“«Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto». Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad “Avvenire” arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria generale della “Cei”, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio”.
La “Conferenza episcopale italiana” ricorda così, in una nota diffusa nella serata di domenica 26 aprile, le “trattative” in corso con il Governo per tornare a celebrare le messe dopo la sospensione delle celebrazioni pubbliche dallo scorso 9 marzo: “un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria – ribadiscono i vescovi italiani – un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che, nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia, la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale”.
“Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la “Cei” presentare orientamenti e protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie – lamenta la Conferenza – il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato nella serata del 26 aprile esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo. Alla Presidenza del Consiglio ed al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità, dare indicazioni precise di carattere sanitario, e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia”.
“I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto – conclude la “Cei” – dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”.
Fonte: Conferenza episcopale italiana