La testimonianza del medico Giovanni Donati dopo un mese di servizio nei reparti “covid-19”: «un universo di emozioni profonde»

Scritto da aostapresse

19 Aprile 2020 - 9:00
Giovanni Donati con i segni della mascherina

«E con questo turno 16-24 finisce il mio mese di servizio volontario nei reparti “covid” del mio ospedale. Essere medico (non fare il medico!) è un privilegio raro: è stata un’esperienza professionalmente molto arricchente e umanamente drammatica perché, ancor più spesso del solito, vita e morte si sono intersecate quotidianamente, in una danza macabra, rapida, imprevedibile ed incomprensibile!».

Scrive così, su “Facebook”, alle ore 3 del mattino di domenica 19 aprile, Giovanni Donati, 46 anni, dirigente della struttura di Chirurgia toracica e senologica dell’ospedale “Parini” di Aosta: «che cosa mi rimarrà di tutto questo? – si chiede – un universo di emozioni e di sentimenti profondi, che in parte voglio condividere con voi. Porterò con me nella memoria tanti volti di pazienti soli nelle loro stanze a combattere con la malattia e tanti volti “mascherati” di colleghi medici, infermieri e “oss” che instancabili nelle corsie si sono incessantemente prodigati per salvare la vita a tante persone. Ma porterò con me anche tanti volti di persone felici alla notizia delle prossime dimissioni e commossi perché finalmente dopo tanto patire ce l’avevano fatta».

«Porterò con me inoltre tante voci di persone stanche che imploravano di essere aiutate a respirare con qualsiasi mezzo – aggiunge – o di altre che chiedevano al telefono notizie di un loro congiunto o che supplicavano di dire loro una cosa importante perché sapevano che non l’avrebbero più rivisto. Porterò con me l’odore acre del cloro che tutti noi operatori abbiamo spruzzato a litri sulle porte e su noi stessi, odore che ti rimane nelle narici sotto la mascherina per le otto ore del turno e che poi non ti abbandona, fedele compagno, fino a casa».

«Porterò con me pure il ricordo del dolore che procurano le mascherine – racconta ancora – con i loro elastici che ti tagliano la pelle dietro alle orecchie o che ti segnano la faccia con solchi profondi che rendono ancora più esplicita la stanchezza a fine turno. Porterò con me anche il piacevole ricordo del gusto delle tante prelibatezze (dagli spaghetti alle focacce, alle uova di cioccolato, eccetera) fatte recapitare da ristoratori, singoli cittadini, classi di alunni, associazioni di volontariato in modo totalmente gratuito e sempre condite con commoventi messaggi di incoraggiamento!».

«E poi rimarranno le piacevoli chiacchierate notturne a confrontarsi su terapie e strategie di igiene e sanità pubblica – prosegue il dottor Donati – con colleghi medici di tutte le età e specialità, poco conosciuti prima d’ora; le ore a casa a studiare articoli scientifici e ad ascoltare webinar di ogni tipo per poter capire qualcosina di più di questo alieno che ci è piombato addosso un mese e mezzo fa; il ciclo circadiano completamente sovvertito da turni massacranti; e tante, tante, tante altre cose che serberò per sempre nel cuore!».

«Last but not least… – conclude – mi rimarrà il ricordo della paura di potermi ammalare e di poter fare ammalare i miei familiari: un grande grazie va a loro che sono il motore della mia vita e che si sono dovuti sacrificare, privandosi di abbracci, baci e carezze, per permettermi di continuare a svolgere serenamente il mio lavoro. La prossima settimana effettuerò questo benedetto tampone e poi, se negativo, ricomincerò con la mia passione di sempre…».

Fonte: profilo “Facebook” di Giovanni Donati

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