Lorenza Scarpante resta in carcere: rigettata la richiesta dei domiciliari ad Aosta

L'ingresso della palazzina in via Zanolini 16, a Bologna
L'ingresso della palazzina in via Zanolini 16, a Bologna

Il Tribunale del riesame di Bologna, presieduto dal giudice Pier Luigi Di Bari, ha rigettato la richiesta di trasferimento agli arresti domiciliari presso l’abitazione della madre ad Aosta, in alternativa alla detenzione in carcere alla Dozza, dove si trova dal 27 maggio scorso, per Lorenza Scarpante, 56 anni sospettata per l’omicidio volontario aggravato del marito Giuseppe “Beppe” Marra, di 59 anni, e quindi rimane in custodia cautelare nel carcere della Dozza. La decisione ufficiale è stata resa nota il 21 giugno 2025.

La difesa della donna, che non era in aula, rappresentata dall’avvocato Chiara Rizzo, ha ribadito che «manca il movente» per un omicidio volontario, l’inesistenza di rischi di fuga o di inquinamento probatorio e la mancanza di pericolo di reiterazione del reato, sottolineando la situazione psicologica delicata di Lorenza Scarpante, la sua preoccupazione per i figli e l’alto grado di solidarietà tra detenute.
La PM Manuela Cavallo, pur non opponendosi formalmente ai domiciliari, ha presentato nuove perizie medico-legali (tra cui quella del dottor Filippo Pirani), che ipotizzano un omicidio per traumi da impatto contro spigoli murali. Resta aperta la possibilità di caduta accidentale, gesto autolesionistico o malore, ma il quadro rimane sospetto e da approfondire. Secondo la perizia l’omicidio sarebbe avvenuto sbattendo la testa della vittima contro un muro (compatibile con la frattura cranica e le tracce ematiche) ma non si può escludere del tutto un gesto autolesionistico, o un collasso causato da un ictus.

Resta ancora da accertare se Beppe Marra, sotto effetto di cocaina, cannabis e allucinogeni, fosse in grado di reagire o si sia fatto del male da solo. I dettagli della perizia saranno consegnati ai giudici, ma la decisione resta negativa tanto che già il GIP del Tribunale di Bologna, Claudio Paris, aveva precedentemente confermato la custodia cautelare. Si aspettano ancora esiti tossicologici completi, analisi biologiche sulle tracce di sangue e dati da cellulari e telecamere.
I funerali di Beppe Marra sono stati ancora autorizzati, in attesa degli approfondimenti richiesti dalla magistratura.

Secondo alcune indiscrezioni la coppia, che da sola, dato che il figlio era fuori città, avrebbe consumato alcool, cocaina, marijuana ed allucinogeni la notte dei fatti, tra il 26 ed il 27 maggio. I risultati degli esami tossicologici, sulla vittima e sull’indagata, sono attesi per definire la dinamica della morte.
Nell’appartamento di via Antonio Zanolini non sono stati trovati segni d’effrazione o colluttazione, gli oggetti di valore erano intatti ed è stata rinvenuta una camicetta da donna insanguinata sotto la testa della vittima, probabilmente usata come supporto.
I vicini sono stati svegliati da rumori violenti verso le ore 3 del mattino ed hanno riferito discussioni frequenti. I coniugi litigavano da tempo, tanto che Lorenza Scarpante si era trasferita ad Aosta quattro mesi prima, chiedendo la separazione. Era poi rientrata a Bologna circa due mesi fa, «per riprovare». Beppe Marra aveva iniziato ad assumere sostanze allucinogene, da lui descritte come «legali», situazione che avrebbe deteriorato il clima domestico.

Secondo le indagini, la donna si trovava sola in casa: Lorenza Scarpante ha sempre dichiarato di aver trovato il marito senza sensi al mattino, dopo aver dormito, e non ricorda alcun colpo. Il suo avvocato sostiene che sta collaborando ed attribuisce i traumi a una possibile caduta dopo un malore.