«La gestione comune dell’emergenza sanitaria “covid-19” ci ha fatto aprire una nuova stagione nel rapporto tra Stato e Regioni. Possiamo dire che è iniziata la quarta fase della vita istituzionale delle Regioni italiane: la prima fase, dalla nascita alla fine degli anni ’90, coincise con i primi modelli di programmazione territoriale, con l’evoluzione del regionalismo europeo e nell’89 partì il primo quadro comunitario di sostegno; il decennio 1990-2000 fu quello del dibattito sul decentramento amministrativo e federalismo; dal 2001 ad oggi il Titolo V della Costituzione modificato, da un lato ha cambiato i rapporti tra Stato e Regioni, ma nello stesso tempo è rimasto incompiuto, rendendo incompiuta la Repubblica stessa nel rapporto Stato-Regioni».
Queste le valutazioni del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, intervenendo martedì 4 agosto alla giornata di studio promossa dalla Conferenza delle Regioni in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario delle Regioni a statuto ordinario: «L’emergenza coronavirus – ha aggiunto – ci ha spinto improvvisamente nella quarta fase. Il Paese è diventato tra i più sicuri al mondo grazie alla collaborazione tra Stato e Regioni fatta in emergenza assoluta. Oggi abbiamo il dovere di completare l’attuazione del titolo V, completando il progetto di autonomia differenziata. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ce lo ricorda spesso: l’Autonomia, intesa come attuazione del principio di sussidiarietà, rafforza l’unità nazionale. Sganciamo le quattro materie “Lep” (i “Livelli essenziali delle prestazioni”, n.d.r.) da quelle materie che si possono decentrare velocemente sul piano amministrativo e daremo al nostro Paese coerenti responsabilità amministrative, garanzie dei diritti universali, velocità e efficienza nelle risposte a cittadini e imprese».