«Oggi sono deluso, amareggiato e anche un po’ arrabbiato» scrive, nella serata di martedì 24 marzo Fabio Porliod, stilista di Nus che il giorno precedente aveva raccontato della sua volontà di creare dei camici da donare all’ospedale “Parini” di Aosta: «sono 48 ore che vivo attaccato al telefono, innanzitutto perché tantissime persone si sono offerte di donare del materiale ma anche di donare la loro manodopera».
«Sono due giorni che passo tempo al telefono con Autorità, medici, Questore, fornitori, eccetera – aveva spiegato – ringrazio per il grande aiuto che mi sta dando in tutto questo il mio sindaco Camillo Rosset. Ringrazio il presidente Renzo Testolin col quale ho avuto uno scambio di opinioni oggi e ci sta dando una mano in tutto questo, perché purtroppo per motivi burocratici e di certificazione al momento non ho ancora potuto consegnare i primi camici che ho creato. Al momento sono riuscito, sempre grazie all’aiuto del mio sindaco, a creare un laboratorio con quindici postazioni dove, appena avremo tutte le autorizzazioni, potremo iniziare la produzione di tantissimi camici».
«Sono 36 ore che mi sono reso disponibile a creare dei camici da regalare all’ospedale di Aosta – ha aggiunto martedì – in quanto sono in carenza. Volevo fare un’opera di bene, ma per questioni burocratiche siamo fermi. Tantissime persone mi hanno già donato del tessuto TNT idrorepellente (come quello già usato in ospedale per i camici), tanti altri sono pronti ad acquistare il tessuto da darmi per creare questi camici! Credo di essere stato contattato da più di cento persone e associazioni che volevano contribuire. Sono tre giorni che passo ore ed ore al telefono per risolvere la questione. Ho parlato col presidente della Regione, col Questore, Protezione civile, eccetera. Ho fatto notar loro che in Toscana la regione ha emanato un decreto che in una situazione come quella in cui ci troviamo anche le aziende o gli artigiani possono creare camici seguendo alcune linee guida! Ho chiesto di poter fare lo stesso qui! Io capisco che i camici non siano certificati e sono il primo a dire che magari non andrebbero utilizzati nei reparti a rischio, ma il bisogno c’è in tutto l’ospedale».
«Dall’ospedale i medici mi chiedono per favore di inviare i camici – precisa Porliod – ma alcuni burocrati esterni stanno bloccando tutto questo. Ho creato un laboratorio con quindici postazioni ed al momento nessuno può lavorarci perché mancano le autorizzazioni. Ho fatto una stima di poter donare circa trecento camici al giorno se ci permettessero di farlo. Ed ogni giorno che passa sono trecento camici persi. Dovrò cambiare il codice della mia attività per poter fare i camici! Ora spiegatemi se in un momento di crisi sanitaria, dove i dispositivi medici certificati non si trovano, una persona vuole fare volontariato, tutto questo viene ostacolato!».
«Questi camici li voglio regalare all’ospedale – conclude Fabio Porliod – cosa c’è di sbagliato?».
Fonte: profilo “Facebook” di Fabio Porliod