Elena Raluca Serban, 32 anni, di origini romene e residente a Lucca, in Toscana, ad Aosta da tre settimane, che abitava al primo piano del condominio “Arc en Ciel”, al numero 48 viale Partigiani, è stata trovata senza vita poco dopo le ore 9 di domenica 18 aprile, in bagno, con una ferita alla gola, dai Vigili del fuoco, intervenuti dopo una telefonata al “112” della sorella Aleksandra, che lamentava di non riuscire più a mettersi in contatto con lei dalla serata di sabato 17.
Sul posto sono quindi intervenuti gli agenti della Squadra Mobile della Polizia di Aosta: davanti al piazzale d’ingresso del condominio, isolato dall’accesso dei giornalisti e dei curiosi, si sono poi aggiunte altre pattuglie della Squadra Mobile e, successivamente, sono arrivati gli specialisti della Polizia Scientifica di Aosta, i medici legali e quindi quattro agenti della “Squadra sopralluoghi” della Scientifica di Torino, che hanno svolto una lunga serie di rilievi, utilizzando anche il “Luminol”, composto chimico che si utilizza per determinare e rilevare tracce di sangue, ed hanno portato via diversi sacchetti di prove, tra cui una bottiglia, il telefono della donna, ed alcuni appunti su carta, ma senza trovare il coltello che si ipotizza sia stato utilizzato per l’omicidio, che potrebbe essere avvenuto nel tardo pomeriggio di sabato 17 aprile.

Gli inquirenti davanti il portoncino del condominio dove è avvenuto l’omicidio
Nell’appartamento, al quale ufficialmente non corrispondeva un nome sul citofono esterno, non sono stati trovati segni di forzature alla porta d’ingresso o dalle finestre, segno che, molto probabilmente la donna ha aperto la porta a chi le ha tolto la vita. La vittima abitava da sola, non aveva, ufficialmente un compagno e neppure figli e non presentava precedenti.
Sopra il portoncino d’ingresso della palazzina, da qualche settimana, dopo che era forzato diverse volte, era stata installata una telecamera le cui registrazioni sono state acquisite dagli investigatori, così come le altre presenti nella zona, già utilizzate in passato per le inchieste “Geenna” ed “Egomnia”, visto che lo stesso caseggiato ospita, dal lato opposto dell’appartamento della vittima, il ristorante che era stato il luogo di diversi incontri tra gli indagati dell’indagine che ha fatto emergere i legami tra la ‘ndragheta e la politica valdostana.
Fonte: osservazione diretta, personale della Polizia di Stato