa con quattro ricorsi distinti: uno sull’assegnazione dei seggi in Consiglio Valle, uno contro la validità delle regionali, uno sulle comunali a Champdepraz decise da un solo voto di differenza, e l’ultimo, depositato il mercoledì 12 novembre, sul ballottaggio di Aosta vinto da Rocco-Fadda per 15 preferenze. La prima udienza del Tribunale amministrativo della Valle d’Aosta è stata fissata giovedì 29 gennaio 2026 per tre dei quattro fascicoli, data in cui potrebbe essere accorpato anche l’ultimo.

AVS contro l’assegnazione del 13° seggio all’UV

Il primo ricorso è quello dei Alleanza Verdi e Sinistra – Rete civica VdA, che chiede al Tar di annullare il provvedimento con cui l’Ufficio elettorale centrale del Tribunale ha riassegnato il 13° seggio all’Union Valdôtaine, togliendolo ad AVS e al suo terzo eletto, Andrea Campotaro.

Nello spoglio del 29 settembre, ha ricostruito AVS – Rete Civica VdA, alla lista erano stati attribuiti 3.816 voti, contro i 19.304 dell’UV, con una prima ripartizione di 3 seggi ad AVS e 12 all’UV. Nei giorni successivi, l’Ufficio elettorale ha proceduto al riesame dei voti contestati, attribuendo un voto in più all’UV e correggendo tre errori materiali nei conteggi; i voti dell’Union sono così saliti a 19.308, mentre il totale di AVS – Rete Civica VdA è rimasto invariato. Per effetto del gioco dei resti, il terzo seggio di AVS – Rete Civica VdA è stato quindi spostato sull’UV e assegnato a Cristina Machet, portando il rapporto a 13–2 a favore del partito autonomista.

Secondo i ricorrenti, però, nel pacchetto delle schede contestate figuravano anche due schede con voto di lista alla formazione rosso-verde e con preferenze scritte per candidati comunali della stessa area, dichiarate nulle dall’Ufficio elettorale. Da qui la richiesta di un riesame alla luce del principio del favor voti, quello per cui il voto va considerato valido se la volontà dell’elettore è chiaramente riconoscibile. L’Ufficio ha confermato la nullità, motivandola con il rischio di riconoscibilità del voto, ma AVS – Rete Civica VdA, rileggendo i verbali di sezione, sostiene che in altri casi analoghi, con schede con preferenze per candidati comunali o addirittura inesistenti, il voto di lista sarebbe stato invece considerato valido.

Per AVS – Rete Civica VdA si tratterebbe quindi di una disparità di trattamento che ha prodotto un effetto politico diretto: la perdita del seggio. Nel ricorso annunciato al Tar, la lista denuncia la violazione del principio di uguaglianza e uniformità nella valutazione delle schede e chiede di ristabilire la corretta attribuzione del seggio.

Sul fondo, AVS punta il dito anche contro la concomitanza di elezioni regionali e comunali, che avrebbe aumentato la confusione tra schede e preferenze, con elettori che hanno scritto nomi “sbagliati” sulla scheda regionale pensando al Comune, rendendo ancora più necessario «un criterio uniforme e trasparente, davvero centrato sulla volontà dell’elettore e non su interpretazioni divergenti da sezione a sezione».

Andrea Campotaro ed Elio Riccarand
Andrea Campotaro ed Elio Riccarand

Il ricorso contro l’intera tornata regionale

Le valdostane Monica Glassier e Sabrina Marando, vicine ai movimenti complottisti, di cui diversi esponenti erano candidati nella lista di Valle d’Aosta Futura che non ha raggiunto il quorum per entrare in Consiglio Valle, hanno chiesto al Tar l’annullamento della proclamazione e nuove elezioni regionali. Contestano l’applicazione, a comizi già indetti, della riforma che ha portato le preferenze da 1 a 3 (confermata dal referendum del 10 agosto): “non si cambiano le regole a partita in corso”.
Sul punto, un precedente passaggio in sede civile, da parte della giudice Giulia De Luca, aveva ritenuto competente il Tar, indicando comunque di applicare la legge delle tre preferenze: la tutela piena, se del caso, può arrivare con l’impugnazione della proclamazione.

Il ricorso delle due cittadine chiede una cosa enorme: annullare completamente le elezioni regionali perché, secondo loro, la riforma delle tre preferenze sarebbe stata applicata fuori tempo massimo. Accogliere davvero questo ricorso sarebbe un terremoto giuridico e politico, perché porterebbe alla cancellazione dell’intera tornata regionale, al ritorno alle urne, a conseguenze economiche pesanti (danni erariali, rimborsi, etc.) e ad un problema costituzionale sulla validità delle preferenze e sull’efficacia temporale delle leggi regionali.
L’ipotesi dell’accoglimento del ricorso è tecnicamente possibile, ma altamente improbabile, perché i giudici tendono a non ribaltare elezioni già celebrate se ci sono alternative meno “distruttive”, molto più realistico, invece, è che il Tar si concentri su un livello più basso della questione, cioè quello di verificare se la Regione ha fatto bene ad applicare la riforma delle tre preferenze, pur essendo entrata in vigore dopo l’indizione dei comizi elettorali, valutare se c’è stato un vizio procedurale e stabilire se la sequenza normativa è stata rispettata.

La sindaca di Champdepraz. Monica Cretier, con la sua nuova Giunta
La sindaca di Champdepraz. Monica Cretier, con la sua nuova Giunta

A Champdepraz il sindaco deciso da un solo elettore

Il terzo ricorso riguarda il risultato delle elezioni comunali a Champdepraz, dove la sindaca Monica Cretier è stata rieletta con 224 voti sui 223 dello sfidante Michel Borettaz. Il ricorso è stato presentato da Giuseppe D’Agostino, candidato della lista sconfitta, come privato cittadino, dato che la lista aveva scelto di non impugnare il risultati, chiedendo la verifica delle schede nulle e bianche (17 e 10) e, in sostanza, un controllo puntuale delle operazioni di seggio dato lo scarto di un voto.

Per Aosta chiesto il riconteggio sul ballottaggio

Il quarto ricorso è quello presentato mercoledì 12 novembre, penultimo giorno utile, dal candidato del centrodestra Giovanni Girardini, sconfitto al ballottaggio di Aosta da Raffaele Rocco per 15 voti (6.419 contro 6.404). Il ricorso è firmato da Girardini insieme a Marialice Boldi, segretaria della Lega Valle d’Aosta, Mariasista De Fazio, presidente dell’associazione Marisol ed Armando Mascaro, consigliere comunale a Saint-Pierre, candidato non eletto alle elezioni regionali con Fratelli d’Italia, assistiti dagli avvocati Andrea Mascetti, Paola Balzarini e Gregorio Paroni, quest’ultimo firmatario materiale dell’atto.

Il documento, non supportato da Forza Italia, che era nella coalizione a supporto di Girardini, entrata in maggioranza in Consiglio Valle, è di oltre 80 pagine tra motivazioni, verbali e testimonianze, contesta sia singoli voti, sia l’intero impianto delle operazioni di scrutinio svolte il 12 ottobre nel polo centralizzato della scuola Luigi Einaudi.
Secondo i ricorrenti, 14 voti favorevoli a Girardini-Furci non sarebbero stati conteggiati e 9 voti attribuiti a Rocco-Fadda sarebbero invece da annullare. Si tratterebbe di schede nelle quali, ad esempio, l’elettore avrebbe tracciato la croce sul riquadro del ticket Girardini-Furci aggiungendo il cognome “Girardini” scritto a mano. Per il centrodestra la volontà era “chiarissima” e la scheda doveva essere validata: per l’ufficio elettorale, invece, quel tratto poteva rendere il voto “riconoscibile”, e dunque nullo.
Il ricorso entra poi pesantemente nel merito del funzionamento del grande polo di spoglio, sostenendo che lo scrutinio sarebbe stato affrettato, disordinato e non conforme alle procedure ed alcuni reclami dei rappresentanti di lista non sarebbero stati verbalizzati. In due fasi cruciali, durante l’apertura delle buste sigillate e distribuzione delle schede ai tavoli i rappresentanti di lista non sarebbero stati ammessi, impedendo il controllo della regolarità.

Giovanni Girardini con Sonia Furci ed i leader del centrodestra valdostano, Orlando Navarra, Emily Rini, Alberto Zucchi, Marialice Boldi, Piero Vicquéry ed Elso Gerandin
Giovanni Girardini con Sonia Furci ed i leader del centrodestra valdostano, Orlando Navarra, Emily Rini, Alberto Zucchi, Marialice Boldi, Piero Vicquéry ed Elso Gerandin

Il caso più eclatante riguarderebbe l’Ufficio elettorale di sezione n. 35, quello di Excenex, dove la sua presidente avrebbe trasportato personalmente le schede con la propria auto privata, senza scorta, e, secondo il ricorso, riponendole in un contenitore diverso da quello ufficiale. Girardini l’aveva segnalato già quella notte parlando di una «busta posata a terra come se fosse una consegna della Bofrost».
Il ricorso insiste anche su un episodio specifico: al tavolo n. 9 ci sarebbe stata una inversione dei voti tra i due candidati, un presunto spostamento di 42 voti verso Rocco-Fadda. Una contestazione sollevata già nella notte del 12 ottobre dai rappresentanti di lista, ma verificabile solo più tardi perché le buste erano sigillate.
Il successivo controllo dei verbali ha portato alla rettifica di un voto per parte, lasciando immutato lo scarto finale (+15 per Rocco). Ma per i ricorrenti la verbalizzazione non basta e serve una verifica sulle schede effettive.

Tra le testimonianze raccolte, una accusa il presidente di un tavolo di aver commentato ad alta voce: «un’altra nulla per Girardini!» con atteggiamento definito “da tifoso” ed altre riferiscono di tensione e confusione nella gestione delle buste e dei tempi dello spoglio, con i rappresentanti delle forze politiche sostengono che il primo accesso al corridoio dove erano custodite le buste sarebbe stato inizialmente impedito.

Il ricorso chiede quindi la correzione del risultato elettorale e proclamazione di Girardini come sindaco, se il riconteggio gli attribuisse il vantaggio ed in subordine, l’annullamento del ballottaggio ed una nuova votazione.

Esiti possibili

  • AVS – Rete Civica VdA: riconteggio/valutazione schede contestate e possibile rianimazione del terzo seggio ad Andrea Campotaro se i giudici accolgono il favor voti.
  • Glassier/Marando: se venisse davvero accolto nella sua interezza, ipotesi molto lontana, si arriverebbe all’annullamento delle elezioni regionali. È però più probabile che il Tar si limiti a valutare la correttezza dell’applicazione della riforma delle tre preferenze, senza mettere in discussione l’intera votazione.
  • Champdepraz: con scarto di un voto, anche pochi atti, con una scheda recuperata o riclassificata si potrebbe arrivare al cambio del sindaco.
  • Aosta: il Tar può disporre accertamenti tecnici e riconteggi sui seggi indicati; solo in caso di vizi gravi si arriverebbe alla ripetizione.