In Senato Albert Lanièce ha parlato dopo Speranza: «un’epidemia di dimensioni tali da mettere in crisi qualunque sistema sanitario»

Scritto da aostapresse

1 Aprile 2020 - 11:10
Albert Lanièce al Senato, con guanti e mascherina

«Questa mattina sono intervenuto in Senato dopo l’informativa del ministro della salute Roberto Speranza sulle iniziative relative alla gestione “covid-19» scrive su “Facebook” Albert Lanièce, senatore della Valle d’Aosta, nella mattinata di mercoledì 1° aprile.
«Ho portato il mio contributo per il Gruppo delle Autonomie – aggiunge – evidenziando alcune considerazioni sulla politica sanitaria adottata per l’emergenza in corso e le proposte per l’organizzazione futura della nostra sanità, per prepararci alle prossime sfide».

Il ministro Speranza ha confermato, ai senatori, il prolungamento delle misure restrittive adottate dal Governo per contenere la diffusione dell’epidemia: «la strada imboccata è quella giusta – ha dichiarato in aula – le decisioni drastiche iniziano a dare risultati, ma facili ottimismi possono vanificare sforzi e sacrifici. La cura italiana, adottata in tutto il mondo, sta rallentando la curva del contagio, ma la battaglia è molto lunga e non si deve abbassare la guardia. E’ importante portare sotto il valore uno l’indice del contagio, ma senza il vaccino il virus non sarà sconfitto completamente. Il Governo ha confermato fino al 13 aprile tutte le limitazioni delle attività economiche e dei movimenti delle persone. Per un periodo non breve occorrerà gestire la transizione, graduando le misure e conservando le pratiche adottate per evitare nuovi focolai: è l’unica strada realistica e praticabile per riaccendere i motori dell’economia e riconquistare libertà e socialità».

«L’Italia dovrebbe essere orgogliosa del lavoro fatto che è stato riconosciuto dall’OMS, con cui la relazione è continua e proficua  – ha proseguito Roberto Speranza – lo stato d’emergenza è stato dichiarato il 31 gennaio e l’Italia per prima ha chiesto politiche europee di prevenzione comune. Non abbiamo quindi sottaciuto i problemi e le criticità incontrate: gli approvvigionamenti di dispositivi di protezione sono stati molto difficili a causa delle misure protezionistiche e della mancanza di produzione italiana. Ad oggi la Protezione civile ha concluso un accordo con la Cina e altri Paesi per la fornitura di 300 milioni di mascherine, la priorità sarà data al personale sanitario, ed avremo una filiera nazionale che renda autosufficiente il Paese. Sono cambiate le modalità di distribuzione dei dispositivi con l’impiego di mezzi della difesa. I posti letto di terapia intensiva sono stati portati a 9.081, i posti letto di pneumologia sono stati triplicati. Sono stati superati i tetti ordinari per le assunzioni di personale e aggiornate le linee di indirizzo degli ospedali, con l’aumento dei “covid hospital”, percorsi separati, riprogrammazione delle strutture non utilizzate, individuazione di tutte le possibili strutture pubbliche o private, implementazione del “112” e “118”, definizione di accordi con enti e volontariato, riorganizzazione della rete territoriale per la presa in carico dei pazienti, monitoraggio e setting assistenziali».

«Nel futuro è necessario puntare sulla medicina territoriale – ha quindi evidenziato il ministro della salute – la teleassistenza, la velocizzazione delle capacità diagnostiche dei test. La definizione del tasso di sieroconversione dei pazienti che hanno sviluppato anticorpi è essenziale. L’Agenzia del farmaco si è attivata su quattro livelli: promozione di studi clinici e valutazione centralizzata e coordinata, lista di farmaci per il trattamento dell’infezione, contrasto della carenza di medicinali, informazione sui farmaci. Siamo impegnati sul fronte della massima vigilanza per evitare speculazioni a danno dei malati. Occorre tornare a sviluppare con gli ospedali la rete dei servizi territoriali ed è necessaria una rinnovata integrazione tra politiche sanitarie e sociali. L’emergenza ha dimostrato che il Servizio sanitario universale, istituito nel 1978, che ha dato attuazione all’articolo 32 della Costituzione, è il patrimonio più prezioso e su di esso bisogna investire: assumerlo come tema per la ripresa strategica è il modo migliore per onorare le vittime».

«I dati forniti dal ministro – ha quindi dichiarato Albert Lanièce – sono l’evoluzione del quadro sanitario che si è sviluppato a partire dalla fine di febbraio. Onestamente credo che nessuno di noi, neppure l’ambito medico, avrebbe pensato a una ricaduta così severa sul nostro Paese. Basti pensare a un dato su tutti: abbiamo raggiunto i quasi 12mila decessi. Dobbiamo ammettere che questo evento sanitario ha spiazzato il mondo intero per la rapidità nella propagazione e per la sua violenza. Tanto che abbiamo avuto un quadro scientifico chiaro solo a pandemia conclamata, e quindi, solo allora, è stata possibile una risposta sanitaria adeguata».

«Segnali di nuove forme epidemiche aggressive e dannose per l’uomo li abbiamo già visti nel recente passato – ha aggiunto Lanièce, che di professione è medico di famiglia – la “Sars”, sempre sostenuta da “coronavirus”, le epidemie degli “ebolavirus” e poi, una decina di anni fa, la “H1N1”, di fatto la prima pandemia del terzo millennio. Quella che stiamo vivendo è una pandemia che deriva da un nuovo ceppo di coronavirus, il “covid-19”, e che sta rappresentando la seconda grande pandemia del nuovo secolo, la quale si sta manifestando in modo particolarmente aggressivo non solo sul fronte della salute, ma anche per le devastanti ricadute sociali ed economiche. Accantonando gli aspetti più prettamente medici, permettetemi alcune considerazioni più di politica sanitaria: la gestione di questa epidemia è stata, sin dall’inizio, molto impegnativa, proprio per l’atteggiamento spiazzante di questo nuovo “coronavirus”. Per il nostro Paese e nel mondo intero è stata evidente la difficoltà iniziale, o meglio, oserei dire l’impreparazione organizzativa di fronte a un evento così violento e inaspettato. Le risposte sono arrivate man mano che si sviluppava l’epidemia ed ha assunto i contorni di una sfida senza precedenti per l’intero comparto sanitario, chiamato a mettere in campo tutte le energie che aveva a disposizione».

«La politica è poi riuscita, a mio giudizio, a colmare i ritardi iniziali, creando da noi un modello organizzativo che si sta, via via, consolidando – ha continuato il parlamentare valdostano – un modello italiano che non è l’unico, ma l’importante è però credere in un certo tipo di organizzazione e andare fino in fondo con rigore e professionalità. Io penso che le risposte siano arrivate con la presa in carico di 100mila persone dall’inizio dell’epidemia e con l’inserimento di migliaia di casi gravi sulle nostre strutture ospedaliere, che hanno stravolto l’organizzazione tradizionale dei reparti, creando enormi dipartimenti dedicati ai pazienti covid positivi e dilatando, in modo significativo, le capacità dei reparti di rianimazione. Forse questa emergenza ha di fatto obbligato la sanità ospedaliera ad accelerare un nuovo tipo di organizzazione di reparti, non più pensato per patologia, ma pensato in dipartimenti distinti per intensità di cura e complessità assistenziale. Colgo a questo proposito l’occasione per ringraziare i medici, gli infermieri, gli amministrativi, i tecnici, gli “oss” e il mondo della ricerca. Anche la sanità territoriale sta iniziando, secondo me, a rispondere in modo efficace, in un ambito ancora più difficile come quello extra-ospedaliero».

«Agli occhi dell’opinione pubblica, mai come oggi il servizio sanitario e la ricerca appaiono come elementi fondativi di un Paese civile e moderno – ha rilevato Albert Lanièce – voglio ricordare, in modo particolare, il personale infermieristico per l‘enorme mole di lavoro che sta svolgendo; il personale “oss” che opera nelle strutture di ricovero territoriali, le microcomunità, e naturalmente i colleghi medici di medicina generale, che rappresentano sempre un importante punto di riferimento per i cittadini. La medicina di famiglia potrebbe essere ancora meglio sfruttata e spero che, finita questa emergenza, si inizi un serio ragionamento sul ruolo e sul futuro di questa professione fondamentale. Voglio ringraziare l’organizzazione delle “Usca”, le Unità speciali di continuità assistenziale, che coinvolgono oltre ai propri medici, anche giovani medici in formazione e medici volontari che, insieme agli infermieri, hanno l’importante compito di seguire i pazienti “covid” sul territorio, rappresentano poi la sostanziale novità di questa organizzazione».

«Ecco, credo che tutto questo articolato sistema di presa in carico sanitario – ha ribadito il senatore –  sia una risposta che stia dando dei risultati importanti, a fronte di dati ancora molto preoccupanti, prima fra tutti la cifra dei decessi, che ormai ha superato le 11mila unità. Oggi noi ci raccogliamo con attenta commozione attorno alle famiglie delle vittime. È vero, ci sono stati ritardi nell’erogazione dei farmaci, nella fornitura di tamponi e di mascherine e degli altri “dpi”, oltre alle difficoltà nell’informazione sui corretti protocolli scientifici e operativi. A mio giudizio l’epidemia ha, però, raggiunto dimensioni tali da mettere in crisi qualunque sistema sanitario. Questa tremenda esperienza che stiamo vivendo dovrà, però, servire per riformare e aggiustare il nostro sistema socio-sanitario. Penso, ad esempio, allo standard delle strutture per anziani e disabili territoriali, le “Rsa” o microcomunità, che hanno rappresentato il luogo per eccellenza di sviluppo della trasmissione virale dell’epidemia. Bene, questi standard potrebbero essere rivisti, introducendo una suddivisione della struttura per moduli più piccoli, isolabili tra loro, e attivabili non appena ci sono notizie di epidemie in corso. Lo sviluppo e la consacrazione definitiva della telemedicina che sarà sempre più strategica per gestire una sanità territoriale, in modo più efficace e funzionale rispetto a realtà difficili come i territori di montagna. Senza dimenticarsi della lotta alle “fake news” sulla scienza e sulla medicina che dimostrano tutta la loro pericolosità sociale e che dovrà continuare a essere combattuta anche dopo la fine dell’emergenza».

«Prima di terminare vorrei ancora una volta rinnovare un grosso ringraziamento a tutto il personale sanitario – ha ancora dichiarato Albert Lanièce – dobbiamo soprattutto promettere loro che, in futuro, saranno rispettati e valorizzati il loro ruolo così strategico e importante mentre, nell’immediato, dovremo garantire un giusto riconoscimento economico per l’enorme lavoro che stanno svolgendo. Estendo il mio ringraziamento anche alla Protezione civile, alle Forze dell’ordine, a tutto il mondo del volontariato e del terzo settore, nonché a tutti coloro che lavorano per permettere alle nostre famiglie di avere in casa i beni essenziali. Proprio alle famiglie italiane va il mio il nostro più caloroso saluto e un messaggio di speranza per il domani. Concludo ringraziando anche il ministro, per il suo impegno serio e concreto e all’insegna della sobrietà. Un ringraziamento che estendo a tutte le Amministrazioni del territorio, ai presidenti di Regione, ai sindaci per il ruolo strategico che dimostrano ogni giorno».

«Una considerazione finale – ha avvisato il senatore valdostano, prima di lasciare la parola al collega Matteo Renzi – questa epidemia da coronavirus non sarà l’ultima, e in futuro potranno esserci altri momenti come questo. Allora, dobbiamo fare tesoro di questa esperienza ed essere preparati. Mi riferisco in particolare alle politiche di prevenzione primaria: come prima cosa il consolida mento convinto delle vaccinazioni, che rappresentano il vero baluardo contro queste grandi epidemie virali. Poi, al lancio, finalmente, di una vera politica di prevenzione primaria presso tutta la popolazione. Ancora, la promozione di stili di vita sani, un’alimentazione corretta, la pratica dell’esercizio fisico e dello sport sono condizioni necessarie allo sviluppo di una popolazione forte e sana, che si doterebbe così anche di un sistema immunitario potente e pronto alle sfide più difficili».


Fonti: profilo “Facebook” di Albert Lanièce, Senato della Repubblica

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