Nella “Messa senza popolo” monsignor Lovignana chiede «la carità di una telefonata a chi sappiamo essere in solitudine»

Scritto da aostapresse

15 Marzo 2020 - 16:00
Franco Lovignana, vescovo di Aosta

«La Santa Messa è offerta per tutti voi, come ogni domenica, ma in queste domeniche ancor di più. Oggi vi invito a pregare in particolare per gli ammalati, le persone e le famiglie in quarantena, gli anziani che vivono da soli, e soprattutto per i medici, gli operatori sanitari e quelli
della Protezione civile, i volontari e i cappellani degli ospedali che, con grande generosità, si trovano in prima linea al servizio della comunità».

Così domenica 15 marzo, il vescovo di Aosta, Monsignor Franco Lovignana, ha aperto la “Messa senza popolo” della Terza Domenica di Quaresima, celebrata nella chiesa del Seminario: «mi domando, cari fratelli e sorelle – ha evidenziato nell’omelia – se quanto stiamo vivendo non possa essere letto oggi come il nostro pozzo di Giacobbe, dove Gesù ci attende. Il dover rimanere a casa, l’interruzione forzata di relazioni, attività e ritmi consueti di vita, il silenzio della città e dei paesi, la stessa apprensione che pervade tutto e tutti possono diventare luogo dell’incontro con Gesù, come il bisogno di acqua lo fu per la Samaritana. Noi abbiamo bisogno di speranza, di una parola che apra un varco nella paura. Ma non ci sono parole umane vere capaci di questo. Uno solo ha parole di vita eterna, Gesù».

«La donna del Vangelo rimane colpita che Gesù si rivolga a lei, che si interessi alla sua vita, che la prenda sul serio, che l’ascolti e la inviti a credere in lui – ha aggiunto il vescovo di Aosta – un incontro umanamente vero, quello di Gesù con la Samaritana, che le tocca il cuore e la apre ad una fede possibile, ridonando prospettiva ad una vita che sembrava ormai chiusa nel ripetersi circolo inesorabile di fallimenti. E’ questa speranza che Gesù vuole comunicare a ciascuno di noi. Colgo così, per me e per voi, tre suggerimenti. Rinnoviamo la nostra fede in Gesù risorto dai morti. Se è vero ciò che abbiamo ascoltato da San Paolo, Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi, come possiamo dubitare della sua presenza, come potrebbe abbandonarci adesso e non farsi carico di noi? Dio non viene meno al suo amore per noi. E’ la nostra fede che è debole e timorosa. Nella prova è il momento di rifare la nostra professione di fede. Tra poco reciteremo il Credo. Non facciamolo in maniera abitudinaria. Colleghiamo mente, cuore e volontà e diciamo con tutto noi stessi: Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, credo in Te, di Te mi fido, a te mi affido e affido famiglia, comunità, umanità».

«Preghiamo di più – chiede Monsignor Lovignana – molte famiglie hanno riscoperto la preghiera come momento forte di comunione domestica. Aggiungiamo l’intercessione. In questo momento la preghiera dev’essere la forza invisibile non solo per noi e la nostra famiglia, ma per tutti. La forza spirituale della preghiera corale e accorata del popolo di Dio sostenga tutti e, in particolare, chi combatte in prima persona, nel proprio corpo e nel proprio spirito, per la malattia o la solitudine, e chi combatte in prima linea, con la propria generosità e competenza, per aiutare gli altri. C’è una parola di Gesù che voglio ricordare oggi a me e a voi: “In verità io vi dico…: se due di voi sulla terra si metteranno
d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”. (Mt 18, 19). Ci crediamo? Mettiamoci dunque d’accordo e preghiamo! Non oso chiedere un miracolo, mi sembrerebbe di tentare il Signore, ma chiediamo con insistenza e con fede che la potenza di Dio
rafforzi e dia efficacia a tutto ciò che buon senso, generosità, scienza e tecnica mettono in campo. Questo possiamo e dobbiamo chiederlo e il Signore non sarà sordo al nostro grido. I genitori, con le dovute attenzioni che sanno, coinvolgano in questa grande preghiera di intercessione i bambini sapendo che la loro preghiera ha un’efficacia particolare secondo la parola di Gesù: “I loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio”- (Mt 18, 10)».

«Esercitiamo la carità fraterna – ribadisce il vescovo di Aosta- in questi giorni continuano ad operare i volontari autorizzati; parrocchie e aggregazioni ecclesiali moltiplicano le iniziative on line per stare vicino alle persone e aiutarle nel percorso di fede, fatto di preghiera, di formazione, di solidarietà. Tutto questo è molto importante e desidero ringraziare sacerdoti, consacrati e laici che vi si dedicano. Vorrei suggerire una cosa che possiamo fare tutti: la carità di una telefonata ad una persona o a una famiglia che sappiamo essere in solitudine o nella prova. Facciamolo, anche se quella persona o quella famiglia non appartiene alla cerchia stretta delle nostre amicizie e conoscenze. C’è un gran bisogno di vincere la solitudine. C’è un gran bisogno di una parola amica che squarci la paura e accenda una luce di speranza. Così ha fatto Gesù con la Samaritana, donna a lui sconosciuta e, anche un po’ ostile. Carissimi, lasciamoci incontrare da Gesù, rinnoviamo la nostra fede in Lui, preghiamo di più, compiamo un gesto di carità possibile sempre e da parte di tutti».

«Fratelli e sorelle, abbiamo celebrato la divina Liturgia – ha concluso monsignor Franco Lovignana, alla fine della Messa – essa non esaurisce la domenica. Facciamola fiorire nell’attenzione che dedichiamo alla famiglia, nella preghiera domestica, nella ripresa silenziosa e orante della Parola di Dio, in un gesto di carità e di condivisione. Amici, mentre vi benedico, vi do appuntamento qui, a Dio piacendo, mercoledì sera alle
ore 18».

Fonte: Diocesi di Aosta

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