Una nota pubblicata venerdì 10 aprile sul sito dell’Associazione stampa valdostana approfondisce la tematica dei possibili aiuti sostegno dell’editoria valdostana, che sono stati richiesti nel corso di un’audizione svolta giovedì 9 aprile dalla II Commissione del Consiglio Valle, nell’ambito degli incontri per la stesura della seconda legge regionale di sostegno a famiglie ed imprese in seguito all’emergenza sanitaria da “covid-19” da 25 milioni di euro e che è sarà «oggetto di riflessione in vista della successiva fase di interventi», come ha dichiarato Pierluigi Marquis, presidente della Commissione.
«L’attenzione mostrata dall’amministrazione regionale per il settore editoriale è un fatto positivo – dichiara, nella nota, il presidente del sindacato dei giornalisti valdostani, Daniele Mammoliti – ma è importante che ogni eventuale sostegno venga concesso solo alle imprese editoriali vere e non a chi opera nel nostro settore muovendosi in “zone grigie” fatte di redazioni senza redattori e di modalità elusive, che penalizzano la categoria e gli stessi lettori».
Per Mammoliti «il settore editoriale è stato riconosciuto dal governo, attraverso i suoi decreti, tra i “servizi essenziali”. Come sindacato, ribadiamo la necessità di salvaguardare i posti di lavoro e, in questo senso, giudichiamo corretto e auspicabile un intervento a favore delle imprese editoriali, sia quelle tradizionali sia quelle che operano online. Per l’immediato è immaginabile, per contrastare il crollo del mercato pubblicitario, un massiccio investimento da parte dell’ente pubblico in comunicazione di pubblica utilità sul tema “prevenzione coronavirus”. A medio e lungo termine, anche nelle more di una legge regionale sull’editoria da anni rimasta senza finanziamenti, auspichiamo interventi di politica occupazionale e investimenti per l’aggiornamento tecnologico. Tuttavia sottolineiamo la necessità che ogni eventuale aiuto sia mirato alle imprese editoriali vere, cioè proprietarie di testate regolarmente iscritte al tribunale, che abbiano dipendenti iscritti all’Ordine dei giornalisti e inquadrati con contratti di lavoro giornalistico riconosciuti e che siano in regola con i versamenti dei contributi assistenziali e previdenziali».
La nota dell’associazione rimarca che “i componenti della Commissione hanno chiesto all’Asva un modo per individuare le testate giornalistiche che potrebbero concorrere agli eventuali aiuti pubblici” con Mammoliti che ha risposto che «per avere una “fotografia” del settore potrebbero essere utili i contributi dell’Ordine dei giornalisti e dell’Inpgi ma, considerato che una ricognizione del settore richiederebbe tempo, ho suggerito la strada dell’autocertificazione. L’ipotesi è che ogni domanda di aiuti da parte degli editori sia corredata da una dichiarazione in cui vengano esplicitati la registrazione della testata in tribunale, il numero di dipendenti iscritti all’Ordine, quale sia il contratto applicato e la regolarità contributiva dell’azienda».
Quindi, il presidente dell’Asva «accoglie con soddisfazione questa apertura, da tempo auspicata dal sindacato che da anni ha richiesto, alle diverse giunte regionali che si sono succedute, un intervento in tal senso – conclude la nota – allo stesso tempo sottolinea la necessità di muoversi con prudenza su un tema come quello della riscrittura di una legge varata oltre dieci anni fa, da tempo lasciata senza finanziamenti e che nella sua attuale formulazione ignora completamente uno scenario rivoluzionato dall’esplosione dell’online, ricordando che difficilmente un simile lavoro di revisione possa rientrare tra le competenze di un Consiglio regionale sciolto e la cui azione è limitata all’adozione “degli atti indifferibili ed urgenti”».
Le dichiarazioni del sindacato dei giornalisti valdostani arrivano dopo dieci giorni dall'”sos” (sic!) lanciato dalla testata online valdostana “aostasera” che «nonostante i numeri importantissimi che stiamo facendo in questi giorni – ha scritto Nathalie Grange, presidente del CdA della cooperativa Più Press, che pubblica il sito – siamo a rischio e ci vediamo costretti a far sentire la nostra voce».
La presidente della cooperativa, presente sul mercato dal 2001, che dichiara cinque addetti (che diventano otto nel colophon del sito), che al 31 dicembre 2018 ha fatturato 261.441 euro, con una crescita del 3,26% ed un margine operativo lordo di 21.474 euro, incrementatosi del 145,81% rispetto all’anno precedente, lamenta che «viviamo e paghiamo i nostri redattori e i nostri collaboratori grazie alla pubblicità delle imprese e dei commercianti che in questi anni ci hanno dato fiducia. Nel giro di pochi giorni, però, gli introiti si sono pressoché azzerati” e quindi “alla fine del mese non avremo le risorse per far fronte agli stipendi di chi nel nostro quotidiano ci lavora».
«In assenza di sostegni adeguati al settore dell’editoria digitale, di provvedimenti a garanzia dei bilanci delle società editoriali e a tutela del lavoro dei nostri giornalisti e collaboratori le realtà digitali come la nostra potranno sopravvivere pochissimi mesi» chiede Nathalie Grange «nel concreto, serve che qualcosa si muova in maniera rapida ed efficace anche a livello locale. Da un paio di anni, dopo l’approvazione della nuova legge per l’editoria nazionale, si è tornato a parlare di contributi pubblici ai media anche in Valle d’Aosta. Editori da una parte e sindacato dei giornalisti dall’altra con incontri e bozze varie, in diverse occasioni, hanno provato ad approcciarsi alla questione, trovando disponibilità nelle parole degli interlocutori politici di turno, ma di fatto senza mai arrivare realmente al dunque. Ora la stagione delle chiacchiere è finita. Serve un intervento ad hoc, anche in forma di contributo una tantum, proprio nel solco di quella legge dell’editoria regionale, mai rivista e mai rifinanziata, che supporta la pluralità dell’informazione perché ne riconosce il valore intrinseco per la società».
Fonti: Ufficio stampa Consiglio regionale della Valle d’Aosta, sito Associazione stampa valdostana e sito aostasera